Three is a magic number: l'Italia fa tris al draft NBA
Fan in delirio per Paolo Banchero, secondo italiano scelto per primo sedici anni dopo Andrea Bargnani. Soddisfazione anche per Procida e Spagnolo, chiamati al secondo giro.
L’Italia ha vinto il Draft NBA 2022. Alla fine, Paolo Banchero è stato scelto per primo davanti ai più quotati Smith (finito a Houston) e Holmgren (nuovo pupillo di Oklahoma City), come avevano previsto i bookmakers, che avevano chiuso le scommesse con il talento di Seattle favorito rispetto agli altri due.
Per l’Italia è quindi un trionfo senza paragoni. Soltanto due volte le franchigie NBA hanno scelto per primo un cestista europeo e tutte e due le volte si trattava di un giocatore italiano. Nel 2006 fu il turno di Andrea Bargnani, proveniente da una stagione ai massimi livelli che valse lo scudetto a Treviso. Purtroppo, la storia la conoscono tutti: tra infortuni e scelte sbagliate, la carriera del “Mago” non decollò mai.
A riscattare il nostro Paese oggi ci ha pensato questo ragazzone italoamericano di due metri e otto centimetri di cui si parlava bene già alcuni mesi prima della parentesi al college. E a cui, certo, non manca l’ambizione:
Il mio limite sarà il più in alto possibile. Non ho limiti. Ho già tanti obiettivi per le prime fasi della mia carriera. Voglio essere Rookie of the Year, All-Star, fare i playoff e tutto quello che un giocatore di pallacanestro desidera in questa fase della propria carriera, voglio di più. Ma prima di tutto voglio vincere. Questa è la cosa più importante.
Una scelta, quella di Orlando, che ha perfettamente senso per una squadra che da dieci anni oscilla tra la mediocrità e i bassifondi della lega. Banchero ha il potenziale per diventare un fuoriclasse o – meglio – una superstar che consentirà ai Magic di fare il salto di qualità che manca dai tempi di Dwight Howard. Francesco Semprucci ha già illustrato la scorsa settimana i punti forti e le debolezze di Banchero, se vi interessa un’analisi sul basket giocato.
Dicevamo però dell’Italia. Banchero è italiano? Ufficialmente, sì: è cittadino italiano. Lo si deve soprattutto al padre Mario, che ha sinteticamente commentato così il traguardo raggiunto dal figlio:
Non padroneggia ancora l’italiano, anzi, a parte qualche parola forse non lo parla proprio. Ma ama tutto ciò che può voler significare essere italiano e ha promesso infinite volte di voler vestire la canotta azzurra, dando appuntamento alla prossima estate, quando ci saranno i Mondiali in Giappone, Indonesia e Filippine.
Richiudere il cerchio che ha portato la sua famiglia originaria di Valbrevenna (provincia di Genova) dritta negli Stati Uniti: è questa l’aspirazione di Banchero, che non ha comunque nascosto di voler giocare con la nazionale italiana anche per una questione di sponsor (come biasimarlo, chiedere a Giannis Antetokounmpo).
Il suo approdo in azzurro è una buona notizia per due motivi. Intanto perché alza il livello tecnico del roster, che a breve diventerà orfano di un Gallinari ormai quasi trentaquattrenne. E poi, ammettiamolo, non c’è niente di male: un campione come Banchero fa guadagnare non solo all’Italia, ma anche alla pallacanestro in generale una tale visibilità di cui tutto il movimento aveva un grande bisogno. E se Procida, Spagnolo e Nico Mannion non faranno la fine di Alessandro Gentile – scelto dai Rockets nel 2014, ma mai sbocciato –, i nostri ragazzi avranno l’opportunità di ricollocare l’Italbasket tra le migliori compagini internazionali. Un passo per volta, però.