Gli ostacoli di Sydney McLaughlin
La 23enne americana ha registrato un nuovo record nella corsa a ostacoli ai mondiali di Eugene, dominando la competizione. Che cos'avrà in serbo per lei il futuro?
Sulle piste dell’Oregon, il 22 luglio scorso una sublime atleta, Sydney McLaughlin, con le sue eleganti e ritmiche falcate percorreva i sentieri della storia dell’atletica, rinnovandoli. Retorico? Certo, retorico. Ma è una licenza che l’appassionato di sport si concede. Specie se la sua ricerca di notizie e commenti sullo sviluppo dei campionati mondiali di atletica leggera si scontra con le scelte dei siti sportivi italiani: pagine d’apertura dedicate a un calciatore che accusava un ex-compagno di squadra di non avere avuto rispetto (a che titolo non lo sa, perché non ha letto) o a una coppia di attaccanti di medio livello che avevano condiviso sullo stesso prato mezz’ora di un’amichevole estiva (come sia finita non lo sa, perché non ha letto).
Certo, ad avere tempo e cercando con certosina pazienza, anche nello sportivamente incolto Stivale qualcosa si è scritto, ma troppo, davvero troppo poco. Colmiamo lacune allora, con il devoto rispetto dovuto alla storia.
50”68
Il titolo del paragrafo è dedicato al tempo di McLaughlin, nuovo record del mondo siglato battendo nientepopodimeno che sé stessa, impresa per niente agevole. Ci sono vari modi per immaginare il valore della cifra, per esempio contando di quanto si sia superata (73 centesimi), o il distacco tra lei e la seconda arrivata Femke Bol (quasi un secondo e mezzo), ma quanto più colpisce l’appassionato di cui sopra è che se Sydney avesse partecipato alla finale dei 400 piani, sarebbe arrivata settima correndo lei con gli ostacoli e le altre no.
I cronisti di RaiSport, come tanti altri, si chiedevano cosa lei potrebbe mai fare se decidesse di dedicarsi al giro di pista senza ostacoli. Di certo arriverebbe almeno settima, ma c’è da pensare che togliendo gli ostacoli un po’ di tempo lo potrebbe risparmiare. Un indizio lo troviamo analizzando i tempi della staffetta 4x400 corsa il giorno dopo. Schierata come quarta e ultima nella squadra statunitense, McLaughlin ha corso la propria frazione lanciata in 47”91, un secondo e trentotto centesimi più veloce della seconda, la sua compagna di squadra Britton Wilson, le altre sono tutte a più di due secondi di distacco. Oro anche qui, quasi superfluo scrivere.
Passato, presente, futuro
Freddi numeri, che non riescono a restituire l’emozione provata nel vedere Sydney McLaughlin correre. La gara di Eugene-Oregon (pista dei campionati mondiali) davvero è l’immagine della perfezione: ritmo costante, passaggio degli ostacoli elegantissimo, falcata ampia e quanto di bello vi aggrada di aggiungere, fatelo pure e non sbaglierete. Tra le possibilità di godervi il video vi segnalo questa, che alla magnificenza del gesto atletico aggiunge l’entusiasmo del commentatore competente. Vi consiglio anche dell’altro. Senza sminuire l’oro olimpico di Tokyo, guardatevi l’unico titolo NCAA vinto da Sidney nell’anno da freshman (2018), sotto la pioggia. Scritto per inciso, unico perché dopo è passata di livello e non ha più partecipato ai campionati universitari.
Quando si è testimoni di imprese simili, c’è poco da nascondere, a qualcuno sorge sempre il sospetto del doping. Per questo ho voluto fare riferimento al titolo NCAA 2018: McLaughlin è sempre stata dannatamente speciale e fin da teenager (prima partecipazione olimpica a Rio 2016, a diciassette anni ancora da compiere) ha mostrato un talento difficilmente misurabile. Teniamoci la bellezza, quindi, e lasciamo perdere i sospetti.
Si pone ora l’incognita del futuro per chi ha registrato un record tale da sembrare molto vicino al limite delle possibilità umane, tenendo però a mente che Sydney è nata il 7 agosto 1999 e la sua carriera dovrebbe essere ancora lunga. Cambiare gara, provare i già menzionati 400 piani, i 100 ostacoli, inventarsi cose nuove? Sempre che davvero il limite sia stato raggiunto e non ci sia ancora margine nei “suoi” 400 ostacoli. McLaughlin dice di avere fiducia incondizionata nel suo allenatore, Bob Kersee, e ci mancherebbe, trattandosi di un vincente assoluto che ha dimostrato nella sua lunga carriera di sapere allenare le campionesse e i campioni più mirabolanti.
Non ci resta che aspettare, pronti allo stupore, come anche a cancellare dalla reading list quei siti che parlano di calciatori incapaci di portare rispetto. Facciamolo per rispetto di noi stessi.