Il Project 2025 e Trump: quali delle promesse verranno inserite nell’agenda presidenziale?
Esplorando le sfide e le probabilità che le riforme del Project 2025 trovino spazio nel programma di Trump
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La rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca è passata rapidamente dall’essere una prospettiva ambiziosa e poco realistica a una realtà concreta. Il tycoon è ufficialmente il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, il secondo nella storia a servire due mandati non consecutivi dopo Grover Cleveland. Siamo a metà gennaio e, mentre il mondo osserva, sono già stati scritti fiumi di parole su cosa aspettarsi da questo mandato presidenziale. Tanti sono i dubbi e le domande, soprattutto riguardo al plotone politico che Trump sta assemblando intorno a sé; una sorta di esercito personale che include figure controverse come Elon Musk.
Ci si è già chiesto quali delle promesse della campagna elettorale verranno realizzate per prime e quale direzione prenderà la sua amministrazione in un contesto politico così polarizzato. Un elemento chiave per comprendere le future mosse di Trump è il Project 2025, un piano ambizioso di oltre 900 pagine nato dalla collaborazione tra oltre cento influenti think tank conservatori, tra cui la Heritage Foundation, storicamente vicina al movimento repubblicano. Sostenuto da una rete di oltre 70 organizzazioni, questo progetto delinea una riforma radicale del governo federale, con l’obiettivo di ridurre la burocrazia, rafforzare il potere esecutivo e promuovere una visione politica mirata alla rivalutazione dei valori tradizionali. Quanto di questo progetto verrà effettivamente realizzato nei prossimi quattro anni? Una domanda alla quale solo il tempo potrà rispondere, dato l’ambivalente rapporto di Donald Trump con il Project 2025. Interrogato più volte dalla stampa su questo argomento, durante la campagna elettorale il tycoon ha più volte preso le distanze pubblicamente dal documento, definendolo “non del tutto appropriato” e ammettendo di non aver letto il testo per intero. Le sue azioni, però, raccontano una storia diversa. Alcune nomine chiave della sua amministrazione suggeriscono infatti una forte convergenza con gli obiettivi del piano. Tra le figure di spicco c’è Russ Vought, uno degli architetti principali del progetto, scelto da Trump per dirigere l’OMB (Ufficio per la gestione e il bilancio). Una mossa che, insieme ad altre decisioni, lascia intravedere l’intenzione di perseguire molte delle proposte centrali del manifesto, tra cui la ristrutturazione del governo federale e l’accentramento del potere esecutivo. Con nomine mirate e il supporto di figure legate al progetto, Trump sembra voler tentare un’accelerazione di alcune riforme chiave, sfidando i limiti del sistema di pesi e contrappesi del governo. Pur dichiarando di non essere direttamente coinvolto nella stesura del documento, la sua amministrazione dà l’idea di puntare in modo deciso verso alcune delle trasformazioni più ambiziose delineate nel manifesto conservatore.
Nonostante l’ambiziosità del Project 2025, però, ci sono elementi del piano che difficilmente troveranno piena attuazione. Questo è dovuto sia alla natura estremista di alcune misure sia agli inevitabili ostacoli politici e legali che ne rallenterebbero l’attuazione. Tra le proposte più radicali, la riforma completa del sistema burocratico federale appare la più complicata da realizzare. L’idea di smantellare intere agenzie, come il Dipartimento dell’istruzione o l’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA), si scontrerebbe non solo con la resistenza dell’opposizione democratica ma anche con le divisioni interne al Partito Repubblicano. Legislatori moderati e rappresentanti di Stati che traggono beneficio economico dalla presenza di queste agenzie potrebbero opporsi a cambiamenti così drastici. Diverse voci repubblicane hanno già espresso dubbi sul taglio totale di alcuni dipartimenti, temendo ripercussioni elettorali nei loro stati di riferimento. Un altro punto delicato è il ripristino del controverso Schedule F, già tentato durante l’amministrazione Trump nel 2020, che consentirebbe al Presidente di licenziare rapidamente dipendenti pubblici di carriera e sostituirli con figure più allineate ideologicamente. Sebbene Trump abbia più volte ribadito l’intenzione di portare avanti questa riforma, l’opposizione legale sarebbe immediata. Come sottolineato da alcuni media americani, i tribunali potrebbero bloccare questa misura in quanto minaccia all’indipendenza del servizio pubblico federale.
Le difficoltà emergono anche sul fronte energetico. Sebbene il Project 2025 punti all’eliminazione di molte normative ambientali per favorire un massiccio ritorno ai combustibili fossili, le dinamiche economiche globali e la crescente pressione per affrontare il cambiamento climatico rendono improbabile un’inversione di rotta così drastica. Persino alcune grandi compagnie petrolifere stanno diversificando i loro investimenti nelle energie rinnovabili per rispondere alle richieste del mercato globale. La decisione di ignorare la transizione energetica, come Trump ha già tentato di fare durante il suo primo mandato, rischierebbe ormai di isolare gli Stati Uniti a livello internazionale, soprattutto nei confronti di alleati europei e asiatici.
Quella forse più controversa tra le proposte, però, è la revisione del sistema elettorale. Il progetto propone di introdurre misure come limitazioni al voto per corrispondenza e norme più stringenti per l’identificazione degli elettori. Anche la sanità è uno dei punti chiave contenuti nell’agenda del progetto. Una delle proposte chiave per la riforma del sistema sanitario riguarda l’intento di abbattere l’Affordable Care Act (ACA) e ridurre il coinvolgimento del governo federale in programmi come Medicare e Medicaid. Tom Price, ex segretario della Salute sotto Trump, ha avuto un ruolo determinante nel delineare queste politiche, sostenendo che un sistema sanitario più competitivo e orientato al mercato avrebbe potuto abbassare i costi e migliorare l’efficienza.
Iniziative difficilmente realizzabili senza il consenso del Congresso, che inoltre incontrerebbero sfide legali, come già accaduto in passato con proposte simili, rallentando o bloccando l’implementazione di queste misure. Il Project 2025 è stato un sogno conservatore che ha attirato molti consensi in clima di campagna tra gli elettori repubblicani, ma che ha dimostrato di essere complicato nella sua applicazione pratica.