La Jihad Trumpiana di Laura Loomer
Chi è la donna che sta accompagnando Trump ovunque e come pure i Repubblicani ne sono spaventati a morte
Lo sappiamo ormai da tempo, il trumpismo ha due facce: quella istituzionale, che siede sugli scranni del Congresso e delle cariche pubbliche a livello statale e che ha preso piano piano potere all’interno del Partito Repubblicano, e quella che lavora da dietro le quinte, principalmente su mezzi di diffusione come testate giornalistiche, televisione e social media, composta da attivisti, giornalisti, influencer. Questi ultimi, principalmente, continuano ad alimentare la macchina dell’ultradestra americana, a far arrabbiare l’uomo della strada, ad attivare quelle spinte populiste che fanno salire i primi, “gli istituzionali”, a quel potere che serve per legiferare. Poi, ci sono i fanatici, gli zeloti della causa MAGA, i profeti del caos, i lupi solitari. E tra questi c’è Laura Loomer.
Originaria dell’Arizona, classe 1993, ebrea, Laura Loomer è la donna che si sta vedendo al fianco di Donald Trump come un’ombra in questi giorni di campagna elettorale; non è una figura estremamente conosciuta fuori da internet e, soprattutto, qui dalle nostre parti. Tuttavia, oltreoceano è abbastanza nota perché da anni è una delle più convinte facenti parte delle “legioni trumpiane”, capace di aver fatto arrabbiare e scandalizzare una come Marjorie Taylor Greene, Ron DeSantis o altri suprematisti bianchi e neonazisti, come Richard B. Spencer. Loomer, infatti, non è un’invenzione trumpiana del 2024: dal 2015 è parte di quella macchina che genera e diffonde teorie cospirative e fake news, e contribuisce a far arrabbiare gli americani per spostarli sempre più a destra, sempre più verso un voto a Donald Trump. Laureata in giornalismo alla Barry University di Miami Shores, in Florida, Loomer non ha mai esitato nel definirsi una suprematista bianca, una conservatrice e una fiera islamofoba. Ha fatto parte di numerose organizzazioni e broadcast alt-right come Project Veritas, The Geller Report, Rebel News e la ben più nota InfoWars. Ha una notevole collezione di ban da piattaforme social media, blog o servizi come PayPal, GoFundMe e addirittura servizi di food delivery.
Loomer è salita alla ribalta grazie a numerosi atti dimostrativi piuttosto peculiari, che riflettono però quelle che sono le visioni più estremiste del movimento MAGA. Nel 2016, in occasione delle elezioni, si presentò alle urne vestita con un burqa chiedendo di votare sotto il nome di Huma Abedin, che nella realtà era una delle staffer della campagna di Hillary Clinton, di origine pakistana e che si è sempre dichiarata fieramente musulmana. Nel 2015, Loomer e altre due attiviste tentarono di corrompere dei lavoratori della campagna Clinton con delle donazioni in contanti, fingendosi delle sostenitrici. Nel 2017, la consacrazione pubblica come paladina dell’alt-right arriva dopo che Loomer ha interrotto una rappresentazione di Giulio Cesare di Shakespeare a New York. Perché? La regia aveva riarrangiato l’opera in modo da rappresentare Cesare come Donald Trump e la moglie Calpurnia con un forte accento sloveno, rappresentazione che era già stata fortemente criticata per mostrare donne e minoranze uccidere l’allora Presidente. E, proprio subito dopo il momento dell’assassinio, Loomer è salita sul palco, urlando: «Questa è violenza contro Donald Trump! Basta normalizzare la violenza politica contro la destra, è inaccettabile!», seguita poco dopo da Jake Posobiec, un altro cospirazionista pro-Trump, che ha dato a tutti dei nazisti, paragonandoli a Goebbels.
