Il matrimonio egualitario negli Stati Uniti è davvero a rischio?
Dopo Dobbs la possibilità esiste, ma non è imminente.

Fino a qualche tempo fa, l’idea che negli Stati Uniti si potessero mettere in discussione pilastri del progresso nel campo dei diritti civili era vista con incredulità, quasi fastidio. Il diritto federale di abortire, quello molto più recente di sposare una persona dello stesso sesso, anche se parte di una continua e incessante guerra culturale, erano ormai elementi familiari dell’ordinamento americano. Continui tentativi di spingere la Corte Suprema a ribaltare queste conquiste sembravano appartenere più al teatro politico che alla realtà giuridica. Poi è arrivata Dobbs.
Dobbs ha cambiato tutto
La sentenza che ha ribaltato Roe v. Wade e Planned Parenthood v. Casey, eliminando essenzialmente il diritto federale di abortire, ha rappresentato una calamità per chi difende i diritti delle donne; ma è stata anche un brusco risveglio. Ha mostrato che nessuna conquista giuridica è scolpita nella pietra. Questo è emerso subito dalle opinions, sia quelle di supporto alla decisione della maggioranza, sia quelle di dissenso. Come raccontato qui all’epoca, per il giudice Clarence Thomas Dobbs ha rappresentato la vittoria della sua crociata contro il substantive due process, la dottrina che tutela diritti fondamentali impliciti, come in questo caso la privacy della donna, contro leggi statali che ne ledono la sostanza, anche se questi non sono citati direttamente dalla Costituzione. In questo senso il diritto di abortire condivide la base giuridica di altri diritti sostanziali, quello alla privacy, ad acquistare liberamente contraccettivi, a intessere liberamente relazioni intime e familiari, insomma a prendere decisioni personali fondamentali per la propria vita senza interferenze statali che non siano giustificate da interessi pubblici motivati. Thomas ha ben chiara la questione, e infatti nella sua concurrence ha esplicitato la sua “lista della spesa” di sentenze da rivedere, Griswold (contraccezione, 1965), Lawrence (libertà sessuale nel privato, 2003) e infine Obergefell (libertà di sposare una persona dello stesso sesso, 2015). La convinzione che Dobbs sia solo l’inizio di un domino di sentenze l’ha espressa anche la dissenting opinion di Breyes, Sotomayor e Kagan, i tre giudici liberal della corte. “Il diritto riconosciuto nelle sentenze Roe e Casey non è un diritto isolato. Al contrario, la Corte lo ha collegato per decenni ad altre libertà consolidate che riguardano l’integrità fisica, le relazioni familiari e la procreazione. In modo evidente, il diritto di interrompere una gravidanza deriva direttamente dal diritto di acquistare e utilizzare contraccettivi. A loro volta, questi diritti hanno portato, più recentemente, al riconoscimento dei diritti all’intimità e al matrimonio tra persone dello stesso sesso. O l’intera opinione della maggioranza è ipocrita, oppure altri diritti costituzionali sono minacciati. È l’uno o l’altro”.
Solo alla luce di tutto ciò si può comprendere il panico di fronte al caso che la Corte Suprema considererà questo autunno, che contesta la legittimità costituzionale di Obergefell v. Hodges. Sicuramente il bipartisan Respect for Marriage Act del 2022 ha provveduto a salvaguardare alcuni aspetti del matrimonio egualitario, proprio alla luce della concurring opinion di Thomas, principalmente il riconoscimento di matrimoni avvenuti in altri stati, tuttavia il principio legale rimane legato a stretto giro a quella sentenza storica.
