March Madness, la stagione di basket NCAA alla cavalcata conclusiva
La Follia di marzo, la March Madness della pallacanestro universitaria USA, è arrivata. Ecco la nostra anteprima, con un occhio alle stelle emergenti del nostro Paese.
Oggi è la Selection Sunday, anteprima di una March Madness del resto già iniziata con i Tornei di Conference. Eh? Che stai a scrivere? Se avete resistito alla prima riga, vi ringrazio e mi spiego.
Vocabolari
Innanzitutto: si parla di basket, in particolare di basket NCAA, quello universitario americano. NCAA sta per National Collegiate Athletic Association. Ecco gettate le fondamenta per capirci, ma andiamo avanti: la stagione di questo basket parte tradizionalmente a inizio novembre – e noi di Jefferson ne avevamo scritto qui. Poi si sviluppa attraverso una serie di partite che contemplano una quota abbondante di scontri tra squadre appartenenti alla stessa Conference (semplificando, gruppi di università organizzate per geografia e prestigio), che eleggono il team campione alla fine di un torneo a gara secca.
In conclusione, sessantotto squadre al maschile, sessantotto al femminile si giocano il titolo nazionale con un torneo a eliminazione diretta: quattro incontri di turno preliminare e poi tabellone tennistico per arrivare da sessantaquattro a uno, passando per le Final Four che in tanti al Basket NCAA hanno copiato. È spiegato tutto qui (donne), ma anche qui (uomini).
La Selection Sunday è la domenica nella quale si designano le magnifiche sessantotto, con un mix di selezioni automatiche (chi vince una Conference, per esempio) e di scelte fatte da saggi e dettate dall’andamento della stagione. Il tabellone si svela in diretta televisiva e uno dei giochi preferiti dei fan statunitensi (e non solo) è di prevedere come andrà a finire, partita per partita. Vista l’infinità di possibilità capita che nemmeno uno o una su un milione riesca a indovinare. Il presidente Obama era ed è un grande appassionato di questo gioco al pronostico.
La March Madness, Follia di marzo, è il nome del torneo che riduce tutto da sessantaquattro a uno.
Chi vince?
Rispondo alla domanda con due dati.
Il primo. Lo scorso sabato 26 febbraio le prime sei squadre del ranking maschile giocavano tutte e tutte hanno perso, in ordine: Gonzaga (1), Arizona (2), Auburn (3), Purdue (4), Kansas (5), Kentucky (6). Il secondo: la squadra top della NCAA femminile è South Carolina, che in tutta la stagione aveva perso una volta sola. Poi è arrivata la seconda sconfitta, nella partita che valeva il titolo della SEC (South Eastern Conference). Ha vinto Kentucky, università che fino al 10 febbraio aveva un record di nove vinte e undici perse, due/otto all’interno delle partite SEC. Ma da quel giorno in poi hanno iniziato a vincere. Si fermeranno? Secondo Dre'una Edwards, che contro South Carolina ha segnato il canestro decisivo (tra l’altro unico momento in cui Kentucky è stata in vantaggio), non si fermeranno affatto.
Sì, va bene, ho fatto capire quanto sia difficile pronosticare… ma chi vince? Per onestà intellettuale dovrei restare alle personali previsioni di inizio anno: al maschile avevo scelto Oregon, andata talmente male che neppure parteciperà alla March Madness. Quindi ho già perso. Rimango invece con la scelta femminile di debutto stagione: Connecticut, contando la superstella Paige Bueckers abbia davvero recuperato dall’infortunio al ginocchio che l’ha fermata a lungo.
Pezzi d’Italia
Chi segue il basket avrà sicuramente sentito parlare di Paolo Banchero, italo-americano dal passaporto italiano che tante speranze regala alla nazionale, che è stella di Duke, che ha giocato una stagione in linea con le previsioni (elevate), che si prevede possa essere scelto tra i primi tre del prossimo draft NBA. Penso di non sbagliare commentando che molti meno conosceranno Lorela Cubaj, italiana nata a Terni, che in nazionale già ha giocato partecipando a due Europei, che è stella di Georgia Tech, che ha giocato una grande stagione universitaria, che si prevede possa essere tra le prime dieci del prossimo draft WNBA. Entrambi questi sontuosi talenti parteciperanno alla grande festa della March Madness.
C’è un italiano, però, che non riuscirà a parteciparvi. Sono io, che avevo in programma un bel visiting al Boston College per un paio di mesi. Poi cose che capitano mi hanno impedito di partire e di partecipare a qualche partita del mio primo torneo finale live, da spettatore ovviamente. Amen, anche se il malincuore aumenta nel leggere che al momento in cui scrivo il Boston College vede la sua squadra femminile (di cui sono tifoso convinto) collocata nel poco invidiabile gruppetto delle prime quattro escluse dalla Follia di Marzo.
Vorrà dire che anche quest’anno troverò appiccicato sopra il divano il cartello “Occupato per March Madness”. Vi farò sapere come è andata.