Laura Loomer è un’instancabile e inesauribile attivista che continua la sua battaglia per Donald Trump e per l’America First, contro quelli che sono i nemici: i musulmani, i lib left, i Democratici e gli infedeli del tycoon. La disinformazione è la sua arma migliore, che usa senza colpo ferire online non risparmiando nessuno, anche con conseguenze estremamente gravi. Non esita a bollare le sparatorie nelle scuole come finte e inscenate, con tanto di attori. Non ha alcun problema a prendere una notizia e rigirarla in modo che si scateni l’odio contro migranti, Democratici o minoranze. Non ha nemmeno problemi a prendersela con personalità Repubblicane, come quando ha affermato che la moglie di DeSantis aveva esagerato la sua battaglia contro un tumore al seno solo per far vincere il marito alle primarie 2024. Una volta ha convinto un gruppo di uomini a entrare nella proprietà di Nancy Pelosi a Napa, uomini che lei ha poi dichiarato fossero degli immigrati illegali (non lo erano); o come quando, lo scorso anno, ha diffuso la fake news secondo cui il 13 ottobre, subito dopo il sanguinoso attacco di Hamas a Israele, sarebbe stato proclamato il giorno globale della jihad. Una bufala che ha portato un settantunenne dell’Illinois a uccidere il suo affittuario musulmano e ferirne a morte il figlioletto di sei anni. Si è pure inventata che la tempesta durante i caucus Repubblicani in Iowa fosse stata creata ad hoc dal deep state tramite l’uso di HAARP (High Frequency Active Auroral Research Program), che ovviamente non funziona così ed è pure un progetto chiuso, ma è un topos che alle teorie del complotto piace tirar fuori ogni tanto.
Nel 2020 ha pure provato a intraprendere la carriera politica come Rappresentante al Congresso per il ventunesimo Distretto della Florida, sostenuta da Trump e Matt Gaetz, ma fallendo miseramente. Ci ha riprovato nel 2022 per un altro distretto, l’undicesimo, non passando neanche le primarie Repubblicane.
Eppure, Donald Trump ha espresso il desiderio di averla accanto a sé per la sua campagna elettorale verso le presidenziali 2024, cosa che il suo staff gli ha fortemente sconsigliato. A nulla è servito: lo scorso settembre, Loomer è stata ospite di Trump a Philadelphia il giorno del dibattito contro Harris. Il giorno successivo, Loomer era al suo fianco a New York per la commemorazione per gli attentati dell’11 settembre, che online lei aveva definito un «inside job». Loomer è colei che ha fatto cassa di risonanza per la fake news sugli immigrati haitiani di Springfield che mangiano gli animali domestici, ripresa da Trump durante il dibattito. O ancora, l’uscita online secondo cui, se vincesse Harris, la Casa Bianca saprebbe di curry e i discorsi sarebbero facilitati da un call center. E, sempre su Kamala Harris, Loomer è stata tra i più vocali detrattori delle sue origini nere, che sarebbero inventate, secondo la fake news made in MAGA e riportata da Trump.
Al Washington Post, Loomer ha affermato – parafrasandola un po’ – che una Presidenza Trump è sostanzialmente la sua ragione di vita. Sempre nella stessa intervista fa capire come il suo amore per Donald Trump la porti a fare le cose inimmaginabili di cui sopra, e anche di più: ha affermato di aver perso più di dieci chili per stare accanto a lui, di essere sicura che lui legga i suoi post, che lui sa quello che lei fa per la causa. Steve Bannon, che non ha bisogno di molte presentazioni, ha detto di lei che «è come un monaco nella Francia medievale. Non conosco nessuno che abbia dedicato anima e corpo non solo a Trump, ma a MAGA, come ha fatto lei». Loomer è dunque un’autoproclamata vestale del trumpismo, e non ha intenzione di fermarsi davanti a nulla: nemmeno davanti ai morti, alla violenza, la democrazia che rischia di cadere in pezzi, lo stesso Partito Repubblicano. Non crede di star facendo nulla di male. Tutto per la sua Jihad, tutto per il movimento America First e tutto per il suo Re, Donald Trump.