Il Nebraska dice addio alla CO2
È il primo stato repubblicano a virare verso la decarbonizzazione.
È una spinta che proviene dal basso, dalle tre grandi società di servizio pubblico elettrico del Paese, che in mancanza di un piano d’azione per il clima a livello statale hanno deciso di intervenire al posto del legislatore. La scorsa settimana, il consiglio di amministrazione del Nebraska Public Power District, con 6 voti favorevoli su 10, ha deciso di puntare sulla decarbonizzazione, con l’obiettivo di rendere lo Stato carbon neutral entro il 2050.
Il Nebraska è di fatto uno dei 27 Stati che non si è ancora dotato di un piano strategico per combattere il cambiamento climatico o di una legge che preveda la riduzione delle emissioni, a livello statale, entro il 2050. Ma ha la fortuna, al contempo, di essere l’unico Stato del Paese ad essere dotato di un servizio elettrico interamente pubblico e fondato su un sistema in cui sono direttamente i cittadini a eleggere i proprio delegati nei consigli di amministrazione delle principali società elettriche.
In totale 121 servizi pubblici, dieci cooperative e 30 distretti pubblici si occupano di gestire e fornire elettricità ai circa 1,8 milioni di cittadini; la gestione, di tipo cooperativo, consente di reinvestire i guadagni delle società su altri servizi, come l'istruzione pubblica.
In un territorio a maggioranza repubblicana, questo consente ai cittadini di mettere da parte il proprio credo politico e discutere pubblicamente di energie rinnovabili, una questione decisamente divisiva per Repubblicani e Democratici. Il che spiegherebbe perché, nonostante la recente svolta, i legislatori del Nebraska siano stato così lenti a prevedere la parziale sostituzione delle centrali a carbone con impianti di energia eolica, un'energia che lo Stato può ampiamente sfruttare, data la conformazione del territorio e il clima favorevole.
Se si guarda ai dati, ci si rende conto che la spinta verso le rinnovabili è arrivata solamente nell'ultimo decennio, quando la percentuale di eolico è passata dall’1% del totale dell’energia prodotta nello Stato al 20%, mentre contemporaneamente l’energia proveniente dalle centrali a carbone è stata a mala pena ridotta dell'11% (dal 66% nel 2000 al 55% nel 2019).
Il processo è lento ma le tre principali società elettriche, il Nebraska Public Power District, l’Omaha Public Power District e il Lincoln Electric System, insieme forniscono elettricità al 90% della popolazione, il che significa che entro il 2050 praticamente tutti i cittadini dello Stato riceveranno energia pulita.
Il primo grande passo - seppur lontano nel tempo - si deve all’ex senatore del Nebraska George Norris, membro del Congresso dal 1903 al 1913, leader progressista, noto per il suo sostegno al mondo dei lavoratori e dei sindacati. Grazie ai suoi irriducibili sforzi nel 1933 venne istituita, con il cosiddetto "Enabling Act", la Tennessee Valley Authority, società di proprietà federale che ha consentito un veloce sviluppo della rete elettrica e della sua gestione sul territorio dello Stato.
Con i successivi atti del 1935 e del 1936, il Public Utility Holding Company Act e il Rural Electrification Act si è posto fine - prima ancora che potesse costituire un problema - alla formazione di un monopolio nel settore elettrico, realizzando da subito l’ideale dell’eguale accesso all’elettricità, in un territorio in cui difficilmente a tutti i cittadini poteva essere garantito.
Il Nebraska è oggi dotato di oltre 27.000 miglia di linee elettriche ma, il dato più rilevante riguarda il costo dell’elettricità, uno dei più bassi nel Paese. I cittadini pagano in media 0.1060$ per kwatt all'ora, una cifra decisamente più bassa rispetto agli Stati limitrofi.
L’accordo prevede un impegno non vincolante e non richiede necessariamente la totale transizione dal carbone alle fonti verdi ma prevede l’introduzione di una tecnologia di cattura del carbone come soluzione da incorporare nelle centrali a carbone e a gas naturale. È dunque prevedibile che i combustibili fossili saranno ancora a lungo un'importante parte del mix energetico, quantomeno fino e forse oltre il 2050.
Tuttavia, nel silenzio generale degli Stati repubblicani nella lotta alla crisi climatica, è pur sempre un piccolo grande passo verso il futuro e un esempio per la comunità nazionale.