NBA: sale l'attesa per il Draft
Ecco che aspetto potrebbe avere il Draft NBA di quest'anno, con le dita incrociate per tre italiani in corsa per un futuro da stelle del basket americano.
Manca sempre meno al Draft NBA 2022, l’evento annuale tramite il quale le 30 franchigie NBA si possono assicurare le prestazioni dei migliori giovani (con il limite quest’anno dei nati nel 2003) in 2 turni, detti giri, di scelta.
Questo Draft si presenta come particolare e interessante, infatti sembra mancare il super talento generazionale, come ad esempio quello che era Zion Williamson nel 2019, e un po’ di star power in generale ma a questo fa da contraltare una “lunghezza” non comune. Infatti anche tra i mock draft degli esperti del settore non si trova né una prima scelta assoluta comune né un primo giro con nomi simili; si vedono 4 giocatori additati come miglior giocatore della classe, ovvero il nostro Paolo Banchero, Chet Holmgren, Jabari Smith e Jaden Ivey, forse quello meno considerato dei quattro.
Per quanto riguarda il primo giro, composto da 30 scelte, i nomi che si leggono sono una cinquantina, tra cui spesso figurano anche i nostri Gabriele Procida e Matteo Spagnolo, mentre per tutto il Draft si ritengono possibili giocatori da NBA, nel giusto contesto, una ottantina di giocatori, nonostante le scelte siano solo 58 quest’anno, a causa di una violazione delle regole del mercato da parte di Milwaukee e Miami che hanno così perso la loro scelta.
Ma cosa rende questi quattro giocatori così intriganti? Proviamo a descriverli un po’, parlando dei pro e dei contro. Partendo dal nostro Paolo Banchero, il quale, insieme a Chet Holmgren, era il grande candidato alla prima scelta già da inizio stagione.
Paolo from Italy with love
Paolo è un potenziale mismatch vivente. È difficile trovargli un difensore in grado di stargli davanti: è 209cm per 113kg circa, ma gioca molto spesso con la palla in mano, operando i pick&roll sia da bloccante che da palleggiatore.
È troppo grosso per gli esterni e troppo agile e coordinato per i lunghi. Ha un ottimo footwork e sa leggere bene il campo, ha un buon tocco e potrà crescere come tiratore, al momento ha fatto vedere dei momenti positivi nel fondamentale, ma non è costante.
In difesa, sia per alcune brutte abitudini legate all’età, sia per un carico offensivo notevole, non è stato sempre brillante, ma ha il corpo e la mobilità per farsi valere anche nella propria metà campo.
L’incognita Chet
Uno dei suoi “rivali” per la prima scelta assoluta, fin dai tempi dell’High School, è Chet Holmgren, lungo moderno e filiforme in uscita da Gonzaga. Chet è salito alla ribalta un paio di anni fa quando da perfetto sconosciuto in un pick-up game estivo nello “Steph Curry Camp” ha ipnotizzato Stephen Curry stesso con un doppio crossover dietro schiena prima di chiudere al ferro con una prepotente schiacciata; il tutto, ricordiamo, dall’alto di 215cm.
Non facciamoci però illudere da questi highlight: Chet è un prospetto il cui biglietto da visita è senza dubbio la metà campo difensiva. Infatti, la sua combinazione di lunghezza (215 cm di altezza, quasi 230 cm di apertura alare), tempismo, comprensione del gioco e mobilità lo rende un difensore in aiuto estremamente pericoloso, capace di coprire distanze enormi in pochissimo tempo alterando tutto ciò che passa nei pressi del ferro ma allo stesso tempo rimanendo disciplinato anche sul perimetro. Non è Bam Adebayo o Evan Mobley, entrambi giocatori già presenti in NBA, ma è abbastanza mobile.
Quello che però lo rende affascinante e un prospetto top è la metà campo offensiva. L’ex compagno di squadra al liceo di Jalen Suggs, guardia degli Orlando Magic, è un tiratore decisamente sopra alla media (39% da 3) con un rilascio fluidissimo e molto alto. Inoltre, legge bene il gioco e sa anche attaccare dal palleggio. Il grande dubbio su di lui è la fisicità. Nonostante al college abbia retto in maniera discreta l’urto, rimane pur sempre un 215cm per 90kg, forse anche qualcosa in meno.
