Influencer armati: dove sono gli assalitori di Capitol Hill
Famosi sui social, oggi sono stati arrestati o vivacchiano grazie al sostegno di una sparuta ma pericolosa minoranza. Che fine hanno fatto gli assalitori del 6 gennaio 2021?
Da poco trascorso il triste anniversario del 6 gennaio 2021, è il momento di un breve riassunto, di un Where are they now dei mostri mediatici creati da quell’infausto giorno. La scena post-credit di una tragedia in cui ogni singolo personaggio è tristemente reale. Un inatteso elenco di freak, ma più pericolosi. Non solo gruppi, ma anche gli individui che hanno partecipato alla rivolta che ha mostrato il lato più oscuro della democrazia americana.
America First e Nick Fuentes
Nick Fuentes è stato un partecipante attivo ad ogni livello. Da leader di America First ha dato un’importante base organizzativa ai suoi aderenti, trovatisi li già in assetto da battaglia. In quelle ore di caos, i membri della sua associazione estremista si sono introdotti nel Campidoglio, anche se Nick stesso si è tenuto alla larga dall’azione diretta, consapevoli delle eventuali ripercussioni legali di queste azioni.
Precauzioni che però sono servite a poco, poiché il signor Fuentes si è ritrovato immediatamente nei guai. Si potrebbe dire che in questo momento il giovanissimo leader dell’estrema destra americana stia passando il suo periodo più difficile.
Subito dopo il 6 gennaio tutti i suoi account social sono stati bannati da qualsiasi piattaforma. Twitter, dove precedentemente era un utente verificato, ha purgato lui e molti dei suoi accoliti. Dopo Twitter, l’offensiva nei suoi confronti non si è fermata. Ora come ora sarebbe difficile individuare una piattaforma che non lo abbia bannato: anche GETTR, l’ennesima alternativa conservatrice a Twitter incentrata sulla libertà di parola, ha recentemente deciso di chiudere i conti con lui. Impossibilitato a utilizzare canali ufficiali, in questo momento Fuentes sverna su un suo servizio streaming personale in cui riunisce i suoi sempre più esigui discepoli.
L’FBI ha poi ritenuto di congelare gran una parte dei suoi fondi bancari, a causa di una donazione ricevuta in Bitcoin nei giorni precedenti alla rivolta. Inoltre, i sistemi di pagamento si rifiutano di servirlo come cliente, il che rende impossibile l’utilizzo di carte ed altri strumenti di pagamento come PayPal.
A tutto ciò si è aggiunto il suo inserimento nelle No Fly list che impedisce a Fuentes di salire su un aereo. Senza contare che ha persino subìto un interrogatorio, nonostante i federali non abbiano mai emesso un mandato d’arresto nei suoi confronti. La cosa più interessante di questa débâcle è proprio il mancato arresto, che ha macchiato la sua reputazione nei circoli dell’alt-right americana: l’evento stesso del suo rilascio ha catalizzato verso di lui multiple accuse di «aver cantato», svendendo i membri della sua stessa organizzazione in cambio della libertà.
Proud Boys e Gavin McInnes
I Proud Boys sono stati forse quelli maggiormente colpiti dal maglio delle autorità. Un gruppo per sua natura violento, il 6 gennaio rappresenta uno dei loro maggiori exploit. Tuttavia, i processi sono ancora in corso e le faccende legali sono tutt’altro che concluse. È probabile è che molti appartenenti al club se la caveranno con una tirata d’orecchie, aggiungendo ancora più assurdità alla tragedia di quel giorno.
Detto ciò, l’organizzazione è più che in salute, con presenze in molte piazze statunitensi. Il loro leader e fondatore è Gavin McInnes, al secolo co-fondatore di Vice (sì, quel Vice). McInnes si è più volte dissociato dall’associazione, perché ad ogni crimine e nefandezza commessa da un membro Gavin si dissocia per sicurezza, per evitare di macchiarsi per riflesso.
Ora, invece, non nasconde alcunché e dimostra tutta la sua parzialità per l’organizzazione, fungendone da megafono su Internet. A proposito, dopo essere stato vittima di deplatforming, è riuscito da qualche mese a re-iscriversi su YouTube, dove carica abitualmente i suoi video.
La notizia più clamorosa, ma assai più divertente, è la strana alleanza con un’organizzazione suprematista nera, la BlackHammer, un sodalizio nato per combattere la piaga sociale (percepita) delle vaccinazioni contro il Covid-19.
Oath Keepers
Gli Oath Keepers fanno parte dello sciame delle milizie americane. Individui associati a questo gruppo si sono macchiati di crimini efferati ben prima del 6 gennaio 2021. Infatti una cosa che accomuna tutti questi gruppi, seppur di diversa estrazione e con diversi obiettivi politici.
