In Olivia Rodrigo ci identifichiamo un po' tutti
Breve storia e carriera di un’artista che dovrebbe piacere ai ragazzini, ma che è adorata da persone di tutte le età
Mettere in fila i riconoscimenti e i premi ottenuti da Olivia Rodrigo nella sua ancora breve carriera è impressionante: prima ad avere tre singoli contemporaneamente in top 10 su Billboard con il primo disco, Sour, già vincitrice di tre Grammy Awards, sette Billboard Music Awards, Entertainer of the Year per l’anno 2021 secondo Time, e la lista potrebbe proseguire.
Olivia Rodrigo nasce a Riverside County, in piena Southern California, nel 2003, da genitori appassionatissimi di grunge, rock e tutto quello che era il sottobosco della musica alternativa anni Novanta, che rivediamo spesso citato nei lavori dell’artista. Presto entra nella scuderia dei talenti di Disney Channel, ottenendo la parte di Nini, ruolo principale, in High School Musical: the Musical, un progetto meta che prende a piene mani dal mondo della fortunata serie di film dei primi anni 2000 – High School Musical, per l’appunto – cercando di ricostruirne la fortuna.
Durante questo percorso attoriale, in piena pandemia, scrive canzoni che verranno raccolte nel suo primo album solista, Sour, da cui poi è stato tratto un film per Disney+ e un tour che ha toccato decine di città negli Stati Uniti e in Europa. L’interesse che Olivia Rodrigo ha generato con la nascita di questo album è particolare e del tutto interessante da analizzare: come scritto in un articolo uscito su “Vogue”, l’interesse può nascere dal fatto che la cantautrice non settorializza la sua musica, cercando invece di costruire un personaggio a tutto tondo. Quello che fa Rodrigo è cercare, con canzoni anche musicalmente piuttosto diverse tra loro, di analizzare tutte le sfaccettature dell’avere vent’anni; le paure, le gioie, le insicurezze, le ansie, sentendosi a volte principessa in attesa d’amore e a volte ragazza trasgressiva che vuole avere più della sua età. È un progetto incredibilmente maturo, soprattutto perché molto autobiografico; parlando tanto di sé stessa, e in modo così aperto, è molto più facile per tanti giovani identificarsi nei testi cantati.
Più di una persona di età più grande del segmento di pubblico 15-20 anni, che tecnicamente costituisce la fan-base di artisti pop che hanno appena lasciato Disney, alla domanda “Perché ascolti Olivia Rodrigo?” risponde sempre con il concetto di relatability: le piccole emozioni, così lucidamente trasportate in musica, generano un’assimilazione tra l’artista e i suoi fan. Tematiche come l’ansia sociale, il non sentirsi all’altezza in un mondo che richiede sempre di più ai giovani, ma anche le dinamiche dell’amore tradito riescono a distruggere il muro dell’età e a ricevere apprezzamenti trasversali. Spesso citata a questo fine è la linea proveniente dalla canzone Happier, “I hope you’re happy/but don’t be happier” che in poche parole fissa su carta l’idea della paura che una persona possa trovarsi meglio in una relazione successiva.
Spesso poi le ragazze che escono dal mondo Disney faticano a trovare un punto di caduta nel dover essere un modello per ragazzi e ragazze che le seguono fin da piccoli, un imperativo commerciale precisissimo negli Stati Uniti sempre più puritani, e il vivere le normali esperienze dei ragazzi di vent’anni: e questa è proprio l’apertura del suo secondo – e di nuovo apprezzatissimo – disco, “Guts”. Qui, con la prima traccia, “All American Bitch”, Rodrigo delinea le problematiche delle aspettative e dei doppi standard richiesti alle donne negli Stati Uniti. A differenza del primo album, che per la gran parte dei pezzi analizzava le ricadute di una relazione finita, “Guts” è meno monotematico: l’idea principale è quella della crescita, l’analisi di cosa voglia dire negli Stati Uniti di oggi superare l’età dei teenager, con salti mastodontici tra aspettative e realtà, idealizzazioni di figure non sempre limpide e relazioni tossiche. Siamo molto lontani da come veniva descritta l’età dei 20 anni in “Teenage Dream”, l’album di Katy Perry che rappresentava l’ideale mieloso e perfetto della vita, e siamo in un terreno più reale, in cui la voglia di crescere si scontra con più insiemi di problematiche. “Guts” è ricco di ribellione femminile agli standard imposti dalla società, con canzoni di rabbia e risentimento verso quella che è una condizione – la donna negli Stati Uniti – di inferiorità rispetto al genere maschile.
Oltre a ciò, è interessante non dimenticare lo status politico dell’artista: all’apice della sua popolarità ottenuta col primo disco, Joe Biden la invitò alla Casa Bianca per promuovere la campagna vaccinale con l’hashtag #VaccinesAreGood4U, citando uno dei singoli di quell’album. Il momento più emblematico della visibilità sociale di Olivia Rodrigo avvenne però a Glastonbury, il principale festival di musica pop del Regno Unito, nel 2022, quando, sul palco con la cantante Lily Allen a pochi giorni dalla sentenza Dobbs v. Jackson che ha ribaltato il precedente di Roe v. Wade determinando la fine della garanzia federale del diritto all’aborto, si esibì nella canzone “Fuck You”.
“Sono devastata dal fatto che così tante ragazze moriranno per questo; la canzone è dedicata ai cinque membri della Corte Suprema a cui non frega un cazzo della libertà. Samuel Alito, Clarence Thomas, Neil Gorsuch, Amy Coney Barrett e Brett Kavanaugh, vi odiamo”. Una volontà politica espressa con parole anche forti, con quello stile indipendente e punk rock che ha apprezzato in famiglia, fin da bambina.