In America la nuova vita dei calciatori europei
La MLS è il punto di arrivo, e di successiva rinascita professionale, di molti calciatori europei
Lo sportivo professionista è in genere quel tipo di persona che deve inventarsi e costruire una seconda vita nello stesso periodo in cui noi comuni mortali stiamo tentando di innalzare la parete portante della nostra prima e probabilmente unica vita; e le strade, accantonato l’agonismo, possono essere le più disparate. C’è chi si improvvisa dirigente, chi studia per diventare allenatore, chi decide di prendersi un anno sabbatico, chi sceglie la strada della televisione e del commento sportivo, chi abbandona lo sport e si inventa imprenditore e chi, non ancora pronto all’addio definitivo, decide di andare “in Erasmus” per provare nuove esperienze lontano dalla madre patria e dalla propria comfort zone. Pratica diventata comune anche per molti calciatori del campionato italiano, che negli Stati Uniti hanno e stanno trovando terreno fertile per allungare la propria carriera professionale e rendere il passaggio verso la pensione meno traumatico: è quello che sta accadendo a Giorgio Chiellini, fresco capitano della nazionale italiana campione d’Europa, corteggiato dal Los Angeles FC e dalla MLS, il massimo campionato di calcio per club statunitensi e canadesi, dove l’anno prossimo figurerà anche un altro campione d’Europa, Lorenzo Insigne, nuovo calciatore del Toronto.
La lista, di cui hanno fatto parte giocatori come Alessandro Nesta, Andrea Pirlo, Gonzalo Higuain, Wayne Rooney, Kakà, Blaise Matuidi, Bastian Schweinsteinger, Zlatan Ibrahimovic (poi tornato in Italia per vincere un altro scudetto all’età di 41 anni) David Beckham e Sebastian Giovinco, addirittura il calciatore più pagato della MLS, diventa ogni anno più lunga; tanto che molti campioni come il sopracitato Beckham e Paolo Maldini hanno scelto gli Stati Uniti e la loro lega per una carriera extra campo. Il primo è infatti il Presidente dell’Inter Miami, mentre il secondo ha fondato il Miami FC nel 2015, probabilmente perché l’unico modo per rendere seducente e spettacolare uno sport che in Nord America non è poi così appetibile è trapiantare oltre oceano i calciatori più famosi, amati e forti del mondo.
Negli ultimi anni, infatti, le maggiori squadre calcistiche europee stanno cercando di penetrare nel mercato statunitense organizzando tour e amichevoli negli Usa al fine di rendere il proprio marchio e i propri giocatori più vendibili e le partite più appetibili dal punto di vista della fruizione, il che rende la migrazione dall’Europa agli Stati Uniti uno snodo fondamentale nel processo di trasformazione del Nord America nella succursale del calcio europeo, o più semplicemente nell’Eden dei pensionati privilegiati del mondo del pallone. Inoltre, c’è da dire, che, a fronte dell’arrivo in serie di A di proprietari cinesi, vedi Inter e Milan, anche molti imprenditori statunitensi si sono mossi verso il campionato italiano promuovendo questa fusione tra Italia e Stati Uniti, come Friedkin alla Roma e Comisso alla Fiorentina.
Gli Stati Uniti non sono solo il luogo ideale per allungare una carriera ormai agli sgoccioli e tentare di fermare il tempo che passa, ma sono anche il punto di partenza di una nuova vita in cui il calcio e lo sport rimangono sullo sfondo, pur restando elementi fondamentali. Alessandro Del Piero, per esempio, appese le scarpette al chiodo, si è trasferito definitivamente con moglie e figli a Los Angeles, dove ha aperto un ristorante, che ha ovviamente chiamato N.10, e dove è diventato il responsabile della Juventus Academy, perché è difficile tagliare certi cordoni ombelicali. Christian Vieri, invece, prima di diventare papà e tornare a Milano, viveva stabilmente a Miami, mentre Daniele De Rossi, ancora fuori dalla lista dei calciatori trapiantati negli Usa, si è tolto lo sfizio di giocare un anno del Boca Junior, in Argentina, e realizzare uno dei suoi sogni. Gli sfizi che possono concedersi i campioni che non hanno più nulla da dimostrare, neanche al tempo che passa, e che piegano il tempo a proprio piacimento.
L’America diventa così il luogo dove essere grandi in eterno, mentre in Italia, come altrove, fioccano nuovi e giovanissimi fenomeni.