L’Islam a stelle e strisce
Da Malcolm X ad Amina Wadud, chi sono e cosa fanno le comunità musulmane negli Usa.
«Negli Stati Uniti i cittadini musulmani stanno dando molti contributi nel campo degli affari, della scienza e del diritto, della medicina e dell'istruzione. I membri musulmani delle nostre forze armate e dell'amministrazione servono i loro concittadini americani con distinzione, sostenendo gli ideali di libertà e giustizia della nostra nazione in un mondo in pace».
Sono parole pronunciate dall’ex Presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, in occasione della Eid al-Fitr del 2002. Si tratta della principale festività del calendario islamico, che segna la conclusione del digiuno portato avanti nel sacro mese di Ramadan.
Nelle parole di Bush Jr. già traspariva la chiara consapevolezza che, al netto dei proclami della War on Terror dopo l’11 settembre 2001, i musulmani erano ormai parte integrante del tessuto socio-economico e culturale americano, non un corpo estraneo da marginalizzare e guardare con sospetto sulla scorta degli attentati al World Trade Center di New York.
Chi e quanti sono i musulmani negli Stati Uniti d’America? Il dato probabilmente più stupefacente della presenza islamica negli Usa è la varietà etnica e culturale che la contraddistingue. Spesso, infatti, nella narrazione mediatica – anche italiana – si finisce per sovrapporre il concetto di musulmano (sfera religiosa) con varie appartenenze etnico-linguistiche (arabo, afghano, “mediorientale”, a seconda dei casi).
L’Islam, al contrario, abbraccia popoli e culture assai variegate e differenti, dalle propaggini islamiche in Africa occidentale, passando per i Paesi arabi e il Caucaso ai Balcani, fino all’Islam sciita persiano e alla tradizione pakistana in lingua urdu, per giungere all’Asia meridionale e all’Indonesia (il più popoloso dei Paesi islamici, casa del 12% dell’intera popolazione musulmana globale).
Quanti musulmani vivono negli Stati Uniti
Questo caleidoscopio di tradizioni, etnie e culture si ritrova oggi negli Stati Uniti in una sorta di riproduzione in scala ridotta. L'Islam è attualmente la terza religione più diffusa nel Paese, dopo il cristianesimo e l'ebraismo. I dati più completi risalgono al 2017, quando si stimava una presenza musulmana negli Usa di 3,45 milioni di musulmani, pari a circa l'1,1% della popolazione totale degli Stati Uniti.
Secondo uno studio dell’Institute for Social Policy and Understanding del 2020, sono 2.796 i luoghi di culto islamici negli Stati Uniti, un aumento del 31% rispetto al 2010. Gli stati con il maggior numero di moschee sono New York (343), California (304), Texas (224), Florida (157) e New Jersey (141). Da dove vengono questi seguaci del profeta Muhammad e del Dio unico rivelato nel Corano?
Come racconta Sylviane A. Diouf nel suo libro Servants of Allah: African Muslims Enslaved in the Americas, la comunità islamica più antica approdata negli Stati Uniti è probabilmente quella degli schiavi deportati dall’Africa orientale ai tempi del triangolo commerciale. Si stima che fossero musulmani in una percentuale che oscillava tra il 10 e il 20%. Ciononostante, furono in gran parte costretti ad abbandonare la fede in Allah dai padroni delle piantagioni e ad abbracciare, spesso con poca convinzione, una qualche forma di cristianesimo. In ogni caso, coloro che non erano schiavi – almeno fino al XIX secolo – erano per lo più mercanti, viaggiatori e marinai.
La crisi dell’Impero Ottomano – uscito con le ossa rotte dal primo conflitto mondiale – e le tensioni nell’allora India britannica portarono nuovi flussi di migranti musulmani alla volta del nuovo mondo, inaugurando un trend ascendente che ha raggiunto il culmine negli anni Sessanta del secolo scorso con l'Immigration and Nationality Act del 1965 da parte dell’allora presidente Lyndon B. Johnson, che aboliva le precedenti quote di immigrazione.
L’aumento numerico è andato di pari passo con la diversificazione dei Paesi d’origine. Oggi il 72% dei musulmani americani sono immigrati di seconda generazione, i cui genitori e nonni provenivano da India, Pakistan, Indonesia, Bangladesh, Egitto, Siria, Libano, Palestina, Bosnia e altrove. Senza contare l’importanza dei convertiti. Molti afroamericani, ad esempio, sono passati (o tornati) all’Islam da diverse forme di cristianesimo riformato (come pure numerosi bianchi e ispanici).
Dalla Rivoluzione alla Nation of Islam
Al di là del dato numerico, la presenza islamica negli Stati Uniti è fatta anche di storie personali, alcune abbastanza note e altre piuttosto inedite. Un certo Yusuf ben Ali, probabilmente turco del South Carolina, viene addirittura menzionato tra i soldati impegnati nella guerra con la Gran Bretagna che portò gli Usa all’indipendenza nel 1776.
Ben più nota è la vicenda della Nation of Islam (NOI), un movimento afroamericano autodefinitosi “setta islamica militante” che coniugava nel secolo scorso i dettami del Corano con la lotta per l’emancipazione razziale. Due delle persone più celebri passate per i ranghi della NOI furono sicuramente Malcolm X, vero e proprio volto nei media, e Muhammad Ali (al secolo Cassius Marcellus Clay Jr.). Entrambi, per motivi e in contesti diversi, passarono in seguito all’Islam sunnita “tradizionale”.
Dalla Rivoluzione alla Nation of Islam” Meno celebre, ma decisamente interessante per chi si occupa di Islam e dinamiche di genere, è il caso di Amina Wadud. Teologa musulmana originaria del Maryland, è stata nel 2005 la prima donna al mondo a guidare un’assemblea composta da uomini e donne durante una preghiera islamica del venerdì a New York, per poi ripetersi nel 2008 in una sala di preghiera nell’Oxfordshire, nordovest di Londra. Durante la sua lunga carriera, Wadud ha prodotto una sterminata letteratura accademica in cui rivendica la possibilità per le donne di affrontare gli studi teologici e di trovare dentro l’Islam stesso gli strumenti per la ridefinizione dei ruoli di genere. Oggi è professoressa emerita di studi islamici presso la Virginia Commonwealth University ed è anche visiting scholar presso la Starr King School for the Ministry.
Insomma, i musulmani sono oggi parte integrante della società multietnica statunitense. La loro presenza è trasversale sia per quanto riguarda l’ampia varietà di etnie cui i musulmani appartengono, sia per censo e classe sociale.
Lo dimostra, tra le altre cose, la presenza di tre legislatori di fede islamica al Congresso, tra cui due donne. Si tratta di Ilhan Omar, Rashida Tlaib e Andrè Carson. Tutti e tre appartenenti al Partito Democratico. Periodicamente, come accade anche in Italia, i musulmani possono ritrovarsi al centro di polemiche e campagne d’odio legate a singoli episodi o a ridosso di attentati terroristici. Ma la società Usa, come dimostrano le parole del presidente Bush, dovrebbe aver ormai imparato la differenza – tutt’altro che sottile – tra Islam e Islam politico.
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