I Kansas City Chiefs vincono di misura il Superbowl dei record
I Kansas City Chiefs battono 38-35 i Philadelphia Eagles nei secondi finali di una partita che si candida a entrare nella storia del football.
Il cronometro segna meno undici secondi, c’è tutto il tempo per calciare il field goal che con ogni probabilità deciderà il Superbowl 2023. Snap-Hold-Kick… fila tutto liscio e Harrison Batker marca i tre punti che danno la vittoria ai Kansas City Chiefs, 38 per loro, 35 per i Philadelphia Eagles. La notizia è tutta qui, ma come ci siamo arrivati?
Prima
La presentazione del Superbowl, in certa stampa (qui un esempio italiano, non l’unico), ha faticato a resistere alla tentazione dialettica della sfida tra campioni, che per il football non funziona poi così bene. Certo, erano in campo i due quarterback protagonisti della stagione, Patrick Mahomes e Jalen Hurts. Sicuro, erano in campo due fratelli, Travis e Jason Kelce, ma sta di fatto che i quattro non si incrociano mai, perché sono tutti giocatori d’attacco. Le sfide personali sono altre e, sia pure davvero per un flebile soffio, le hanno vinte i Chiefs.
Un vecchio adagio recita: sono gli attacchi a vendere i biglietti, le difese a vincere le partite. Come tutti gli adagi, anche questo non convince poi molto, perché semplifica troppo: mica è così facile… il football consiste in una complicata connessione tra quattro elementi: attacco, difesa, special team e arbitri. C’è poi tutto il contorno per niente irrilevante, fatto di scelte del coaching staff (un time-out in meno prima per averne uno in più dopo?), situazione ambientale (in campo si scivola), infortuni (la caviglia del quarterback) e molte altre cose (il campo visivo delle telecamere per l’instant replay) che vi possono venire in mente.
Durante
A decidere questa (bellissima) partita hanno contribuito, come è ovvio che sia, vari fattori, uno però più di altri: la prestazione della linea offensiva di Kansas City. Patrick Mahomes è stato in campo con una caviglia messa male, ancora peggio dopo un placcaggio subito nel secondo quarto. La priorità per la falange oplitica schierata a sua protezione era unica e sola: scongiurare il peggio. Ci sono riusciti, i mastodonti della linea di Kansas City, in maniera esemplare, impedendo alla difesa di Philadelphia di mettere vera pressione al quarterback. Mahomes ha vinto il titolo di MVP, riconoscimento tanto meritato quanto poco esplicativo dell’indissolubile legame tra prestazione individuale e di squadra. Sarà probabilmente questo uno dei pensieri di Jalen Hurts, che ha giocato una partita quasi perfetta, ma il migliore in campo è tradizionalmente qualcuno della squadra che si guadagna l’anello.
Per dirla in breve, poiché le sintesi della partita le trovate davvero ovunque (la migliore di quelle che conosco è qui), i Chiefs hanno vinto grazie a un secondo tempo eccezionale, capace di gettare le basi di una rimonta difficile. Gli Eagles non hanno assolutamente fatto brutte cose, anzi, ma non sempre basta dare il proprio meglio; perché in campo ci sono gli avversari. Forse una decisione arbitrale arrivata in chiusura ha tolto a Philadelphia la possibilità di ribaltare tutto in un minuto o poco più. Valga, quel “forse”, a dire che non c’è nulla di scandaloso, semplicemente non si può escludere a priori che pure gli arbitri sbaglino, o magari sbagliamo noi a vederla diversamente da loro.
Infine, è arrivato il calcio di Batker, analizzato tra l’altro per DAZN da un molto interessante punto di vista, quello di Giorgio Tavecchio, kicker di professione e al momento unico italiano ad aver militato nella NFL. Sollecitato con buone domande, Tavecchio ha saputo descrivere al telespettatore in lotta con il sonno cosa può passare nella mente di chi calcia per vincere il Superbowl (è il sogno di chiunque giochi nel suo ruolo, ha detto): mi arriverà diritta, quella palla ovale? Riusciranno a tenerla ferma al punto giusto? Il mio piede d’appoggio farà per caso scherzi? Nessun inciampo, hanno vinto i Chiefs.
Dopo
Le previsioni “fatte troppo presto” tanto amate dai commentatori americani (e da chi scrive, lo ammetto) indicano nelle due finaliste le squadre più attrezzate per ripresentarsi al Superbowl 2024 (Las Vegas, 11 febbraio) e in chi ha perso le Finali di Conference (semifinali per i calciofili), San Francisco 49ers e Cincinnati Bengals, quelle più pronte a prenderne eventualmente il posto. Al momento è difficile smentire il pronostico, ma le variabili sono numerose e staremo a vedere; non posso però astenermi da scommettere il mio nichelino sulla potenziale sorpresa positiva per la prossima stagione: i Jacksonville Jaguars.
Complimenti ai Chiefs, dunque, di nuovo campioni due anni dopo aver sconfitto i San Francisco 49ers, quando la vittoria indusse l’allora presidente Donald Trump a salutare il trionfo della squadra del Kansas, dimenticando che Kansas City è in Missouri. Ve lo ricordate?
Nel frattempo o a piè di pagina
L’intervallo del Superbowl è atteso per la magnificenza celebrativa del tradizionale show, quest’anno affidato a Rihanna. Ora, onestà intellettuale richiede di non commentarlo, non per snobismo da purista dello sport, o forse magari un po’ sì… . Riproviamoci: onestà intellettuale richiede di non commentarlo perché non ne ho visto neppure un secondo, troppo impegnato a toccare con mano e cuscino le più volte decantate virtù del micro-sonno, perfetto per ripartire con il primo snap del terzo quarto. Lo consiglio a tutte e a tutti, non dimenticando di tenere una buona sveglia a portata d’orecchio. Se però la musica proprio vi interessa, che ne dite di commuoversi assieme ai fratelli Kelce ascoltando l’inno statunitense cantato da Chris Stapleton?