Il caso di Kim Davis
Quello di Kim Davis è il primo diretto tentativo di far cadere il secondo tassello del domino. Davis era la funzionaria della contea di Rowan del Kentucky che negò una licenza matrimoniale a una coppia di uomini citando motivi religiosi, venendo quindi denunciata di conseguenza. Tribunale dopo tribunale ha ribadito l’inesistenza del diritto di Davis a rifiutare, nella sua veste di pubblica ufficiale, di rilasciare una licenza per le proprie credenze religiose (la coppia non chiedeva a lei personalmente di sposarsi, ma allo stato), inclusi i giudici del Sesto Distretto Federale. La loro è la sentenza, che include anche un sostanzioso risarcimento danni, su cui Davis domanda alla Corte Suprema di esprimersi (è chiamata petition for certiorari), chiedendo un parere sia sulla sua libertà di espressione nell’esercizio della funzione pubblica, sia sulla costituzionalità del matrimonio egualitario. Prima di Dobbs, una petizione del genere sarebbe stata trattata per quello che in realtà è, un tentativo probabilmente fallimentare con basi legali discutibili. Dopo Dobbs, tutto è possibile. Tanto che una valanga di siti di news hanno cominciato a suonare l’allarme, sia per clickbait, sia per i motivi sopra menzionati. Addirittura Hillary Clinton su Fox News ha reiterato queste preoccupazioni. “Gli elettori americani, e in parte anche i media americani, non capiscono quanti anni i Repubblicani abbiano lavorato per portarci fino a questo punto”, ha detto durante un’intervista a Jessica Tarlov e Scott Galloway. “Ci sono voluti 50 anni per ribaltare Roe v. Wade”, ha detto Clinton, “La Corte Suprema esaminerà un caso sul matrimonio, la mia previsione è che faranno al matrimonio gay ciò che hanno fatto all’aborto — lo rimanderanno agli Stati. (…) Chiunque, parte della comunità LGBTQ+ abbia una relazione stabile dovrebbe prendere in considerazione l’idea di sposarsi, perché non credo che annulleranno i matrimoni già esistenti, ma temo che revocheranno comunque il diritto federale al matrimonio”.
Quante speranze ha Davis?
Poche, in realtà, come già detto. Per dare un’idea, la Corte Suprema accetta solo una piccola percentuale delle petizioni ricevute, circa l’1%. Quando lo fa, è per motivi precisi, quando c’è per esempio uno split tra corti, con sentenze contrastanti che hanno bisogno che la Corte intervenga. Inoltre c’è bisogno che la questione sia un buon viatico alla rimessa in discussione di un principio legale. In questo caso, le ragioni di Kim Davis non lo sono, come riconosciuto dallo stesso Clarence Thomas nel 2020, dopo che la Corte negò il primo tentativo dell’ex funzionaria. Il suo caso riguarda il primo emendamento nell’esercizio della funzione pubblica, ci vorrebbe una certa dose di equilibrismo giuridico per ridiscutere di substantive due process. Se anche venisse discussa la petizione, molto probabilmente verrebbe stralciata la questione relativa a Obergefell. Ciò ovviamente non vuol dire che quella sentenza è salva. Dopo Dobbs è innegabile che l’entusiasmo nel mondo conservatore e religioso porti a una valanga di petizioni alla Corte Suprema, casi magari che contestino direttamente il diritto a sposare una persona dello stesso sesso, che creino dissenso tra corti statali e federali e che quindi richiedano l’intervento diretto dei Supremes. Chi fa attivismo per diritti civili ha molte ragioni di essere preoccupato per ciò che sta avvenendo nelle corti americane, con quella Suprema che ha dimostrato in alcuni casi di piegare i normali criteri di ammissibilità delle petizioni al fine di intervenire direttamente nelle guerre culturali che affliggono il paese. Questo è accaduto già quest’anno, con United States v. Skrmetti, che ha decretato la costituzionalità di leggi che limitato percorsi di affermazione di genere per minori, con Mahmoud v. Taylor, che ha stabilito che non si possa inserire materiale scolastico nei corsi senza l’assenso dei genitori, e con il prossimo in attesa di sentenza, Chiles v. Salazar, che chiede alla Corte se una legge del Colorado che vieta le terapie di conversione violi la libertà di parola e religione dei “terapisti” e di chi li ingaggia.
Il panico per Obergefell, per quanto non completamente infondato, potrebbe quasi sembrare un tentativo, da parte di attivismo e politici, di cercare di dibattere il ruolo della Corte usando come simbolo uno dei principi, il matrimonio egualitario, con il quale concorda anche la maggioranza dei repubblicani, evitando quindi un confronto a partire da casi più controversi e divisivi, come i diritti delle persone trans. Questo ha l’effetto positivo di richiamare l’attenzione su una possibilità reale, quella che si possa tornare indietro proprio sulla vittoria più grande del movimento per i diritti civili LGBTQ+, però rischia di togliere ossigeno a cause più pressanti che potrebbero passare in sordina.