Il libro delle illusioni
Mistero, disperazione, rinascita. Sono gli ingredienti di un romanzo imperdibile e affascinante di Paul Auster, uno dei più grandi scrittori americani viventi.
Ladies and gentlemen,
welcome aboard the Jefferson Bookplane, la rubrica di Jefferson sulla letteratura americana (ma restiamo umili).
Non so voi ma personalmente non ho ancora deciso se credere davvero alle coincidenze. Eppure, leggere “Il libro delle illusioni” e, soprattutto, riflettere sul momento della mia vita in cui ho scelto di leggerlo, mi ha fatto un po’ vacillare.
Chi è Hector Mann e cosa c’entra con David Zimmer
Il primo capitolo del romanzo di Paul Auster, scrittore, saggista, poeta, sceneggiatore, regista, attore e produttore cinematografico statunitense, nato a Newark, nel febbraio 1947, si apre con la descrizione dell’improvvisa e misteriosa sparizione di Hector Mann, attore comico dal fascino latino che ha vissuto l’epoca del cinema muto hollywoodiano degli anni Venti. In pochissimi ne conoscono l’esistenza. Fino a quando, nel 1988, il Professore dell’Hampton College, nel Vermont, David Zimmer, dopo un anno di semi-incoscienza alcolica causata dalla perdita della moglie e dei due figli in un incidente aereo, si imbatte casualmente in alcuni dei film dell’attore scomparso. Per la prima volta dopo un intero di anno di dolore, il Professore ride. Decide quindi di approfondire la conoscenza di Hector Mann e di scrivere un libro sui suoi film, “Il mondo muto di Hector Mann”. Da questa sua decisione, scaturiranno una serie di eventi che porteranno Zimmer a conoscere il destino di Mann e a vivere l’esperienza più incredibile della sua vita.
Questo è un libro di frammenti, un collage di dolori e sogni parzialmente dimenticati: e per raccontare la storia mi devo attenere ai fatti che la compongono.
p. 263
Il ruolo della casualità
Paul Auster ricorre spesso nei suoi romanzi al tema della ricerca del senso dell’esistenza. In diverse opere successive a “Il libro delle illusioni”, pubblicato in Italia nel 2003 da Einaudi, l’autore si concentra infatti sulla ricerca dell’identità personale e sul significato della propria esistenza che, spesso, si svela grazie a circostanze totalmente imprevedibili e, soprattutto, fortuite, casuali. Per i personaggi di Auster, tantissimo è dovuto al ruolo delle coincidenze, peraltro non necessariamente positive, eppure, sempre rivelatrici.
Interessante anche il concetto di fallimento come momento perfetto di rinascita per l’autore: fallire, sbagliare, non è mai la fine, né l'opposto del lieto fine. In particolare, sia per David Zimmer che per Hector Mann, fallire segna l’inizio di un nuovo percorso, in grado di portare alla luce nuovi aspetti della propria esistenza, nuova linfa vitale e nuova energia. Il fallimento è un’occasione per ripartire scoprendo qualcosa di totalmente originale e vero.
I momenti di crisi raddoppiano la vitalità negli uomini. O forse, più in soldoni: gli uomini cominciano a vivere appieno solo quando si trovano con le spalle al muro.
p. 200
Sostrati: storie nelle storie
La mia pelle era diventata un palinsesto di impressioni fugaci, e ogni strato recava l’impronta di chi ero.
p. 190
Pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, il lettore viene in primo luogo catturato dal mistero che avvolge la figura dell’attore scomparso, ma poi, riflettendo meglio e proseguendo nella lettura, ciò che intriga è l’arte di Paul Auster di incastrare la storia nella storia, di farci ritrova frammenti di personalità, di eventi che sembrano comporre l’arco di una sola esistenza, ma che, in realtà, fanno parte indissolubilmente anche di altre vite, di altri personaggi. Tutto è legato e a ogni azione compiuta verso la fine degli anni Venti all’epoca del cinema muto, corrispondono delle conseguenze dirette nelle vite di sconosciuti che abitano nel Vermont negli anni Ottanta. Apparentemente, è solo la trama di un giallo, ma in ballo c’è molto di più: il dolore, la perdita, il rimpianto e il ruolo salvifico e liberatorio dell’arte (che sia il cinema, la letteratura o pittura) come strumento perfetto per superare tutti questi sentimenti e purificarsi.
I personaggi del libro delle illusioni
Mentre continuavo a guardarla, mi diede la sensazione di essere una delle poche persone nelle quali alla fine lo spirito trionfa sulla materia. Persone che non sono sminuite dagli anni. Gli anni le invecchiano, ma non alterano la loro essenza, e più sono longeve, più incarnano se stesse in modo pieno e implacabile.
p. 192
David Zimmer, Hector Mann, Frieda Spelling, Alma Grund. Tutti tratteggiati con grande maestria e disincanto dall’autore. Passiamo con curiosità dagli abissi depressivi del Professore a lutto, che combatte con la difficoltà di tornare alla vita quotidiana e all’insegnamento, al talento, ma anche all’incapacità di scegliere l’amore di Mann che segnerà la sua esistenza e la sua carriera, fino alla furia cieca di sua moglie, Frieda, e alla forza disperata di Alma, figlia di un collaboratore dell’attore e dea ex machina che legherà per sempre i due protagonisti maschili. Affrontare gli imprevisti, vedere svanire tutte le proprie certezze, infliggersi una punizione, reagire a tutti i costi, nella speranza – o forse nell’illusione - che tutto ciò che accade non accada invano.
Perdersi e ritrovarsi
(…) Quando un uomo non ha niente da desiderare, è come se fosse morto.
p.9
Avvincente, arguto, profondo, divertente, Il libro delle illusioni è un bellissimo intreccio di arte e vita, sogno e realtà, creatività, talento e una voglia indicibile di scoprire la verità, risolvendo i misteri e rivelando i segreti del passato. Un romanzo che invita a più riprese (ma mai didascalicamente) a non arrendersi al primo ostacolo, a guardarsi dentro e a ricominciare, come i protagonisti della storia, perché l’ispirazione e la forza per ripartire si possono trovare improvvisamente in qualsiasi luogo e in qualsiasi circostanza, persino in quelli più impensabili.
Probabilmente, definirlo il più riuscito romanzo di Paul Auster potrebbe risultare esagerato, ma quello che è certo è che sarà molto difficile, terminata l’ultima pagina, riporlo senza pensarci più e senza volerlo sfogliare ancora una volta.