Sono, come altri gruppi di estrema destra simili, diffusi sul territorio e, grazie a sistemi politici conniventi, sono riusciti a ottenere lo status di non-profit in alcune contee. Questo permette ai membri una certa flessibilità nell’utilizzo dei loro fondi al riparo da occhi indiscreti. In più, si delinea un quadro di pericolosità particolarmente allarmante se si aggiunge il fatto che molti di loro sono militari, poliziotti, membri della guardia nazionale in servizio o in concedo.
Sono più di venti gli indagati collegati agli Oath Keepers. Il più celebre sui social, Kelly Meggs, ripresosi più volte pubblicando i video su Facebook incitando gli altri a sfasciare tutto per Trump, passa il tempo prima del processo federale in galera, essendo ritenuto un pericolo pubblico.
Infine, è notizia di pochi giorni fa che Stewart Rhodes, il leader assoluto degli OK, è stato arrestato dall’FBI con l’accusa di sedizione e cospirazione. Ex paracadutista dell'esercito americano, laureato a Yale ed ex collaboratore del libertario Ron Paul, ha fondato gli Oath Keepers in Texas nel marzo del 2009, facendone il più importante gruppo paramilitare di estrema destra presente negli Stati Unti. Un arresto, dunque, lungo almeno 13 anni.
Three Percenters
Gruppo di miliziani diffuso su tutto il territorio statunitense, sfuggenti a causa dell’assenza di un’organizzazione centrale. I gruppi si formano in modo fluido sul territorio o su internet e sono generalmente costruiti sopra delle preesistenti strutture miliziane già rodate.
Come gli Oath Keepers, i Three Percenters hanno profondi legami con sezioni locali di polizia e forze armate, ambienti in cui la retorica del “tre percento” colpisce di più. Il nome è un riferimento militare, che trae la sua origine dal mito secondo cui solo il tre percento degli americani avesse partecipato alla guerra rivoluzionaria del 1783.
Sono una decina gli indiziati collegati ai Three Percenters, ma le radici storiche di questo male sono difficili da estinguere e da estirpare: i membri dell’organizzazione, infatti, si sono resi protagonisti di svariati complotti eversivi e sono stati condannati come bombaroli, soprattutto nel sud del Paese. I Three Percenters rimangono tra i più sanguinosi gruppi dell’estrema destra americana, con un totale di tre, tra tentativi ed effettivi, ordigni piazzati in giro per il Paese.
Jacob Chansley
Il famoso Qanon Shaman è di tutti forse quello che se la passa peggio, nonostante l'esagerata copertura mediatica dentro e fuori dagli Stati Uniti. Chansley è stato condannato a quarantadue mesi di prigione. È l’uomo che lasciò un biglietto sulla scrivania del vicepresidente Mike Pence con su scritto: «È solo questione di tempo, la giustizia sta arrivando».
In recenti interviste si è detto pentito delle sue azioni più eclatanti, lamentando il fallimento dei suoi vari tentativi di calmare la folla.
Baked Alaska
Tim Gionet è stato per molto tempo un personaggio chiave dell’Alt-Right, influencer di area e provocatore. Ex editor di Buzzfeed, ha avuto fortuna fino al suo coinvolgimento nella rivolta del 6 gennaio. La sua situazione era già stata resa precaria dalla sua partecipazione alla manifestazione Unite the Right di Charlottesville. I suoi video dall’interno degli uffici di Capitol Hill, trasmessi in diretta streaming, gli hanno fatto passare dei brutti quarti d’ora con l’FBI che però, stranamente, lo ha scagionato.
Il motivo per cui la sua fama si è dissolta è il sospetto che Gionet abbia “cantato”, rivelando preziose informazioni all’FBI: ciò gli avrebbe fatto perdere anche quel poco credito rimasto, dopo essere stato bannato da ogni singola piattaforma esistente su internet.
Il suo arresto è stato evaso per poco: un’aggressione ad una guardia giurata per futili motivi ed una seguente e facile condanna lo hanno costretto a spendere del tempo nei bagni penali.
Ora Gionet, caduto completamente in rovina, tira a campare grazie allo streaming della sua vita, picchiandosi con sconosciuti e interagendo con i personaggi peggiori della società.
Riley Junes Williams
Infine, lei. La giovane ragazza che voleva vendere il PC portatile di Nancy Pelosi ai russi dopo averne invaso l’ufficio, Riley Junes Williams.
In questo momento è libera, con un processo pendente presso le corti federali. Il gruppo neonazista a cui si associava (anche se mai esplicitamente), Atomwaffen, non ha partecipato all’insurrezione, rendendo lei l’unica ad aver pagato per uno dei più pericolosi gruppi di estrema destra americani e internazionali.
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