Flash #91: Da Washington a Kyiv: Driscoll al centro dei negoziati
Trump punta sul segretario all'esercito come nuova carta per trattare con il governo ucraino. Con quali risultati?
Nelle scorse settimane il fronte diplomatico tra Russia e Ucraina ha registrato un’improvvisa spinta, lasciando intravedere quello che potrebbe essere il primo reale punto di svolta dall’inizio dell’invasione russa. Un documento riservato ottenuto in esclusiva da Axios rivela i dettagli di una bozza di un piano di pace in 28 punti, strutturato dall’amministrazione Trump per tentare di porre fine al conflitto. Il testo sarebbe stato elaborato dall’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, insieme al suo omologo russo Kirill Dmitriev direttore del fondo sovrano russo RDIF e figura vicina a Putin. A contribuire ai lavori, ci sarebbe stato anche Jared Kushner, genero di The Donald.
Sebbene il presidente Zelensky abbia definito il piano una “visione americana”, esso può comunque considerarsi una buona base negoziale da cui partire. A un primo sguardo, il piano sembrerebbe rappresentare una totale disfatta per Kiev dal momento che prevede la cessione de facto del Donbass e della Crimea, il limite massimo di 600.000 uomini nelle forze armate e la rinuncia definitiva all’ingresso nel patto atlantico. Tuttavia, a cambiare la prospettiva ucraina sarebbe l’inclusione di clausole di garanzia di sicurezza che richiamano la logica dell’articolo 5 della NATO; gli Stati Uniti e i partner europei si impegnerebbero a considerare un eventuale attacco all’Ucraina come un attacco all’intera comunità transatlantica.
Ciò che però stupisce è che per promuovere il piano negoziale e partire alla volta di Kiev come inviato speciale sia stato scelto Dan Driscoll, Segretario dell’Esercito degli Stati Uniti. Driscoll sostituirebbe Keith Kellogg, il quale ha annunciato l’intenzione di lasciare l’incarico di inviato speciale per l’Ucraina nel gennaio 2026.
Chi è Dan Driscoll?
Chiamato da Trump “drone guy” per il suo impegno nel promuovere droni e tecnologie avanzate in campo militare, il 39enne del North Carolina è uno dei più giovani Segretari dell’Esercito nella storia degli Stati Uniti.
Ha servito l’esercito per tre anni e mezzo, assumendo anche il ruolo di leader di un plotone di esploratori di cavalleria con la 10a Divisione Montagna in Iraq nel 2009. Dopo il servizio, ha conseguito la laurea in legge a Yale per poi lavorare nel settore bancario Nel 2020, si è presentato senza successo a una candidatura per il Congresso. Prima della sua svolta diplomatica, il suo ruolo pubblico di segretario era di tipo burocratico, legato a bilanci, approvvigionamenti e questioni di personale. Tuttavia, recentemente, l’assunzione del ruolo di direttore ad interim dell’ATF (Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosive) l’ha portato ad aggirarsi più spesso in quel di Washington e della Casa Bianca.
A introdurlo nella cerchia degli “eletti” di Trump sembra sia stata la sua amicizia e il suo rapporto professionale con il vicepresidente statunitense JD Vance. I due condividono percorsi quasi speculari: università pubblica, Yale Law School e infine il mondo della finanza. È stato lo stesso Driscoll a raccontare di aver conosciuto Vance in un gruppo di studenti veterani durante gli anni a Yale, descrivendolo come un vero e proprio mentore.
Driscoll non ha esperienza in campo di diplomazia internazionale e prima d’ora, non ha mai ricoperto incarichi di alto profilo in politica estera. Le sue dichiarazioni sulla guerra in Ucraina sono state quasi esclusivamente di natura militare, in riferimento all’efficacia dei droni ucraini come tecnologia economica e facilmente producibile.
Perché scegliere Driscoll?
Probabilmente è stato scelto nell’ottica di una discussione army-to-army, utile per rafforzare la fiducia reciproca con gli ucraini che da oltre un decennio sono addestrati e riforniti proprio dall’esercito statunitense. Inoltre, può essere visto come una figura intermedia tra innovazione e diplomazia.
Il coinvolgimento di Driscoll evidenzia ancora una volta l’approccio non convenzionale di Trump alle crisi internazionali: spesso vengono scelte figure operative con legami economici o personali con l’entourage presidenziale piuttosto che diplomatici di carriera.
Prospettive future
Nel frattempo a Washington ci si chiede se la rapida ascesa di Driscoll possa essere un segnale di un suo possibile futuro ruolo come Segretario alla Difesa al posto di Pete Hegseth, che si trova in una posizione delicata visto il malcontento della Casa Bianca per alcune sue scelte di personale al Pentagono, tra cui la nomina del suo capo di gabinetto Ricky Buria.
Mentre l’agenda di Hegseth sembra essere sempre più vuota, non si può dire lo stesso di quella di Driscoll. Leslie Shedd, ex senior adviser della Commissione Esteri della Camera e oggi fellow del think-tank Atlantic Council, lo ha definito una “really rising star in the administration”.
Non ci resta ora che capire se questo nuovo protagonista sia solo parte di una fase transitoria, utile a sbloccare il dossier ucraino mentre Kellogg si prepara a lasciare l’incarico, oppure se stia prendendo forma una più ampia strategia di ridefinizione dei pesi interni all’amministrazione.



