Il National Institutes of Health: il fiore all'occhiello della ricerca
Storia e prospettive del più grande istituto di ricerca biomedica mondiale che ora rischia il soffocamento

Fra le vittime principali dei tagli eseguiti dall’amministrazione Trump figura il National Institutes of Health (NIH), un’agenzia del governo federale che con i suoi 27 istituti figura fra le istituzioni più importanti del mondo in campo di ricerca biomedica e di sanità pubblica. Le sue origini sono precedenti a buona parte delle grandi agenzie, risalendo alla fine dell’Ottocento. Negli anni Ottanta del XIX secolo, il Congresso ordina al MHS (Marine Hospital Service, fondato nel 1798 per la cura dei marinai) di occuparsi di esaminare i passeggeri in arrivo nei porti degli Stati Uniti, per evitare l’importazione di malattie epidemiche come la febbre gialla e il colera. Nel 1887 l’MHS autorizza quindi l’apertura di un laboratorio a Staten Island deputato alla ricerca medica, modellato secondo l’esempio dei laboratori tedeschi e francesi dell’epoca. Il medico che più aveva spinto per la sua istituzione, Joseph J. Kinyoun, aveva infatti precedentemente lavorato in Germania per Robert Koch. Il nuovo Hygienic Laboratory fu il primo laboratorio deputato alla ricerca per fini di sanità pubblica del Paese: fu spostato a Washington nel 1891, dove condusse la sua prima ricerca di rilievo con uno studio sulla contaminazione delle acque della capitale. Una decina di anni più tardi, il Congresso decise di espanderne significativamente sia i finanziamenti sia gli ambiti di ricerca: nel 1912 il Marine Hospital Service venne ribattezzato Public Health Service (PHS), cambio di nome che certificò l’orientamento di sanità pubblica che l’istituzione aveva oramai assunto.
La crescente istituzionalizzazione dell’agenzia affonda le proprie radici in tendenze di lungo periodo che trovarono nella Progressive Era il proprio acme. I primi del Novecento furono infatti gli anni in cui il conservation movement raggiunse il suo apice. La sua filosofia, influenzata dal positivismo ottocentesco, dava grande rilievo all’utilizzo delle scienze per conservare le risorse naturali del Paese, fra le quali, oltre a foreste e natura, c’era anche la salute. La magnitudo dei nuovi problemi del Paese richiedeva ormai una risposta centrale e, alla luce della loro complessità, una struttura che si basasse su efficienza e competenza. Il PHS fu la risposta alle istanze portate avanti sia dagli amministratori del MHS sia dal National Health Movement, una coalizione multiforme che chiedeva una “nazionalizzazione” della ricerca sanitaria.
Allo stesso tempo, il lavoro dell’Hygienic Laboratory durante la Progressive Era nel campo delle malattie infettive e della ricerca sui vaccini ha contribuito in modo sostanziale alla sensibilizzazione e alla diffusione di questi ultimi negli Stati Uniti. Fino alla Prima Guerra Mondiale, comunque, la suddivisione del lavoro vedeva da una parte il mondo accademico – la maggior parte del personale in questo campo – che si occupava di svolgere ricerca generale seguendo fini autonomi; dall’altra parte il governo, che si occupava di svolgere ricerche mirate a un fine ben preciso. La guerra cambiò questi equilibri, portando alla commistione del personale accademico con quello governativo. Questo contribuì a smorzare le resistenze che erano diffuse nell’accademia contro il ruolo del governo nella ricerca, per timore che questo aprisse le porte al condizionamento e alla ricattabilità da parte politica.
Sull’onda di questi cambiamenti iniziò, a partire dagli anni Venti, una tradizione che caratterizza tuttora l’NIH: lo stretto contatto con le università e i centri di ricerca indipendenti. Il passo successivo arrivò nel 1930, con la fondazione del National Institute (singolare) of Health, un istituto che nell’idea dei fondatori avrebbe dovuto essere privato: la Grande Depressione eliminò però molte delle donazioni filantropiche su cui prima si basava gran parte della ricerca. In aiuto del NIH venne il Senatore Ransdell della Louisiana che, durante tutti gli anni Venti, si era speso per espandere la rete di supporto alla ricerca. Il Ransdell Act del 1930, oltre a creare l’istituto, autorizzava quest’ultimo a erogare borse di studio per la ricerca su questioni biologiche e mediche di base, inaugurando la pratica delle ricerche extra moenia (extramural) per conto dell’NIH, che nel frattempo a metà anni Trenta si trasferì in un nuovo, enorme campus a Bethesda, Maryland, alle porte di Washington.
