La fuga degli assicuratori
Proteggere le case da incendi, alluvioni e uragani diventa una questione elitaria. Nelle aree più a rischio non c’è cifra che trattenga le compagnie assicurative

Cosa dovrebbe accadere per spingere la maggior parte delle persone a percepire la crisi climatica come un problema urgente? Paradossalmente potrebbe bastare una frase: “La sua proprietà è ubicata in un’area a rischio che non soddisfa più requisiti minimi richiesti dalla compagnia”. Potrebbero bastare le prime righe delle lettere che le compagnie assicurative stanno inviando a un numero sempre crescente di famiglie americane, per informarle dell’annullamento dei contratti che tutelano le loro abitazioni in caso di danni e disastri ambientali. Queste parole potrebbero essere lette come un efficace promemoria della fragilità della nostra vita domestica, della sua vulnerabilità rispetto a fenomeni o eventi estremi, soprattutto quando nel frattempo sui social e in televisione sfilano le immagini dei roghi che hanno spazzato via le dimore di decine di migliaia di californiani. Il venir meno della copertura assicurativa priva le persone della sicurezza di avere a bordo almeno un paracadute da usare in caso di emergenza, per attutire l’impatto.
Solo negli ultimi sei anni negli Stati Uniti sono stati annullati più di 1,9 milioni di contratti, per scelta degli assicuratori o per le difficoltà dei clienti nel sostenere il prezzo di polizze sempre più alte, a volte anche a fronte di una copertura assicurativa ridotta. La crisi climatica non è certo l’unico fattore a spingere le compagnie assicurative ad abbandonare le famiglie americane, un ruolo rilevante è ricoperto dalle diverse regolamentazioni statali, dall’aumento dei costi di costruzione, dal rischio di frodi e contenziosi e dall’andamento del mercato riassicurativo globale. A differenza di questi elementi, però, i rischi derivanti dai cambiamenti climatici non sono legati a nessuna contingenza, la loro intensità non dipenderà da trend economici né da scelte politiche, perlomeno nel breve periodo. Nei prossimi anni le catastrofi ambientali continueranno a peggiorare e ci vorrà molto tempo prima che le politiche ambientali adottate a livello mondiale, ammesso che vengano tradotte in realtà, inizino a dispiegare i propri effetti e mitigare gli impatti della crisi. È ragionevole pensare che il cambiamento climatico farà la parte del leone. Del resto, i fenomeni meteorologici estremi stanno già incidendo parecchio sulle decisioni degli assicuratori.
Un recente studio realizzato dalla Commissione Bilancio del Senato ci aiuta ad avere contezza della situazione, fotografando anno dopo anno, dal 2018 al 2023, contea per contea, il numero di mancati rinnovi e annullamenti delle assicurazioni sulle case. Gli Stati e le contee più esposti al rischio di fenomeni come incendi, alluvioni e uragani sono quelli con i tassi di annullamento più elevati, ma il problema inizia a riguardare anche luoghi tipicamente considerati a basso rischio. Il giornalista del New York Times Christopher Flavelle ha coniato l’espressione “Iowa Effect”, proprio per indicare il fatto che anche in Stati più sicuri rispetto alle minacce della crisi climatica ormai si registrano tutti i campanelli d’allarme di una crisi assicurativa: le polizze aumentano, la copertura media si restringe e le compagnie iniziano a smontare le tende. La California, la Florida e la Louisiana sono i canarini nella miniera, ma la crisi delle assicurazioni sulla casa, al pari di quella climatica, pare sia in procinto di abbattersi anche su altre aree del Paese, come le regioni costiere del New Jersey, la costa e l’entroterra del North Carolina, il Montana, l’Oklahoma o il New Mexico.
Oltre al dato geografico, lo studio rileva una correlazione positiva estremamente chiara tra il numero di annullamenti e l’aumento del valore delle polizze assicurative, a dimostrazione di quanto i cambiamenti climatici siano in grado di incidere sul costo della vita delle persone. Il problema non riguarda solo chi possiede già un’abitazione, ma anche chi vorrebbe acquistarla: senza assicurazione non è possibile ottenere un mutuo, e senza mutuo la maggior parte degli americani non può acquistare casa. L’impatto sul mercato immobiliare potrebbe essere devastante, perché un minor numero di potenziali acquirenti non può che condurre a una riduzione del valore delle case. In questo modo le comunità ritenute troppo pericolose per essere assicurate corrono il rischio di un calo del valore delle proprietà, che a sua volta comporta minori entrate fiscali da destinare ai servizi di base, come polizia e scuole.
Ciò che sta accadendo in California offre una rappresentazione plastica del problema. Tra il 2020 e il 2022 le compagnie assicurative hanno deciso di non rinnovare 2,8 milioni di contratti nello Stato, 531.000 dei quali solo nella contea di Los Angeles. Un’ampia porzione del territorio ad alto rischio di incendi è rimasta del tutto scoperta, lasciando in difficoltà migliaia di persone costrette a rinunciare all’assicurazione o a ricorrere a un programma statale chiamato California Fair Plan, che in genere fornisce polizze assicurative a prezzi più elevati e garantendo una copertura inferiore rispetto a quelli offerti dalle compagnie private. Il California Fair Plan dovrebbe operare come assicuratore di ultima istanza, a cui ricorrere in assenza di alternative, ma la domanda per le sue polizze è schizzata alle stelle nell’ultimo periodo, soprattutto nelle zone più a rischio, visto l’abbandono delle compagnie private. Non a caso, molte delle abitazioni interessate dagli incendi di gennaio sono coperte proprio da questo programma. Stando alle ultime dichiarazioni rilasciate dal California Fair Plan, il piano dovrebbe essere in grado di coprire tutti i danni causati dagli ultimi roghi e di rispondere ai clienti che stanno presentando dei reclami. Resta un’incognita quale sarà la sua situazione finanziaria una volta terminata l’emergenza.
Gli incendi hanno solo peggiorato e reso ancora più lampante una situazione già ben nota ai californiani. Qualche settimana prima che le fiamme avvolgessero la contea di Los Angeles, il Dipartimento delle assicurazioni statale aveva annunciato il lancio di nuove regole pensate per spingere gli assicuratori privati a coprire buona parte delle aree più esposte al rischio di incendi, imponendo loro di stipulare in queste zone un numero di contratti pari ad almeno l’85 per cento di quelli conclusi nelle aree meno vulnerabili. Dall’altro lato, però, è stata soddisfatta anche una richiesta che le compagnie avanzano da tempo: la possibilità di includere i costi di riassicurazione nel calcolo dei premi. Questo porterà inevitabilmente a un aumento delle polizze, a discapito dei proprietari, rendendo sempre più costoso vivere in California.
La possibilità di tutelare le abitazioni dal rischio di disastri ambientali finisce così per diventare elitaria, e non solo nel Golden State, mettendo in luce come la crisi climatica vada affrontata anche in un’ottica di giustizia sociale.