I DREAMers, una generazione schiacciata nel dibattito sull'immigrazione
Una proposta legislativa volta alla regolarizzazione di molti immigrati illegali, che rischiano di essere deportati. Ecco perché Il DREAM Act non è mai stato approvato.
Fonte: Copertina del Times del giugno 2012
Il tema dell’ immigrazione e della protezione - o non protezione - di uomini, donne e bambini che illegalmente vivono su suolo americano, senza aver un valido permesso di soggiorno, è da sempre stato molto caldo nel dibattito politico, legale e sociale statunitense.
Negli anni, vari esponenti del Congresso e del Governo avevano portato sul tavolo varie proposte legislative, volte alla regolamentazione dei permessi per tutti gli immigrati che vivevano negli Stati Uniti illegalmente. Tra queste, verso gli inizi degli anni duemila, venne proposto il DREAM Act, mai effettivamente approvato. La proposta iniziale prevedeva il soddisfacimento di alcuni requisiti da parte di coloro che avrebbero avuto la possibilità di beneficiare della protezione dall’essere deportato. Tra tali requisiti spiccavano l’essere arrivato negli Stati Uniti da bambini e l’aver conseguito un diploma di scuola superiore.
Dal DREAM al DECA Act
Il Dream Act, acronimo di Development, Relief and Education for Alien Minors Act, venne proposto per la prima volta nell’ aprile 2001 dal democratico Luis Gutierrez dell’Illionois, con il nome di “Immigrant Children’s Educational and Dropout Prevention Act of 2001”. Esso era volto a proteggere studenti immigrati senza permesso dall’essere deportati e consentiva loro di poter risiedere negli Stati Uniti. Questa prima versione della proposta di legge non ricevette i numeri necessari al Congresso e venne riproposta qualche anno dopo all’interno del Comprehensive Immigration Reform Act del 2006 e del 2007. Tuttavia, visto il forte scetticismo e le critiche verso tale misura, non divenne mai parte della riforma. Tra le motivazioni dietro questo nuovo rifiuto c’era la paura da parte dei membri Repubblicani del Congresso che essa potesse portare a un flusso sempre maggiore di immigrati senza un permesso di lavoro.
Nel 2009, il Dream Act venne nuovamente proposto con degli ulteriori requisiti. Il richiedente avrebbe dovuto avere un’età compresa tra i dodici e i trentacinque anni al momento dell’entrata in vigore della legge, essere residente negli Stati Uniti da almeno cinque anni e aver conseguito un diploma superiore. Nonostante questa nuova versione del disegno legislativo ebbe più seguaci delle versioni precedenti, durante il 2010 e il 2011, la mozione divenne oggetto di ostruzionismo da parte di alcuni membri del partito Repubblicano.
Una svolta si ebbe a partire dal luglio 2011 quando la California promulgò il California Dream Act, che permetteva l’accesso, per studenti immigrati illegali, a borse di studio per il college. Su questa scia, nell’agosto dello stesso anno, l’Illinois sponsorizzò borse di studio per figli di immigrati a prescindere dal loro status. L’allora presidente americano Barack Obama, per favorire il passaggio del Dream Act, ufficializzò che la sua Amministrazione avrebbe smesso di deportare gli immigrati illegali se in possesso di alcuni requisiti, tra cui quelli espressi dal Dream Act. Nell’agosto 2012 l’Amministrazione Obama promosse il Deferred Action for Childhood Arrivals (DACA), che consentiva ad alcuni individui di diventare immigrati regolari e legali negli Stati Uniti e poi richiedere il permesso per poter lavorare nel Paese. Al 2017 si stima che circa settecentomila persone hanno ottenuto tutti i documenti necessari per poter vivere su suolo americano legalmente.
Nel settembre 2017 l’Amministrazione Trump, data la sua rigida linea circa l’immigrazione illegale, decise di rescindere il DACA ed eliminare tutte i benefici e concessioni ad esso legate. Viste le azioni del Presidente, il Congresso propose nuovamente, con qualche modifica rispetto alle versioni precedenti, il Dream Act del 2017. Anche questa versione fu sfortunata come le precedenti e non divenne mai legge.
IL MOVIMENTO DREAMers
Mentre il Dream Act veniva discusso e ridiscusso venne a crearsi, a partire dai primi anni duemila, il movimento dei “DREAMers”. Quello che metteva in comune tutte le persone che si avvicinarono a questo movimento era una storia simile: migliaia di bambini e adulti che erano immigrati negli Stati Uniti e vivevano nel Paese senza alcun tipo di autorizzazione, stato legale e protezione. Il movimento dei DREAMers, allora come oggi, chiedono a gran voce il diritto di poter godere degli stessi diritti di coloro che hanno i vari permessi di poter risiedere su suolo americano. Per questa ragione il movimento ha influenza in ambito politico e giuridico, e chiede una nuova riforma sull’immigrazione in modo da proteggere tutti coloro che vivono nella costante paura di dover lasciare il Paese. Con l’evoluzione della tecnologia il movimento è una presenza costante sui social media, con l’hashtag #DREAMers, aumentando il proprio audience e la sua risonanza a livello nazionale. Uno dei momenti più importanti nella crescita del movimento è il “Trial of Dreams”, un evento tenutesi nel 2010 che prevedeva una marcia di più di duemila chilometri partita da Miami e terminata a Washington DC, e organizzata per la promuovere i diritti umani, lo sospensione di tutte le deportazioni e supportare il Dream Act.
La decisione di Donald Trump di rescindere dal DACA ha indignato l’opinione pubblica, rendendo ancora più influente il movimento e la sua lotta per i diritti degli immigrati che vivono illegalmente negli Stati Uniti. Inoltre, il movimento è appoggiato da varie associazioni e organizzazioni che chiedono una nuova e più aperta riforma sull’immigrazione nel Paese. Tra queste ci sono la United We Dream, la Define American, la FWD.us, che stanno avendo sempre più risonanza a livello mediatico e sui social.
Nonostante il movimento sia oggetto di critiche che riguardano essenzialmente la sicurezza e la criminalità nel Paese, non c’è dubbio che l’introduzione del Dream Act permetterebbe a coloro che rispondono ai vari requisiti di poter fare domanda per ricevere la cittadinanza americana, e terminerebbe tutti i dolorosi processi di deportazione degli immigrati illegali e dare un futuro migliore alle loro famiglie.