Forti dell’esperienza della Prima Guerra Mondiale, gli istituti di sanità pubblica a cui si era aggiunto nel 1937 il National Cancer Institute giocarono un ruolo fondamentale anche nel conflitto successivo, durante il quale le loro ricerche permisero di migliorare le condizioni di salute di operai e soldati identificando quali sostanze eliminare dal materiale bellico. Al termine della guerra il Congresso procedette a fondare molti altri istituti, come il National Institute of Dental Research, il National Heart Institute e il National Institute of Mental Health. Nel 1948, perciò, l’istituzione assunse l’attuale denominazione al plurale, National Institutes of Health. Allo stesso tempo, la funzione di cura della salute pubblica venne scorporata dall’NIH e assegnata al neonato Communicable Disease Center (CDC), con sede ad Atlanta. A Bethesda rimase quindi una funzione puramente di ricerca, espletata sia attraverso programmi extra moenia sia con team di ricerca “interni”.
Sotto la direzione di James A. Shannon, il primo direttore con un background puramente accademico, il budget dell’NIH crebbe da 29 milioni di dollari nel 1948 a 1,4 miliardi di dollari nel 1967, mentre il numero di borse assegnate all’estero crebbe dalle 5 del 1947 alle ben 981 del 1963. Tutto per il bene del progresso della scienza, riconoscendo che il sapere (come le malattie) non conosce confini nazionali. Sono gli anni d’oro dell’NIH: grazie alle sue ricerche e ai grant assegnati si crea il Pap Test e si finanziano le ricerche che porteranno alla scoperta del vaccino contro il morbillo, mentre gli istituti si affermano senza ombra di dubbio come il centro della ricerca biomedica a livello mondiale. E ancora, negli anni Novanta il Congresso repubblicano vota per raddoppiare il finanziamento all’NIH, sostenendo che la ricerca fosse un motore per la crescita economica.
Oggi, tutti i farmaci approvati dall’FDA negli ultimi anni sono passati per l’NIH, così come il vaccino anti-Covid di Moderna. L’attuale budget si aggira sui 48 miliardi di dollari: l’83 per cento viene elargito in ricerca extra moenia attraverso circa cinquantamila sussidi di ricerca, mentre il restante finanzia i circa seimila scienziati di stanza a Bethesda e nelle sedi collegate. Ora, sotto la nuova amministrazione, l’agenzia è stata gettata nel caos più totale. Ad oggi, 3,7 miliardi di dollari in borse sono stati cancellati per motivi politici poiché violavano le nuove direttive in materia di inclusione (ora vietata), oppure erano relative al Covid-19 (da dimenticare a forza). Per quanto riguarda le altre, i motivi non sono chiari. Dal canto suo, il neodirettore Jay Bhattacharya, un economista della sanità che ha trovato notorietà attraverso la sua opposizione alle misure anticontagio intraprese da buona parte dei governi mondiali, se ne assume tutta la responsabilità. Di fronte ai senatori ha affermato di voler cancellare la “medicina politicizzata”, e che quindi i tagli sarebbero stati una sua decisione consapevole. Con toni non proprio politicamente neutri, l’attuale bozza di budget prevederebbe un taglio del 40 per cento dei finanziamenti per l’NIH, con ricadute enormi per la ricerca medica americana e mondiale, anche visto che ad oggi non esiste un ente di dimensioni tali da potersi prendere carico del supporto alla ricerca medica mondiale. Una scelta, quindi, che non solo danneggia la salute mondiale ma diminuisce di molto, ancora una volta, lo status degli USA.
Dal canto loro, i senatori sembrano molto scettici circa i piani dell’amministrazione per quanto riguarda l’NIH: Susan Collins, repubblicana del Maine, ha definito i tagli proposti “inquietanti”, mentre altri temono fortemente che il risultato finale non sarà altro che un ulteriore rinforzarsi della Cina. Pochi giorni fa, più di 90 dipendenti dell’NIH hanno firmato una lettera di protesta, che hanno ribattezzato Bethesda Declaration: si tratta di una delle rare azioni pubbliche intraprese da dipendenti federali in questi mesi, che denunciano il clima di paura di cui l’apparato burocratico è vittima negli ultimi tempi, formulando la richiesta di riattivare tutte le borse sospese o soppresse in questi mesi. Insomma, qualcosa sembra muoversi, anche se appare improbabile che il governo ritiri il piano dei tagli. Dopotutto, c’è anche un fattore personale: Anthony Fauci, con cui Trump non è mai andato d’accordo, era a capo dell’istituto di malattie infettive dell’NIH.
Lo diceva un grande poeta italiano ai tempi della guerra fredda:
Sapere è Potere
e la max concentrazione del potere è dove c'è la Max concentrazione del sapere; ora la max concentrazione del sapere vuoi per circostanze politiche, economiche o di altro è l'America e può far tutto nel mondo, compreso la Russia, eccetto una cosa non può più fare; ed è importante.
NON PUÒ PIÙ VINCERE.
CIOÈ NON CI SARÀ PIÙ VITTORIOSI O SCONFITTI; CI DARAN SOLO DEI DISTRUTTI.
Non ci sono liberatori;
Ci sono soltanto esseri umani che si liberano.
Invece di scoraggiarti Alzati.
Grazie dell'articolo.