Il sogno americano di nonno Lorenzo
Quante volte capita nelle famiglie di affezionarsi a un parente che non si è conosciuto? Uno zio, un nonno, un bisnonno, una persona che vive attraverso i racconti di chi gli voleva bene
Quante volte capita nelle famiglie di affezionarsi a un parente che non si è conosciuto? Uno zio, un nonno, un bisnonno, una persona che vive attraverso i racconti di chi gli voleva bene. Sono proprio quei racconti, quelle storie, che cancellano le distanze spazio-tempo, che ci legano a un’idea, che creano un mito, un qualcosa che non potremo mai afferrare completamente.
Custodisco gelosamente i racconti di mio nonno materno. Non era mai stato negli Stati Uniti, ma non ha mai smesso di essere e di sentirsi, come diceva sempre lui, “figlio di cittadino americano”. Sono cresciuta con il mito degli USA, con il mito del mio bisnonno, protagonista di tanti racconti di nonno Giulio. Nonno Lorenzo, o Lawrence, come lo chiamavano lì, era un uomo particolare, estroverso, con una vita vissuta a pieno, fatta di soddisfazioni, e di tanti dolori. Arrivò negli Stati Uniti quando era molto giovane, partiva da Ceccano, dalla provincia di Frosinone, per scoprire il “nuovo mondo”. Gli uomini come lui hanno creato l’America come la conosciamo noi. Arrivò senza conoscere l’inglese, si faceva capire a gesti, diceva sempre mio nonno, prima di imparare la lingua. A sentire i suoi racconti, così come li riporta la mia famiglia, sembrava di essere in un film.
Nonno Lorenzo non si era mai risparmiato, si era sempre guadagnato da vivere in maniera onesta, prima operaio, poi autotrasportatore, e durante la Prima guerra mondiale si arruolò nell’esercito americano per combattere sul Fronte occidentale. Quando ero a scuola e spiegavano la Grande guerra raccontavo i ricordi del mio bisnonno. La WWI di un altro esercito, osservata da un altro punto di vista, era sempre qualcosa che destava curiosità.
Il mio bisnonno raccontava le sue storie al bar del suo paese quando tornava in Italia, e con il giornale americano sempre sotto il braccio parlava della sua vita oltreoceano. Raccontava spesso di quando finì in tribunale perché, durante un litigio con un uomo nato negli Stati Uniti, disse «sono più americano io di te». Il giudice gli diede ragione, con la motivazione che un veterano di guerra poteva dirsi “più americano di qualsiasi americano”. La sua storia, la sua vita e la sua personalità, sono sempre state fonti di ispirazione per me. Nonno Lorenzo amava davvero gli Stati Uniti, li sentiva come Patria, come Paese che lo aveva accolto e gli aveva dato una possibilità. Il suo legame con gli USA è durato per tutta la sua vita. Durante la Seconda guerra mondiale, quando si trovava in Italia, faceva da interprete negli incontri tra eserciti.
Ogni volta che penso a lui, nonostante non lo abbia mai conosciuto, lo vedo lì, nella sua America, un bel giovane che arriva a Ellis Island pieno di speranze, che assapora l’idea di un nuovo mondo, di una nuova possibilità, di una nuova vita. Quanti nonno Lorenzo ci sono stati, quanti nonno Lorenzo ci sono oggi nel mondo? Difficile non cogliere il parallelismo con chi oggi, più che “fortuna”, cerca di scappare da guerre, torture e fame. In quanti sono davvero disposti a riconoscerlo?