La metà scomparsa
Vivere una seconda vita: il racial passing ne La metà scomparsa di Brit Bennett.
Cari lettori, la redazione di Jefferson parte per le vacanze. Questa settimana non ci sarà un carteggio, ma ciò non vuol dire che vi lasceremo senza contenuti. Saranno pezzi molto leggeri, in tema con la stagione che stiamo vivendo e che raccontano il rapporto che ognuno di noi ha con l'America. Oggi è il turno di Beatrice Petrella. Buone vacanze dalla redazione di Jefferson!
– Matteo
Nasci nera, ma puoi essere tranquillamente scambiata per bianca, perché non hai le caratteristiche per essere considerata “davvero nera”. In questo modo puoi godere di tutti i privilegi che altrimenti non potresti avere mai, ma a che prezzo?
Così inizia la storia delle gemelle Stella e Desiree Vignes, le protagoniste de La metà scomparsa di Brit Bennett, un romanzo che racconta il fenomeno del racial passing, cioè quando una persona che appartiene a un determinato gruppo etnico viene considerata membro di un altro. Di solito questo termine si riferisce alle persone BIPOC, black, indigenous and people of colour, considerate bianche.
Negli ultimi anni, la narrazione di questo fenomeno si è evoluta, conservando un aspetto fondamentale: la capacità di raccontare l’identità razziale come una performance, con caratteristiche ben precise da mostrare agli altri per essere considerati di un’etnia o di un'altra. Guai a sbagliare: si rischia di mostrare chi si è veramente e le conseguenze potrebbero essere tragiche. Perché come ci ricorda Bennett si può provare a essere due persone diverse in una vita sola, ma solo alcuni ci riescono.
Con La metà scomparsa l’autrice ci regala una storia che costringe il lettore a porsi nuove domande, a chiedersi quanto siamo davvero liberi di creare la nostra identità rispetto a quanto si aspettano da noi la famiglia e la comunità di cui facciamo parte e quanto siamo davvero artefici del nostro destino in una società che ha già scelto per noi in base all’etnia in cui ci incasella.
Nella cittadina di Mallard, in Lousiana, si dice che «anche un cieco potrebbe riconoscere una delle gemelle Vignes». Stella e Desiree fanno parte di una comunità di neri con la pelle chiara «che non sarebbero mai stati accettati come bianchi ma rifiutavano di farsi trattare come neri». Proprio a Mallard, le gemelle assistono al linciaggio del padre da parte di un gruppo di bianchi. La madre, governante di una famiglia bianca, vorrebbe farle lavorare, ma Stella sogna di frequentare il college e Desiree vuole diventare un’attrice teatrale, così decidono di scappare. Per realizzare il loro sogno scelgono il 14 agosto 1958: l’anniversario della festa del Fondatore: un momento in cui nessuno avrebbe notato la loro assenza. Arrivate a New Orleans si separano anche loro, «Stella diventa bianca e Desiree sposa l'uomo più nero che riesce a trovare».
Nell’aprile del 1968, Desiree decide di tornare a Mallard dopo 14 anni. Anche se è la cittadina che le ha causato tutti i suoi traumi, in quel momento è l’unico posto sicuro per scappare da un marito violento e assicurare un futuro migliore a sua figlia Jude, che è così nera da essere guardata con orrore dagli altri cittadini. Anni dopo sarà proprio lei a rincontrare Stella, che si è trasferita in California ha sposato un ricco uomo bianco.
Bennett è una scrittrice straordinariamente abile, capace di costruire un romanzo in cui il passato insegue il presente attraverso flashback, senza mai appesantire il flusso degli eventi che copre quasi 20 anni. In questo modo, racconta le conseguenze del trauma dovuto al lutto e alla separazione attraverso le diverse generazioni: Desiree si strugge per la sorella scomparsa, mentre Jude è tormentata dall’assenza del padre.
L’autrice rievoca con precisione chirurgica i silenzi delle famiglie e le atmosfere in cui vivono i suoi personaggi: dalla claustrofobia della piccola città al suo squallido e amato saloon, fino ai jazz club di New Orleans, dove le gemelle assaporano per la prima volta la libertà.
È un dono raro saper andare oltre la superficialità e i pettegolezzi per arrivare alla storia umana più intima, scavando oltre il sensazionalismo e concedere finalmente ai protagonisti imperfetti la comprensione che meritano. L'influenza di Toni Morrison è evidente, dall'insulto razzista alla figlia di Desiree, che richiama il romanzo L’isola delle illusioni, alla capacità di trasmettere sia la brutale realtà del razzismo che la potenza dell'amore.
In Le madri, le protagoniste create da Bennett raccontano come si mettono nei panni degli altri e si fanno carico dei loro problemi per pregare per loro. «Se non si diventa loro, anche solo per un secondo, una preghiera non è altro che parole». Lo stesso si può dire degli scrittori e dei loro personaggi: quelle di Bennett non sono mai solo parole.
I carteggi di Jefferson sono e rimarranno sempre gratuiti. Se vuoi sostenere il lavoro della redazione…