Kennedy Jr. e Tulsi Gabbard: quando la sinistra anti-sistema svolta a destra
L'erede della dinastia Dem e l'ex Deputata delle Hawaii incarnano l'estrema sinistra complottista che ormai trova dimora solo tra le frange più estreme del Trumpismo tra populismo e follie
Sabato 28 settembre, National Mall, Washington Dc. Nel pratone al centro dei simboli dell’America si tiene un rally. Niente di strano, siamo in campagna elettorale. Tuttavia, sul palco non salgono né Kamala Harris, né Donald Trump. L’evento, dal nome evocativo di “Rescue the Republic”, è invece la sfilata di tutto il mondo “weird” (per usare le parole del candidato Dem alla vicepresidenza Tim Walz) che fa da camera di risonanza alla destra MAGA. Sul palco si alternano speaker di tutta la sfera anti-sistema americana, inclusi personaggi di importazione come Russell Brand. Sfila l’infuencer pro mascolinità Jordan Peterson, il Senatore Repubblicano del Wisconsin Ron Johnson, ma anche Rob Schneider, Matt Taibbi, Jimmy Dore e una variegata schiera di podcaster e substacker. Un miscuglio variegato di persone che hanno in comune una vena complottista e tendenzialmente anti democratica, nel senso di Partito Democratico.
Sul palco non potevano mancare due anti-sistema per antonomasia: Robert F. Kennedy Jr. e Tulsi Gabbard. Due ex del partito dell’asinello che si sono distinti per posizioni poco ortodosse in seno alla sinistra americana e che alla fine, dopo una rapida attraversata nel deserto, hanno trovato posto nel maremagnum MAGA. Gabbard e Kennedy Jr hanno avuto anche velleità presidenziali. La prima nel 2020 ha tentato la strada delle primarie con scarsissimo successo, mentre il secondo quest’anno ha prima provato a prendere parte alle primarie Democratiche contro Joe Biden e poi ha provato a correre per un po’ come indipendente fino al ritiro. Oggi il tandem ha dato il suo appoggio a Donald Trump che li ha accolti e sta preparando per loro un ruolo nell’eventuale transition team in caso di vittoria il prossimo 5 novembre; ma non solo. Gabbard e Kennedy stanno facendo campagna attiva per il tycoon, come dimostra la partecipazione a Rescue the Republic.
Dal pacifismo ai complotti anti-woke
I due rappresentano in modo complementare le due facce della stessa moneta: una sinistra che non ha trovato casa nel Partito Democratico e che si è sentita in qualche modo accolta in quell’America risvegliata da Donald Trump, quella anti establishment, complottista e populista. Perché parliamo di complementarietà? Partiamo dall’ex Deputata delle Hawaii.
Fino a qualche anno fa Gabbard aveva il profilo perfetto per il Partito Democratico: donna, giovane, appartenente a una minoranza e in ascesa, con un buon numero di mandati come Rappresentante del secondo distretto delle Hawaii tra il 2013 e 2021. Non solo. Per tre anni, tra il 2013 e 2016 è stata Vicepresidente del Comitato Nazionale Democratico. Poi, dopo il 2016, ha iniziato a virare molto a sinistra. Per prima cosa ha appoggiato Bernie Sanders durante le primarie del 2016 e poi ha finito con il tentare lei stessa la medesima strada. Nel frattempo ha iniziato ad ammiccare sempre di più a destra. Verso la fine del suo mandato, nel 2020, ha presentato due proposte di legge: la prima prevedeva forme di restrizione dell’aborto e la seconda un ban per gli atleti trans dagli sport femminili. Nessuna delle due proposte è arrivata al voto, ma ormai la strada era imboccata.
In quella stagione prende forma in modo strutturato anche la sua critica alla politica estera americana. Nel 2015 un lusinghiero articolo nel New York Times la portava ad esempio di una nuova generazione di politici, celebrando la sua sfida alla gestione del dossier siriano dell’allora Presidente Barack Obama e il suo “approccio post partigiano” all’attività del Congresso. Poi il passaggio sotto l’ala di Sanders aveva rivelato il volto pacifista. Niente di nuovo sotto il sole della sinistra, se non fosse che negli anni successivi l’evoluzione quasi naturale è stata quella di cadere a destra.
