L'ennesima fuga di petrolio devasta l'Orange County
A rischio l'habitat delle spiagge di Huntington Beach.
Lo scorso sabato, un normale sabato di inizio ottobre in California, i cittadini di Orange County si sono svegliati di fronte a una marea nera.
Chi in mare per lavoro, chi per piacere, tutti si sono trovati di fronte a uno dei peggiori disastri ambientali degli ultimi anni, il secondo peggiore in California. Francamente sorprende poco, nell’epoca della crisi climatica, che dall’altro capo del mondo, di tanto in tanto, ci sia chi è costretto a fare i conti con una fuoriuscita di petrolio.
Nell’Orange County però, nel cuore del commercio e del turismo dello Stato del Sole, questo è accaduto a pochi chilometri dal luogo tristemente ricordato per la più grande fuga di petrolio verificatasi a largo della California nel 1969. Nixon era da poco stato eletto Presidente e circa 4 milioni di greggio si erano riversati nel Canale di Santa Barbara dopo lo scoppio, poche miglia a largo, di una piattaforma di perforazione cui stavano lavorando alcuni dipendenti della Union Oil.
Quell’episodio fece il giro del Paese e del mondo: foto e reportage furono riportati da quotidiani e riviste nazionali e internazionali, ingenerando una spirale comune di indignazione e risentimento. Si è trattato del primo grande momento di lotta comune che favorì la nascita del movimento ambientalista e portò, più avanti, nel maggio del 1970, all’istituzione dell’Earth Day da parte dell’Environmental Protection Agency (EPA).
Oggi, la fuoriuscita ha riversato nelle acque costiere e nelle zone limitrofe circa 572.000 litri di greggio - l’equivalente di 3000 barili di petrolio - creando una macchia del diametro di 33,6 km quadri, destinata a espandersi ulteriormente. L’unica informazione certa è che la decisione dell’unità Beta Offshore (della società Amplify, che gestisce l’area) di non sospendere per tempo il funzionamento del gasdotto, nonostante fosse arrivato un allarme che indicava livelli di bassa pressione potenzialmente pericolosi nelle tubature, è stata fatale.
La causa principale dietro a questo anomalo aumento di pressione non è ancora nota; potrebbe trattarsi probabilmente di un’ancora che agganciandosi al condotto ne ha provocato un primo strappo, poi alimentato dalla mancata chiusura dell’oleodotto. Quel che è peggio però è che l’unità Beta Offshore abbia tardato a comunicare quanto accaduto al National Response Center dell’EPA, favorendo di fatto il libero sversamento di greggio per circa altre tre ore.
Nonostante gli sforzi dell’EPA, la fuoriuscita ora si estende dalla costa di Huntington Beach fino a Laguna Beach. I danni alla flora e alla fauna costiera e marina non sono ancora noti; finora sono stati messi in salvo alcuni uccelli marini, presi in osservazione dal Dipartimento Fish & Wildlife della California. In queste circostanze gli uccelli marini sono inevitabilmente i primi a subire le conseguenze di disastri del genere, trovandosi involontariamente ricoperti di greggio e incapaci di sopravvivere.
Tuttavia anche mammiferi marini e pesci che ingeriscono petrolio nell’immediato possono essere successivamente colpiti e sviluppare patologie gravi che ne causano spesso la morte. Vi sono infine zone specifiche che, se contaminate dalla fuoriuscita di petrolio, non possono più costituire habitat adatti alla deposizione delle uova di molte specie.
Allo stato attuale non possiamo ancora prevedere con certezza l'entità dei danni e se si limiteranno ad alcuni esemplari, essendoci state sinora poche segnalazioni di danni alla fauna da parte della cittadinanza.
Michael Ziccardi, il direttore dell'Oiled Wildlife Care Networks, una struttura statale che fornisce servizi per la cura della fauna selvatica colpita dagli effetti delle fuoriuscite di petrolio, si è detto momentaneamente ottimista rispetto alle condizioni della fauna. Eppure, in passato, in situazioni simili, la maggior parte della fauna danneggiata è stata segnalata dopo diversi giorni dall'accaduto. In questi giorni, per le operazioni di recupero di uccelli e altri mammiferi, saranno messi in atto programmi di riabilitazione che in media consentono al 50 e al 75% di questi di tornare in natura dopo il periodo di degenza.
La zona più colpita, quella di Huntington Beach, rischia di dover affrontare nei prossimi mesi un vero e proprio disastro ecologico, ragion per cui il governatore della California, lo scorso lunedì, ha dichiarato lo stato di emergenza nell'Orange County. La notizia più sconcertante è che domenica il greggio è penetrato anche nella riserva di Talbert Marsh, una zona umida di pochi ettari che fa parte di una più ampia area di paludi lungo Huntington Beach e che ospita migliaia di uccelli migratori durante l'inverno.
“Un'enorme varietà di uccelli marini, tra cui garzette, gabbiani e aironi azzurri maggiori, si recano lì per nutrirsi, quindi è di fondamentale importanza che arrivino segnalazioni se in quei luoghi si presentano riversamenti di petrolio”, è quanto affermato da Laura Deehan, direttrice statale di Environment California.
Sono soprattutto i membri e i volontari della città che per diversi decenni hanno contribuito a ripristinare, ampliare e manutenere le preziose spiagge di Huntington Beach, a dirsi devastati.
“C'è molto sangue, sudore e lacrime nei 35 anni di lavoro che hanno permesso di mantenere queste paludi il più incontaminate possibile, e tutto questo lavoro potrebbe essere reso vano in un batter d'occhio”, ha detto il direttore della Huntington Beach Wetlands Conservancy.