Flash #81: Anche l'Illinois fa la guerra a Trump
Il governatore democratico JB Pritzker è entrato in aperto conflitto con la Casa Bianca, la quale minaccia un intervento diretto del governo federale

NOTA: il pezzo è stato chiuso in redazione prima della notizia dell’assassinio del leader della galassia conservatrice Charlie Kirk, di cui scriveremo a mente fredda nei prossimi giorni.
Tutto è iniziato con un gesto simbolico ma potente: l’accoglienza, da parte dello stato dell’Illinois, di oltre cinquanta deputati democratici del Texas fuggiti dal proprio Stato per impedire l’approvazione di una nuova mappa elettorale fortemente sbilanciata a favore dei repubblicani. Una mossa, quella del governatore JB Pritzker, che ha scatenato l’ira della Casa Bianca: Donald Trump ha definito i texani in fuga dei “traditori” e ha minacciato azioni federali contro gli Stati che li hanno ospitati, Illinois compreso. Da parte sua, Pritzker ha difeso pubblicamente il diritto di protestare contro quella che ha definito una “tattica autoritaria”. “Hanno lasciato le loro case e le loro famiglie per difendere i diritti elettorali. Meritano rispetto, non minacce di arresto”, ha detto, criticando duramente le pressioni della Casa Bianca, del governatore texano Abbott e del senatore Cornyn, che hanno invocato addirittura l’intervento dell’FBI.
Ma il punto di rottura tra Washington e lo Stato dell’Illinois è arrivato con l’annuncio, da parte dell’amministrazione Trump, di un’imminente operazione federale per contrastare l’immigrazione irregolare a Chicago, da tempo nel mirino del presidente per la sua ripetuta non collaborazione con le forze federali. Il piano prevede il coinvolgimento diretto della Guardia Nazionale e il possibile utilizzo di basi militari nei pressi della città per supportare l’operazione e rompere lo stato di sanctuary city (cioè di non cooperazione con gli organi di anti-immigrazione federali) di Chicago.
Pritzker ha reagito con fermezza: “Non c’è nessuna emergenza qui. L’invio di truppe in assenza di una vera insurrezione equivale a un’invasione. Se Trump porterà avanti questo piano senza il nostro consenso, sarà un attacco alla sovranità degli Stati”, ha dichiarato in un’intervista a CBS. Il governatore ha anche accusato il presidente di voler usare l’immigrazione come pretesto per rafforzare il controllo federale sulle città guidate dai democratici: “Vuole mettere le mani sulle elezioni del 2026. Se gli permettiamo di dispiegare le truppe ora, potrà usarle domani per annullare risultati elettorali”.
Secondo Pritzker, il problema non riguarda solo l’Illinois, ma tutti gli Stati Uniti: “Trump ha portato questo Paese sull’orlo di una crisi costituzionale. Sta minando ogni norma, usando il potere federale per punire gli Stati che non si piegano. È un uso del potere che ricorda i regimi autoritari”. Il governatore dell’Illinois ha definito l’atteggiamento del presidente “deliberatamente destabilizzante”: “Non ci hanno mai contattato. Nessuna telefonata, nessun coordinamento. Se davvero volessero aiutare, saprebbero cosa fare: chiedere, collaborare, non minacciare”.

La risposta di Trump non si è fatta attendere. Su Truth Social ha definito Pritzker “debole e patetico”, accusandolo di non voler combattere il crimine e minacciando esplicitamente: “O sistema lui le cose, o ci pensiamo noi. E in fretta”. In una successiva conferenza stampa, il presidente ha poi sostenuto di avere il potere illimitato di schierare la Guardia Nazionale ovunque ritenga necessario, suscitando ulteriore preoccupazione tra i giuristi e gli oppositori politici. Nel frattempo, Trump continua a parlare pubblicamente della possibilità di inviare truppe anche in altre città democratiche come San Francisco, New York e Baltimore.
In uno scenario nazionale che vede sempre più politici statali e locali aprire fronti di conflitto con l’amministrazione Trump, l’azione portata avanti da Pritzker rafforza l’impressione di uno scontro che non si sviluppa solo tra democratici e repubblicani, ma tra singoli Stati e governo federale. Mentre i vertici del Partito Democratico continuano a dimostrare incertezza sulla linea politica da seguire, diverse figure fuori da Washington stanno ingaggiando un’opposizione feroce alle direttive di Trump. Come già il suo collega californiano Newsom, Pritzker sta usando il suo ruolo per portare avanti una battaglia contro le deportazioni di massa volute dalla Casa Bianca, e nel farlo sta assumendo un ruolo sempre più prominente nel dibattito pubblico. Figure come Pritzker, Newsom e il candidato sindaco di New York Zohran Mamdani stanno rapidamente scalando le gerarchie interne del Partito Democratico, facendosi portatori non di programmi ad ampio spettro, ma di precise istanze locali.