Al termine della sua esperienza elettorale è diventata ospite fissa di Fox News, dove ha attaccato quasi ogni provvedimento dell’amministrazione Biden, ma soprattutto ha mostrato di aver reso ancora più radicali le sue posizioni. Nel 2021, ospite di Tucker Carlson ha attaccato l’«ideologia islamista come maggiore minaccia agli Stati Uniti», mentre qualche mese dopo il suo obiettivo è diventato la guerra in Ucraina. A più riprese ha attaccato la politica estera americana accusandola di essere la vera causa dell’invasione russa dell’Ucraina. Ha chiesto la fine del supporto a Kiev e sostenuto apertamente che solo «Trump può fermare l’apocalisse nucleare e la Terza Guerra mondiale». Giusto per avere un’idea degli intrecci basti pensare che Gabbard ha anche firmato un’intesa con la piattaforma Rumble, la rivale di YouTube, a sua volta finanziata da Peter Thiel, venture capitalist che da anni appoggia il Senatore (e ora candidato alla vicepresidenza) J.D. Vance. Ambendo a un posto nella possibile amministrazione Trump, Gabbard ha abbracciato l’isolazionismo di Trump sostenendo che il miliardario può avere un forte «impatto sulla sicurezza nazionale e politica estera».
I vaccini e altre follie del reietto Kennedy
Come ha notato il giornalista Eoin Higgins, Gabbard fa parte di quella sorta di “post-sinistra” che raggruppa liberal e progressisti scontenti che hanno fatto un’inversione a U nello spettro politico arrivando a destra e mantenendo una certa linguistica di sinistra. In questo senso alle posizioni estreme dell’ex Deputata hawaiana fa da contraltare la personalità di Kennedy, avvocato ormai disconosciuto dal resto della dinastia Democratica.
Con un passato da attivista per l’ambiente, Kennedy in brevissimo tempo si è dimostrato come un raccoglitore di teorie del complotto tra lo strambo e il pericoloso. Ha accusato Anthony Fauci di colpo di Stato, parlato di persone non vaccinate trattate peggio di Anna Frank, ma soprattutto si è fatto alfiere della teoria, smentita più e più volte, che i vaccini causano l’autismo.
Nel corso dell’anno intorno a Kennedy si è raccolta una fetta del mondo della sinistra, fatta di persone che vedono nello Stato il nemico numero uno. E questo, come in ogni spirale complottista, ha fatto avvitare la discussione intorno a improbabili élite, o meglio deep state, che controllano i destini del Paese e del mondo. Non a caso, la stessa Gabbard ha lasciato i Dem sbattendo la porta e urlando addio a «un partito controllato dalle élite guerrafondaie e da una coscienza codarda». Kennedy in più di un’occasione ha accusato l’amministrazione Biden di aver cercato di silenziarlo e contestualmente ha intentato una causa contro diversi media con l’accusa di averlo censurato.
Qualche mese fa a Oakland, in California, Politico si è fatto un giro per un rally di Kennedy incontrando il suo popolo e ha visto un nutrito numero di Democratici che si sono sentiti traditi dal partito per le loro posizioni no-vax, e che erano lì anche per manifestare le loro preoccupazioni su temi singolari come il consumo eccessivo di merendine da parte dei bambini, la minaccia delle corporazioni e la lotta ai prodotti chimici.
Ma se la Gabbard nel suo passaggio da sinistra a destra ha mostrato opportunismo e cinismo, quello di Kennedy è un viaggio verso l’assurdo. Mentre la sua campagna da indipendente si spegneva sotto i colpi del ritiro di Joe Biden e la fine dei soldi che non bastavano a coprire le spese, emergevano sempre più particolari bizzarri. La prima è stata l’ammissione di aver avuto un verme dentro al cervello negli anni scorsi e che questo disturbo gli avrebbe procurato qualche danno. Poi è ricomparsa la storia di quando cercò di portarsi a casa un orso per mangiarselo, salvo poi abbandonarlo a Central Park prima di una cena di gala a New York. Infine è stato il turno della balena decapitata, come raccontato da sua figlia Alexandra “Kick” Kennedy. Una sequela di follie presidenziali che di presidenziale hanno ben poco.