I due terzi incomodi: Smith e Ivey
Oltre ai 2 “promessi sposi” per le prime posizioni, nel corso della stagione si sono aggiunti due terzi incomodi per le primissime posizioni, Jabari Smith da Auburn e Jaden Ivey da Purdue.
Jabari Smith sembra un giocatore cucito dal sarto per questo basket, eccellente tiratore, il migliore della classe, in un corpo da lungo (208cm per 215cm di braccia circa) ma che si trova estremamente a suo agio nel difendere sul perimetro e contro avversari anche molto più piccoli di lui.
I più grandi dubbi su di lui riguardano la sua effettiva capacità di crearsi un tiro da solo, senza dipendere dai compagni, ma è ancora estremamente giovane (2003, gli altri 3 sono tutti 2002) quindi è lecito aspettarsi dei miglioramenti.
Se per Jabari ci si poteva aspettare che entrasse nella conversazione vista la sua combinazione di taglia e tiro, Ivey ha sorpreso molti addetti ai lavori, considerando che appena una ventina di mesi fa faceva fatica a entrare tra i migliori 80 giocatori in uscita dal liceo. In 2 anni al college la guard ormai ex Purdue ha mostrato dei miglioramenti incredibili, abbinando a un atletismo da primo della classe un buonissimo ball-handling, un tiro in cui ha molta fiducia (nonostante una meccanica singolare), una buona capacità di coinvolgere i compagni, soprattutto in transizione, e una buona capacità di giocare senza palla. I dubbi più grandi su di lui riguardano appunto l’efficacia del suo tiro e di conseguenza il rispetto che la difesa avrà nei suoi confronti come tiratore.
Gli altri
Oltre ai “magnifici 4”, con Ivey però candidato a scendere anche verso la quinta o sesta scelta (ha rifiutato i workout con Sacramento, proprietaria della quarta scelta, e non ha fornito nemmeno i dati medici, facendo intendere più o meno esplicitamente di non voler finire lì), ci sono altri nomi che verosimilmente andranno via in “lottery” (le scelte fino alla 14 sono definite lottery).
Il primo della lista sembra Keegan Murray, ala 22enne da Iowa, giocatore intelligente in difesa e capace di difendere su più posizioni e dotato di un buon tiro e di un buon fisico per sfruttare i mismatch in attacco. Oltre a lui troviamo Bennedict Mathurin da Arizona, guardia/ala atletica e tiratrice, potenzialmente anche un buon difensore; Dyson Daniels, playmaker/ala “oversize” con ottimi istinti per il gioco su entrambe le metà campo e un buonissimo tocco; Johnny Davis, guardia realizzatrice con un motor infinito capace di essere il miglior scorer della squadra e allo stesso tempo il miglior difensore; Jeremy Sochan, ala moderna e versatile, capace di cambiare su tutti in difesa e dotata di un gran QI; AJ Griffin, guardia/ala di Duke e compagno di Banchero, super tiratore e super fisico che però si porta dietro parecchie insidie a causa di parecchi infortuni patiti negli ultimi anni.
Dopo questi giocatori, la situazione diventa più nebulosa con parecchi giovani che potrebbero strappare un posto in lottery o scendere inesorabilmente verso la fine del primo giro, se non addirittura verso il secondo.
Oltre a Paolo Banchero abbiamo, come detto in precedenza, anche altri 2 alfieri italiani con velleità di Draft, probabilmente entrambi da secondo giro: Gabriele Procida e Matteo Spagnolo.
Tra i due quello con più appeal in ottica NBA è il primo, che sembra adatto a fare lo specialista: ha taglia, tiro e atletismo e se dovesse migliorare come continuità e consistenza, specie in difesa, potrebbe ricavarsi un ruolo nella lega per parecchi anni.
Discorso leggermente diverso per il prodotto della cantera del Real Madrid: Spagnolo ha un gioco più on ball, ha fatto vedere degli attimi come passatore e tiratore dal palleggio, ma ci si interroga sulla sua esplosività e difesa in ottica NBA. In più, il suo ruolo è molto più difficile e delicato rispetto a quello di Gabriele: è richiesto più talento ed è più difficile adattarsi a fare altro quando sei abituato a giocare in un certo modo.
La speranza per noi è che per tutti e 3 il futuro sia radioso e ricco di soddisfazioni (magari anche con la nazionale), a prescindere dal ruolo che andranno poi effettivamente a svolgere.