Il crimine e l'America: cosa dicono le statistiche
Dopo decenni positivi, un temporaneo peggioramento della criminalità ha riaperto l'emergenza-crimine, ma forse non c'è da preoccuparsi più di tanto
Secondo un recente sondaggio CBS News, per il 63% degli elettori la questione del crimine sarà uno dei fattori decisivi nella scelta di chi votare a novembre; per contro, l’aborto, che nel 2022 aveva avuto un effetto determinante nell’arginare l’ondata Repubblicana alle elezioni di medio termine, è importante solo per il 51%. In verità non è uno scenario nuovo: anche nel 2016 la questione era centrale per il 51-55% degli elettori, a seconda del sondaggio, e circa sei su dieci americani percepivano esserci stato un aumento della criminalità rispetto al 2008. A livello di statistiche, però, si osservava un calo deciso dei crimini, specialmente quelli violenti, fatto salvo per un’inversione di rotta nel 2015, che però manteneva il tasso vicino ai minimi storici dopo decenni di tracollo, pagati comunque al prezzo di una popolazione carceraria da record.
Poi è arrivato il Covid, e tra i problemi che si è portato appresso c’è anche il crimine: nel 2020, e forse ancor di più nel 2021, a leggere i titoli dei giornali si poteva pensare di essere tornati negli anni Settanta/Ottanta. Proprio nel momento in cui i cori di “Defund the Police” erano più forti, e alcuni politici Democratici, specialmente nelle zone urbane, ne facevano un cavallo di battaglia, ecco che si è registrato un aumento impressionante nel numero di crimini violenti, portando il tasso di omicidi al livello più alto del nuovo millennio. Allo stesso tempo, aggressioni, stupri e furti hanno subìto un aumento notevole. Uno sguardo in prospettiva dovrebbe far placare gli animi: dal 1993 al 2022, i furti in abitazione sono calati del 75%, quelli di veicoli del 54%, gli omicidi del 34%, le aggressioni del 39%, e le rapine 74%. Anche nel brevissimo termine, sembra veramente che il 2020/21, anche in questo, non sia stato che un’anomalia: nel triennio successivo quasi ogni tipo di crimine ha subito (e sta continuando a subire) un crollo verticale. I dati sono ancora preliminari, ma i crimini classificati come “violenti” sono in calo del 15% nel primo trimestre del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023, mentre i furti di autoveicoli, una categoria di crimini cresciuta incredibilmente e ancora di molto superiore ai livelli pre-pandemia, sono calati del 17%.
Tuttavia, anche di fronte a questi dati, il fenomeno è stato come uno shock che ha fatto schizzare in alto la percezione del pericolo tra la popolazione: secondo il sondaggio condotto da Gallup ogni autunno, il 77% degli americani rileverebbe un aumento del crimine nel Paese, e il 55% lo percepirebbe anche nella propria area. Il 28% sarebbe anche stato vittima, diretta o indiretta (attraverso un membro del nucleo familiare), di un crimine nell’arco dei precedenti 12 mesi, un numero record. A ciò si accompagna naturalmente il fatto che è difficile tracciare una tendenza valida per ogni luogo contemporaneamente: se è vero che a Detroit, Baltimora e Filadelfia il crimine è in deciso calo, in altre città, come a Washington o a San Francisco, la situazione è decisamente negativa. Nella capitale federale gli omicidi sembrano iniziare a diminuire solo da quest’anno, in ritardo rispetto a molte altre città e mantenendosi comunque lontani dai tempi tranquilli dei primi anni 2010. Allo stesso tempo, tra il 2022 e il 2023 i furti di auto sono raddoppiati, con tendenza alla diminuzione durante l’anno in corso – pur con più di duemila casi fino a metà giugno. Situazione simile a San Francisco, dove una combinazione letale di furti nelle auto (quindicimila tra gennaio e settembre 2023) e un’epidemia di fentanyl particolarmente grave ha degradato più e più zone della città. Nel frattempo, a New York, una piccola ma imprevedibile ondata di violenza in metropolitana ha terrorizzato i passeggeri di uno dei più trafficati sistemi di trasporto pubblico al mondo: in una serie di casi, che ovviamente hanno trovato grande risalto sulla stampa, dei viaggiatori sono stati spinti sotto treni in arrivo in atti completamente randomici – e proprio per questo più spaventosi.
Insomma, una situazione in divenire che, anche a causa delle percezioni dell’elettorato di ambedue le parti, ha attirato l’attenzione della politica. Recentemente, il Dipartimento di Giustizia americano ha annunciato un investimento di 78 milioni di dollari nella lotta al crimine, da destinare a organizzazioni che si concentrano su iniziative dal basso per mitigare la criminalità nei quartieri difficili delle grandi città. È solo l’ultima di una serie di investimenti in misure di prevenzione e, naturalmente, in finanziamenti alle forze dell’ordine per armarsi, assumere e formare nuovo personale, e aggiornare le proprie infrastrutture, per un ammontare difficile da stimare perché parte del più ampio American Rescue Plan sotto forma di grant alle municipalità per tamponare gli effetti negativi della pandemia nei bilanci delle amministrazioni locali, ma stimato dalla no-profit The Marshall Project in almeno 26 miliardi di dollari. L’amministrazione Biden non ha tuttavia intenzione di fermarsi, come dimostra l’annuncio del Safer America Plan a febbraio, con cui il Presidente invitava il Congresso a considerare un investimento di 37 miliardi da destinare nuovamente alle forze dell’ordine, inclusi 5 miliardi per programmi di prevenzione del crimine. Dal canto suo, Trump non ha perso tempo e ha pesantemente attaccato la Casa Bianca, additando ai Democratici un approccio troppo morbido nei confronti del crimine e, chiaramente, dando la colpa agli immigrati clandestini – senza corrispondenza fattuale. Quel che è chiaro, però, è che gli anni di relativo relax e di sperimentazione di nuove tecniche di policing sono finiti e si è tornati al ben rodato approccio tough on crime.