I prepper sono ancora di estrema destra?
Dalla paura dell'atomica fino alla pandemia di COVID-19, i prepper stanno perdendo appartenenza politica, o forse stanno solo diventando mainstream.
Abbiamo tutti sentito nominare una volta nella vita Costco, la multinazionale statunitense di ipermercati all’ingrosso dove praticamente si vende di tutto. Qualche giorno fa ha colpito la notizia del lancio sul mercato di un “Readywise Emergency Food Bucket”, un kit per cibo pronto per le emergenze, venduto a 80$. La scatola contiene 150 porzioni di cibo tra antipasti, primi, dolci e prodotti per la colazione, con una scadenza a 25 anni. Bisogna solo aggiungere acqua e il gioco è fatto. Se si fa un giro sul sito web di Costco, si scopre però che esiste tutta una serie di prodotti e kit creati appositamente per essere accumulati in caso di gravi emergenze su ampia scala. Se siete giustamente perplessi, sappiate che questa è solo la superficie di un mondo che esiste da molto tempo e che, da sottocultura, sta in realtà emergendo e diventando mainstream: quella dei doomsday prepper, o survivalisti.
Il survivalismo è un movimento nato principalmente nei Paesi anglosassoni durante la Guerra Fredda, quando la paura della minaccia nucleare era molto sentita, anche se il termine è comparso negli anni 80. I prepper proattivamente si preparano a catastrofi naturali, guerre, carestie, pandemie e altri eventi straordinari che possono sfaldare l’ordine sociale costituito, accumulando scorte di cibo, medicinali e beni utili alla sussistenza in bunker o strutture costruite appositamente. Inoltre, si preparano alla catastrofe addestrandosi in primo soccorso, autodifesa (arti marziali, uso di armi da fuoco) e in tutto ciò che possa servire per essere autosufficienti in tutto per tutto.
Secondo il criminologo britannico Michael Mills, che nel 2014 si è recato negli Stati Uniti per studiare questa sottocultura, i doomsday prepper sono un fenomeno puramente in linea con la storia e la cultura statunitensi: i valori dell’individualismo e dell’autosufficienza sono premiati nella società americana e sono le fondamenta del movimento prepper stesso. Intorno alla cultura prepper si sono sviluppate negli anni letteratura, magazine, siti web e convention che hanno certo contribuito a tenere in piedi una comunità, che ha trovato successivamente anche nei social media una cassa di risonanza per il passaggio di informazioni. Soprattutto, il movimento ha guadagnato visibilità nella cultura di massa con rappresentazioni in numerosi prodotti mediatici, tra cui fumetti, film e serie tv. Da grande fan di videogiochi, non posso che citarvi Fallout, in cui i Vault sono una chiara satira della cultura prepper dell’era atomica americana durante la Guerra Fredda, o The Last of Us, dove il mondo è piagato da un’epidemia di cordyceps, un fungo capace di trasformare gli esseri umani in scatole vuote assetate di carne e sangue, o ancora Far Cry 5, dove una comunità prepper ha instaurato un’autocrazia in Montana. Non ultimo, Death Stranding di Hideo Kojima, in cui il protagonista Sam deve consegnare le spedizioni a famiglie di prepper sparse in un mondo post apocalittico.
A partire dagli anni 2000 si è verificata una vera e propria ondata di revival per i doomsday prepper, dovuta agli eventi che negli ultimi 24 anni hanno sconvolto – diciamolo senza esitazione – il mondo. Nel 2017 si contavano circa 20 milioni di prepper negli States, e se ne stimava un aumento ulteriore. Il movimento prepper è stato storicamente accostato all’estrema destra, popolare specialmente tra persone appartenenti alle milizie armate come gli Oath Keepers, estremisti religiosi (cristiani, cattolici e evangelici) che credono fermamente nell’Apocalisse come castigo divino, e infine cospirazionisti più o meno bizzarri, che si preparano alla venuta degli alieni o a resistere alla deriva del Deep State come ultimo baluardo di libertà. L’alt-right, dunque, è riuscita a far presa sul movimento prepper con il classico utilizzo della retorica della paura e della paranoia: il terrore di venire travolti dagli eventi e da una rottura dell’ordine costituito porta al prepararsi per anni per l’inevitabile in modo da riuscire a sopravvivere dove il governo o la società non sono riusciti. Proprio per questo il percepito fallimento della società e dell’establishment ha reclutato prepper tra i cospirazionisti e i libertarian, abbastanza vicini agli ambienti alt-right. Lo stesso studio di Mills e di altri ricercatori che hanno studiato la sociologia del movimento prepper ha osservato come c’è stato un vero e proprio aumento di survivalisti duranti i due mandati di Barack Obama[1], oltre che un incremento dell’economia che ci gira intorno, come le spese di costruzione dei bunker o dei rifugi, di armi, kit, cibo e beni da stoccare. Tuttavia, osserva Mills, le stesse vendite sono drasticamente calate durante la prima presidenza Trump e gli stessi survivalisti intervistati affermavano di sentirsi più al sicuro con il tycoon alla guida del Paese[2], definendosi fieramente dei conservatori, Repubblicani, libertari.
La pandemia di COVID-19 ha decisamente dato un motivo ai prepper di esistere, ma ha registrato anche una tendenza di questo fenomeno a diventare più “mainstream”, emergendo ancora di più in superficie[3]. Se prima eravamo abituati a vedere i prepper come una banda di svitati strani, paranoici ed estremisti, le immagini delle corse ai supermercati, le scorte infinite per sopravvivere ai lockdown, l’arte di sapersi arrangiare sono entrati a forza nelle nostre vite, dandone un’enorme svolta. La demografica della stessa comunità dei doomsday prepper è cambiata e si è diversificata, accogliendo anche numerose persone POC, che iniziano a frequentare i luoghi di aggregazione prepper, sia fisici che online, ma persone di appartenenza politica più al centro o, addirittura a sinistra. Il futuro sta iniziando a spaventare tutti, dunque, tra possibilità di altre pandemie, il cambiamento climatico, la crisi energetica, le guerre in corso – in Europa e Medio Oriente – e un’instabilità politica ed economica, oltre che una rinnovata paura di una guerra nucleare. Una seconda presidenza Trump sarà dunque ancora un baluardo di sicurezza per coloro che sono pronti al disastro come nel 2016? Oppure siamo arrivati a quel punto dove fare affidamento solo su sé stessi è l’unica cosa che conta, senza alcun colore politico, e dove è molto più semplice sopravvivere con box di cento pasti liofilizzati facilmente accessibili a soli 80$?
[1] Mills, M.F., Obamageddon: Fear, the Far Right, and the Rise of “Doomsday” Prepping in Obama’s America. Journal of American Studies. 2021;55(2):336-365. doi:10.1017/S0021875819000501
[2] Mills, M. F. (2018). Preparing for the unknown… unknowns: ‘doomsday’ prepping and disaster risk anxiety in the United States. Journal of Risk Research, 22(10), 1267–1279. https://doi.org/10.1080/13669877.2018.1466825
[3] Smith N and Thomas SJ (2021), Doomsday Prepping During the COVID-19 Pandemic. Front. Psychol. 12:659925. doi: 10.3389/fpsyg.2021.659925