Il revival nucleare per alimentare l'IA
Molte centrali stanno venendo riaperte per andare incontro alla fame di energia dei nuovi data center dei big del tech
La recente notizia della riattivazione (fra tre anni) della centrale nucleare di Three Mile Island, in Pennsylvania, per alimentare un data center di Microsoft ha una enorme portata quantomeno sul piano simbolico ed evocativo. Three Mile Island è infatti la centrale nucleare che nel 1979 fu teatro del famoso incidente che cambiò la storia del nucleare civile negli USA. Oggi, a distanza di quasi mezzo secolo, si può ormai affermare con tutta serenità che quell’incidente non causò una sola vittima; ma all’epoca si temette il contrario – e il panico venne alimentato dal contesto della Guerra Fredda, che induceva la gente ad associare istintivamente il nucleare civile alla bomba atomica, ma anche dalla banale coincidenza dell’uscita nelle sale, giusto un paio di settimane prima, del film Sindrome cinese, con protagonista Jane Fonda nel ruolo della cronista d’assalto che riesce a svelare un incidente in una centrale nucleare che i responsabili stanno tentando di tenere segreto.
Dalla paura di quei giorni prese il via la prima grande campagna antinuclearista, che fu l’archetipo di quelle poi seguite in Europa negli anni Ottanta (indimenticabili le cinque serate consecutive del concerto No Nukes al Madison Square Garden di New York con Jackson Browne, Bruce Springsteen e James Taylor). Dopo Three Mile Island, gli USA non chiusero le centrali ma smisero di costruirne. Non vi fu una moratoria generale e formale, ma normative sulla sicurezza sempre più restrittive e onerose si unirono alla forte opposizione dell’opinione pubblica. All’epoca dell’incidente erano state autorizzate 129 nuove centrali negli Stati Uniti: ne vennero completate solo 53, mentre altrettante vennero cancellate solo fra il 1980 e il 1984.
Quando Obama si insediò alla Casa Bianca nel 2009, negli USA c'erano 104 centrali, poco più della metà di quelle attive in Europa (197). Obama pose fine alla moratoria, sfidando anche la nuova ondata di panico che scaturì dall’incidente alla centrale giapponese di Fukushima. Nel 2010 fece stanziare garanzie federali per 8,33 miliardi di dollari e un anno dopo rilanciò, facendo inserire nel budget per l’anno fiscale 2012 la bellezza di 36 miliardi di dollari in garanzie federali per i nuovi reattori, con uno stanziamento di oltre 800 milioni in aiuti per la ricerca sul nucleare. Si parlò a quel punto di rinascimento nucleare negli Stati Uniti; ma quel primo tentativo naufragò miseramente, soprattutto a causa della concorrenza del gas naturale a basso costo, che rendeva antieconomico costruire le (costosissime) nuove centrali nucleari. Delle 30 nuove autorizzate, non ne venne costruita nemmeno una.
Quello che oggi fa la differenza rispetto a 15 anni fa sono i nuovi data center, indispensabili per lo sviluppo delle nuove soluzioni di intelligenza artificiale generativa: sono più energivori di qualunque fabbrica, non solo per l’alimentazione delle migliaia di server che contengono ma anche per il loro raffreddamento. Addirittura, si afferma che alcuni dei nuovi data center abbiano da soli un fabbisogno energetico superiore a quello di una città. Per cui è impossibile far fronte a questa nuova fame di energia elettrica contando solo sulle fonti già disponibili.
La riattivazione di Three Mile Island per Microsoft non è un caso isolato, anzi. Per la stessa finalità, il gruppo Alphabet – che controlla Google – ha recentemente firmato con la californiana Kairos Power un contratto senza precedenti per acquistare energia da sei o sette nuovi SMR (small modular reactors, letteralmente “piccoli reattori modulari”), praticamente dei piccoli reattori nucleari “prefabbricati”, meno costosi da costruire e installare, che producono fino a 300 megawatt (a differenza delle centrali di quarta generazione che sono in grado di raggiungere i 1500 Mwe). Il primo dovrebbe entrare in funzione entro il 2030, seguito dagli altri fino al 2035. Nel frattempo TerraPower, una startup fondata (e lautamente finanziata) da Bill Gates, ha iniziato a costruire a Kemmerer, in Wyoming, una centrale nucleare basata su una nuova tecnologia che, usando come refrigerante il sodio liquido invece dell’acqua, dovrebbe funzionare con reattori più piccoli (circa un terzo di quelli tradizionali) e promette di dimezzare i costi di produzione. Il tutto mentre Meta (la società che controlla Facebook, Instagram e Whatsapp) ha pubblicato una manifestazione di interesse all’acquisto di energia nucleare “per coniugare lo sviluppo della AI con la sostenibilità”.
Poi chissà, magari fra un anno sarà già scoppiata un’altra bolla. Oppure no.