FLASH #86: La National Guard a Chicago, tra paura e resistenza
Trump ha inviato la National Guard a Chicago per assistere nelle operazioni di deportazione, tra le altre cose. Vi raccontiamo cosa sta succedendo, insieme ad alcune testimonianze di residenti locali
“Male”, risponde laconica Anna, una giornalista trentacinquenne residente a Chicago, quando tre amiche in una chat di gruppo le chiedono come sta, vista l’emergenza in corso nella città in cui vive da un decennio.
Nei giorni precedenti, il governo federale presieduto da Donald Trump aveva disposto la mobilitazione per le strade di Chicago di 500 soldati della National Guard dell’Illinois e 200 dal Texas, al fine di facilitare le operazioni di deportazione e controllo dell’Immigration Enforcement Agency (ICE), proteggere le strutture federali da movimenti di protesta e combattere la criminalità.
Anna racconta che, poco prima di ricevere il messaggio delle amiche, il marito Dave aveva visto degli agenti di ICE arrestare la donna messicana che vende tamales fuori dalla farmacia CVS vicino al loro appartamento nel quartiere di Avondale, a nord-ovest della città. “In tutto questo, ci si aspetta che io continui a fare il mio lavoro”, scrive Anna, “ed è molto difficile”.
Neanche dieci chilometri più a nord, nel quartiere di Jefferson Park, Adam riferisce di aver recentemente cambiato casa in un’atmosfera non dissimile da un teatro di guerra: “Traslocare mentre ICE va in giro a sequestrare persone ed elicotteri Black Hawk ti ronzano sopra la testa è stato molto stressante”, scrive in un messaggio l’informatico trentacinquenne.
Non sono scene all’ordine del giorno, in nessuna città degli Stati Uniti – o almeno non lo erano, prima che la seconda amministrazione Trump si installasse alla Casa Bianca.
Chicago, terza città più popolosa degli Stati Uniti e seconda per numero di residenti di origine ispanica, è l’ultimo capitolo di una storia che Trump ha iniziato a scrivere a inizio agosto con la mobilitazione della National Guard nella capitale Washington, D.C. Da allora, Trump ha inviato o pianifica di inviare truppe della National Guard in una serie di città amministrate da sindaci democratici, in Stati governati da democratici: New York nello Stato omonimo, Baltimore in Maryland, Los Angeles, San Francisco e Oakland in California, Portland in Oregon. A queste si aggiungono St. Louis in Missouri, Memphis in Tennessee e New Orleans in Louisiana: città amministrate da democratici all’interno di Stati repubblicani, i cui governatori hanno promesso piena cooperazione con il governo federale.
La National Guard è una forza militare composta principalmente da riservisti, chiamati a servire in situazioni di emergenza dai governatori di ciascuno Stato; ogni Stato ha la sua National Guard, che nella maggior parte dei casi risponde solo all’autorità del governatore statale. In alcuni casi, il presidente ha la facoltà di “federalizzare” la National Guard di uno Stato per affiancare certe missioni federali. Il potere della National Guard è limitato (non può compiere arresti, ad esempio) e legato essenzialmente alla protezione degli agenti federali nell’esercizio delle loro funzioni.
Nel caso di Chicago e delle altre città democratiche, Trump ha giustificato la mobilitazione della National Guard accusando le amministrazioni locali di ostacolare le operazioni di controllo dell’immigrazione da parte di ICE e di non impegnarsi per contenere la criminalità, rendendo queste città “zone di guerra”. Il sindaco di Chicago, Brandon Johnson, ha replicato sostenendo che la criminalità è in realtà in diminuzione – il numero di omicidi dell’estate appena trascorsa è stato il più basso dal 1965, riporta il Chicago Sun-Times – e che questo particolare utilizzo della National Guard da parte di Trump è incostituzionale.
Infatti, giovedì 9 ottobre una corte federale dell’Illinois ha ordinato che la mobilitazione della National Guard a Chicago fosse sospesa per 14 giorni, citando la mancanza di “prove credibili del pericolo di una ribellione nello Stato dell’Illinois” – una delle argomentazioni con cui l’amministrazione Trump aveva giustificato la federalizzazione della National Guard dell’Illinois senza l’assenso del governatore J.B. Pritzker. Il governo federale ha presentato appello e Trump ha dichiarato che prenderà in considerazione l’utilizzo dell’Insurrection Act, un dispositivo federale che fornisce al presidente poteri straordinari in casi di particolare disordine civile.
“Sono giorni spaventosi”, scrive Adam. “È davvero pazzesco… almeno pare che la città stia unendo le forze per fare resistenza, ma ho paura che diventi una situazione di piena occupazione e legge marziale”.
Gli fa eco Simona, un’organizzatrice di eventi trentaseienne originaria di Napoli che vive a Chicago da quasi dieci anni: “Quello che stiamo vivendo è una follia, mi sembra di essere ritornata indietro cent’anni o di vivere una serie distopica”, dice Simona, che è in attesa di ottenere la cittadinanza statunitense. “Ci si sente minacciati e insicuri persino a casa propria. Gli agenti dell’ICE pattugliano le strade in borghese e compiono arresti violenti, spesso senza motivazioni evidenti, se non basati su presunti criteri razziali”.
Sia Adam che Simona riferiscono di trovare sollievo nel senso di solidarietà che sta unendo la cittadinanza in una forma collettiva di resistenza. Adam racconta che i suoi nuovi vicini di casa continuano a postare aggiornamenti tramite l’app della videocamera di sicurezza dell’edificio: “State attenti. Pare che ICE sia in zona”, si legge in uno di questi aggiornamenti.
“Vedo di continuo video o storie di persone che avvisano i loro vicini o le persone che vivono nel quartiere di rifugiarsi in casa e di non rispondere agli agenti”, racconta Simona. “Se volessimo trovare una piccola nota positiva in questa situazione, è proprio quella che si sta rafforzando ancora di più il senso di comunità”.