Gli obiettivi centrati da Biden nei primi anni
Sebbene non siano sufficienti a garantirsi la rielezione, Joe Biden ha ottenuto importanti risultati nella prima parte del suo mandato. Vediamo quali sono.
Si sono dette molte cose sulle difficoltà che avversano l’amministrazione Biden e sugli ultimissimi sondaggi per le prossime elezioni presidenziali, che fanno trasparire l’immagine di una Casa Bianca sempre più insicura e impotente. In realtà, gli scorsi quattro anni hanno visto una fervida attività da parte della presidenza, che ha continuato a portare avanti i suoi obiettivi anche dopo le midterms del 2022 e la ‘perdita’ della Camera dei Rappresentanti. Dagli sforzi per contrastare la pandemia, alla ripresa economica e ai grandi investimenti infrastrutturali, Joe Biden non è mai stato fermo e sconta anche una grande stanchezza, determinata dalle molteplici sfide domestiche e internazionali affrontate dalla sua presidenza.
La Pandemia e l’American Rescue Plan
La presidenza Biden si è insediata all’apice della pandemia di COVID-19 che, nei mesi invernali del 2020, aveva iniziato a diffondersi in maniera gravissima negli Stati Uniti. In uno scenario complicato dal movimento novax, particolarmente forte nello strato di popolazione legato a Donald Trump, Biden ha presieduto sulla complessa e vastissima campagna di vaccinazione americana, culminata a fine 2021 con la vaccinazione di almeno il 70% della popolazione statunitense.
Notevoli sono stati anche gli sforzi dell’amministrazione per mitigare i danni economici generati dalla pandemia, tra cui l’American Rescue Plan, misura bipartisan approvata dal congresso a inizio 2021. Con uno stanziamento di circa due trilioni di dollari, il Rescue Plan forniva circa millequattrocento dollari a ogni cittadino americano e metteva in piedi un fondo di cinquanta miliardi di dollari per aiutare le piccole imprese, particolarmente colpite dalla pandemia. Per alcuni economisti, l’azione tempestiva di Biden è stata chiave nella veloce e potente ripresa dell’economia americana, seppur conducendo ad una repentina risalita dell’inflazione.
Clima, infrastrutture e sviluppo tecnologico
Il principale successo Bideniano rimane tuttavia l’Inflation Reduction Act (IRA), un vasto pacchetto di leggi e misure che deve il suo nome ad un astuto quanto rocambolesco compromesso tra la presidenza Biden e Joe Manchin, storico senatore ‘democratico conservatore’ della West Virginia, oppostosi precedentemente al ‘Build Back Better Act’ per via del peso che avrebbe imposto sulle finanze pubbliche.
L’Inflation Reduction Act, varato nel 2022 include una serie di riforme del sistema di tassazione volte a ridurre il deficit pubblico, innalzando le tasse sulle grandi imprese e finanziando un’espansione dello Internal Revenue Service (IRS), l’agenzia delle entrate americana. Da un bottino previsto di settecentotrentasette miliardi di dollari, circa quattrocentotrentasette miliardi verranno spesi per finanziare la transizione ecologica negli Stati Uniti, ampliare i servizi ed i benefit sanitari previsti dall’Affordable Care Act (altresì noto come Obamacare) e ampliare la produzione domestica di energia.
Ancor prima dell’IRA c’era stato lo Infrastructure Investment and Jobs Act (IIJA), un provvedimento bipartisan volto a mobilitare ingenti fondi per modernizzare e ampliare le infrastrutture federali, operando su strade, ferrovie, sistemi di approvvigionamento elettrico e sulla diffusione dell’internet broadband. Un altro provvedimento imponente, con un costo stimato di almeno quattrocento miliardi di dollari destinati agli investimenti.
Importante è anche il CHIPS and Science Act, volto ad effettuare un’operazione di reshoring e ampliamento della produzione di semiconduttori da parte di industrie americane quali Intel e ad aumentare sensibilmente la quantità di fondi destinata alla ricerca e sviluppo civile e militare. Un altro provvedimento bipartisan, motivato dalla necessità percepita di mantenere alta la competizione con l’apparato militare-industriale della Repubblica Popolare Cinese.
La Politica Estera
Biden, sin dal suo primo G7 nel 2021, ha propugnato una linea di ritorno degli Stati Uniti all’attiva partecipazione e sostegno delle istituzioni internazionali, intaccata dalla presidenza Trump. I suoi sforzi si sono focalizzati sul ricostruire il rapporto americano con l’Unione Europea, ma anche sul rinvigorire la cooperazione strategica della ‘Quad’, la partnership di sicurezza americana con Australia, Giappone e India.
Vitale è stato l’apporto statunitense alla resistenza ucraina: nonostante i problematici sviluppi degli ultimi tempi, gli Stati Uniti continuano ad essere il principale fornitore di aiuti militari che si sono rivelati chiave nella difesa e nella parziale liberazione del territorio ucraino da parte delle forze occupanti russe.
Complessa è stata invece la gestione del dossier Cina, iniziata con un innalzamento della presenza militare americana nello stretto di Taiwan, ma moderata negli ultimi anni da una serie di incontri programmatici con la leadership cinese culminati nella visita a San Francisco di Xi Jinping, volta a una parziale distensione dei rapporti americani con la Cina su temi relativi alla lotta al surriscaldamento globale e al riequilibrio del commercio bilaterale tra i due paesi.
Le Zone d’Ombra
Nonostante l’impegno profuso, Biden non è riuscito comunque a portare avanti diversi capitoli del suo programma elettorale per mancanza di capitale politico e, a partire dal 2023, dalla mancanza di una maggioranza relativa nella Camera dei Rappresentanti. Particolarmente bistrattato è stato il dossier immigrazione, soggetto soltanto di piccoli provvedimenti esecutivi volti a porre fine alle pratiche discriminatorie dell’amministrazione Trump e a ripristinare lo status dei Dreamers, bambini latinoamericani immigrati clandestinamente nel paese da piccoli a cui era stato concesso un percorso speciale per ottenere la cittadinanza USA.
Nonostante questi successi significanti e la forza impressionante dell’economia americana, la presidenza Biden rimane comunque impopolare per una larga fetta di americani. Le motivazioni sono molteplici, ma impera soprattutto una percezione del quarantseiesimo Presidente come eccessivamente anziano, poco reattivo e incapace di entusiasmare il pubblico.
È ancora da vedere se la sostanza della presidenza Biden riuscirà a colmare le apparenze.