Flash #87: cosa sta succedendo tra USA e Venezuela?
Gli Stati Uniti stanno dispiegando sempre più navi nel Mar dei Caraibi e attaccano imbarcazioni in acque internazionali.
Sin dalla campagna elettorale, il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump ha promesso una dura guerra alla droga. Nel febbraio 2025, a un mese dal suo insediamento, ha inserito nella lista delle Organizzazioni Terroristiche Straniere sei cartelli del narcotraffico, tra cui i venezuelani Tren de Aragua e Cártel de los Soles, oltre al messicano Cártel de Sinaloa.
In linea con la politica anti-immigrazione che aveva caratterizzato il suo primo mandato, nel marzo 2025 Trump ha rievocato una legge vecchia di oltre due secoli: l’Alien Enemies Act del 1798, che consente al Presidente di detenere o espellere cittadini di Paesi considerati ostili, senza necessità di approvazione da parte del Congresso. Il principale bersaglio di questa operazione sono stati numerosi cittadini venezuelani, accusati di legami con il Tren de Aragua. Celebri le immagini diffuse dai canali ufficiali della Casa Bianca, che mostrano detenuti incatenati mentre vengono imbarcati su aerei diretti verso il Centro de Confinamiento del Terrorismo (CECOT), la mega prigione costruita dal presidente dello stato sudamericano di El Salvador, Nayib Bukele.
La questione venezuelana è tornata al centro dell’attenzione a fine agosto, quando gli Stati Uniti hanno intensificato la loro presenza militare nel Mar dei Caraibi. Il dispiegamento ha incluso nove navi, tra cui l’incrociatore lanciamissili USS Lake Erie, la portaerei ibrida USS Iwo Jima e il sottomarino nucleare USS Newport News, dotato di missili Tomahawk, oltre a una flotta di dieci caccia F-35, coinvolgendo circa 8.000 militari.
Secondo il Pentagono, la missione aveva come obiettivo principale la sicurezza del confine sud e il contrasto al traffico di stupefacenti, in particolare del fentanyl, l’oppioide che negli ultimi anni causa annualmente tra 70.000 e 80.000 vittime negli Stati Uniti. Tuttavia, non esistono prove documentate di traffici di fentanyl dal Venezuela, Paese invece noto per la produzione e l’esportazione di cocaina. La DEA attribuisce la responsabilità del traffico di fentanyl ai cartelli messicani, con il supporto di fornitori cinesi, sottolineando che la distribuzione avviene prevalentemente via terra attraverso il confine tra Messico e Stati Uniti.

Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro ha dimostrato la sua contrarietà all’atteggiamento statunitense, mobilitando a sua volta la flotta navale venezuelana e l’esercito regolare, in aggiunta a una formazione armata popolare composta da cittadini volontari. L’ambasciatore venezuelano alle Nazioni Unite Samuel Moncada ha definito la dimostrazione di forza statunitense come “un’operazione di propaganda volta a giustificare un intervento militare a scapito di un governo sovrano, il quale non si pone come una minaccia”.
Il 2 settembre il governo statunitense ha autorizzato un attacco con droni in acque internazionali contro un’imbarcazione partita dal Venezuela, uccidendo gli undici membri dell’equipaggio. Il 15 settembre un secondo attacco ha colpito un’altra nave sospettata di trasportare stupefacenti, causando tre morti. Il video dell’operazione, che mostrava l’imbarcazione in fiamme, è stato pubblicato da Trump sul suo social network Truth, definendo gli uomini uccisi “narcoterroristi”.
Dopo gli attacchi, Maduro ha accusato Washington di voler provocare un’escalation militare per giustificare un intervento volto a un cambio di regime. Il leader venezuelano, al potere dal 2013, è stato rieletto nel 2024 in un voto considerato non democratico e non riconosciuto da gran parte dei Paesi occidentali, tra cui gli Stati Uniti. Washington ritiene inoltre che Maduro sia un membro di alto rango del Cártel de los Soles, e ha offerto una taglia di 50 milioni di dollari per informazioni che portino al suo arresto.
Il 20 settembre gli Stati Uniti hanno condotto un terzo attacco contro un’imbarcazione venezuelana, uccidendo tre persone, seguito da un quarto il 3 ottobre (quattro morti), da un quinto il 13 ottobre (sei morti) e da un sesto il 17 ottobre, di cui non è stato ancora comunicato il bilancio. In totale, le vittime accertate superano le 27. Diversamente dagli altri episodi, due sopravvissuti sono stati catturati e si trovano attualmente a bordo della USS Iwo Jima.
Molti esperti di diritto internazionale hanno criticato l’operazione, definendola in contrasto con le norme del diritto marittimo e con la Carta delle Nazioni Unite. Inoltre, la Casa Bianca non ha ancora chiarito gli obiettivi strategici della missione. Se le vittime dovessero risultare civili non coinvolti in traffici illeciti, si tratterebbe di un attacco ingiustificato in acque internazionali.
Nonostante le tensioni e le critiche, Donald Trump ha ordinato il dispiegamento di bombardieri strategici B-52 come ulteriore segnale di forza. Il 15 ottobre ha inoltre dichiarato di aver autorizzato la CIA a condurre operazioni segrete in territorio venezuelano. “Ora stiamo guardando alla terra, perché abbiamo già il mare sotto controllo”, ha dichiarato Trump durante un incontro con la stampa. In risposta, Maduro ha lanciato un appello televisivo in inglese rivolto direttamente ai cittadini statunitensi: “No alla guerra, sì alla pace..”




