La Convention Repubblicana, giorno 1
Un ingresso da pro-wrestler, un Vicepresidente arrabbiato e un grosso sindacalista a chiudere la serata
Mentre Lee Greenwood canta “God Bless the USA”, dal 2016 la canzone che ha accompagnato i momenti più importanti di Donald Trump come politico, l’ex-Presidente viene inquadrato nel backstage. Ha una benda molto vistosa sull’orecchio, che non cerca di nascondere: la telecamera lo segue mentre cammina, fino a quando non arriva a sedersi al suo posto, al centro del Fiserv Forum di Milwaukee, in Wisconsin, uno degli stati che sarà molto importante per decretare il vincitore delle elezioni, dove si sta tenendo la prima serata della Convention Repubblicana. Per chi ha dimestichezza con gli sport da combattimento americani, l’inquadratura è quella dell’ingresso di un fighter per un incontro importante.
Questa è probabilmente l’immagine più impattante che la prima di quattro sere di convention ci ha lasciato: un Presidente meno spavaldo del solito, più posato nel suo ingresso, e la sua famiglia visibilmente commossa. Donald Trump è stato a pochi centimetri dalla morte sabato pomeriggio, e ora è nuovamente candidato alla presidenza degli Stati Uniti: accanto a lui il suo nuovo candidato Vicepresidente, J.D. Vance, Senatore per lo Stato dell’Ohio, autore di un best-seller da cui è stato tratto un film su Netflix, “Elegia Americana”, che vuole rappresentare un mondo operaio sempre più incattivito (su Vance si veda il ritratto fatto per Jefferson da Emanuele Monaco).
La serata in sé non ha lasciato grandissimi spunti: la Convention è partita col cosiddetto Roll Call, il momento in cui tutti gli Stati assegnano i loro delegati ai candidati alla presidenza. Donald Trump è stato quindi selezionato come candidato Presidente, e accetterà la candidatura propostagli dal Partito nel discorso programmatico che si terrà giovedì notte. Il suo candidato Vicepresidente, Vance, è stato invece eletto per acclamazione, senza contrarietà. Successivamente si è entrati nei discorsi più politici, in una serata che aveva come tema principale l’economia.
Il discorso più interessante non è arrivato da un membro dei Repubblicani, ma da Sean O’Brien, il Presidente di Teamsters, un importante sindacato di autotrasportatori che conta più di un milione di iscritti. Il sindacato è solitamente sostenitore del Partito Democratico, cui ha fatto pubblica dichiarazione di voto nel 2016 e nel 2020. O’Brien non ha dato dichiarazione di voto per Trump, e anzi spesso mentre parlava si è scagliato contro le grandi corporazioni che annientano le lotte sindacali, e il suo discorso, che tra l’altro è stato la chiusura della serata, è stato accolto in maniera fredda dalla platea. Il solo fatto che O’Brien si trovasse lì, in una scelta criticata da molti esponenti di Teamsters, ha minato il supporto granitico che le organizzazioni sindacali avevano fin qui concesso all’amministrazione Biden, uno dei Presidenti più vicini al mondo delle rivendicazioni operaie degli ultimi anni. Biden, infatti, ha partecipato anche a un picchetto di United Auto Workers, il sindacato di riferimento degli operai che lavorano nel settore dell’automotive, in Michigan.
La scelta di Vance come Vicepresidente, un venture capitalist nato povero e fondamentalmente arrabbiato per le sue condizioni di partenza, e il palco dato a un’organizzazione sindacale sono il tentativo da parte di Trump di avvicinare il mondo operaio, risentito dalla difficoltà persistente del costo della vita a causa dell’inflazione, nonostante nella sua prima presidenza non avesse fatto granché per sostenere le rivendicazioni del mondo operaio americano.
La prima serata di Convention è andata. Con Jefferson seguiremo anche le prossime tre, raccontandovi i momenti salienti e interessanti. Tireremo poi le conclusioni in una puntata esclusiva di Magic Minute questo sabato.