Flash #79: Colbert cancellato da CBS è un pessimo segnale per gli Stati Uniti
Dietro la maschera della decisione finanziaria, Paramount chiuderà a maggio uno dei suoi show storici. Tuttavia, dietro c'è ancora una volta l'ombra di Trump
È dello scorso fine settimana la notizia della cancellazione da maggio 2026 del Late Show sull’emittente CBS, una delle più importanti negli Stati Uniti. Una notizia che ha causato un’ondata di solidarietà al suo celebre conduttore Stephen Colbert, oltre che una bella fetta d’indignazione per quelli che sono i motivi che hanno probabilmente mosso la mano della tagliola.
Vi confesso che la stessa tristezza e indignazione sono state sentite anche all’interno della redazione di Jefferson: siamo (quasi) tutti dei grandissimi fan dei Late Show, nel particolare quello di Colbert, con alcuni di noi che sono personalmente andati a vederlo dal vivo quando passavano da New York. Non è inusuale per noi commentare i monologhi e gli sketch del giorno.
Perché questa notizia dovrebbe interessare e perché c’è stata un’ondata di indignazione? Qui in Italia non siamo molto avvezzi al format dei Late Night show, i talk show in seconda serata; quindi, potrebbe sembrare di poco conto rispetto ad altri fatti che ci arrivano da oltre oceano in questi giorni. Tuttavia, negli Stati Uniti i Late Night show sono un’istituzione, con una struttura abbastanza definita e che si modellano perfettamente nella figura del conduttore. Principalmente sono spettacoli comici, che includono interviste, esibizioni musicali e sketch, con commento – spesso satirico – su attualità e della politica. Stiamo parlando di forme di intrattenimento che originano addirittura dalla radio e che proprio CBS ha trasmesso per la prima volta con il The Ed Sullivan Show nel 1948, che non era in seconda serata, ma poco importa. Colbert guidava il Late Show dal 2015, dopo l’addio di David Letterman, che ha reso il programma estremamente popolare fin dal 1993. Un’eredità molto grossa, che le spalle di Colbert sono riuscite a portare fino a oggi. Ci sono ovviamente altri programmi simili con conduttori famosi, come Jimmy Kimmel, Jon Stewart, Jimmy Fallon, John Oliver o Seth Meyers. Il Late Show di Stephen Colbert però era il più popolare e seguito negli Stati Uniti, e che ha raggiunti i picchi di questa fama a partire dalla campagna presidenziale di Trump del 2016, grazie anche all’umorismo sottile e sofisticato, ma tagliente di Colbert, che vanta una lunghissima carriera come stand up comedian, attore e umorista.
CBS fa parte del gruppo Paramount Global, che è salita alla ribalta dalla scorsa corsa alle presidenziali per via di un’intervista a Kamala Harris su 60 Minutes, un altro storico programma di CBS, andata in onda poco prima delle elezioni. Donald Trump ha infatti chiesto alla società un risarcimento di 20 milioni di dollari per diffamazione, dopo aver sostenuto che l’intervista è stata tagliata e manipolata in modo ingannevole così da cambiare una risposta della Harris sulla questione medio-orientale e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. L’attuale Presidente ha sostenuto infatti che la manipolazione di 60 minutes sia stata fatta con l’intento di interferire con le elezioni.
Paramount ha patteggiato, con l’accordo di pagare 16 milioni di dollari a Donald Trump, decisione che è stata aspramente criticata per la botta che tira al fianco della libertà editoriale e al potere che Trump può esercitare su di essa, scavalcando il Primo Emendamento. Una cosa simile è successa a dicembre, quando Trump ha ottenuto da un’altra emittente, ABC, un risarcimento di 15 milioni per una causa di diffamazione dopo che un conduttore, George Stephanopoulos, ha affermato in diretta più volte che Trump è responsabile di stupro; per lo stato di New York è responsabile di abuso sessuale, che pare essere diverso. La mossa di Paramount non è piaciuta e sembra collegata (guarda caso) con l’approvazione che la Federal Communications Commission, che è controllata dall’amministrazione Trump, deve dare alla società per la sua vendita da 8 miliardi di dollari a Skydance Media.
Qui entra in gioco Stephen Colbert: non era la prima volta che il conduttore parlava della causa a Paramount, facendo notare come questa cozzi terribilmente con i principi di libertà di pensiero e stampa che negli Stati Uniti sono fondamentali. La settimana scorsa, dopo la pausa estiva e sotto un bel paio di baffi finemente definiti da un anonimo barbiere di Istanbul, Colbert si è probabilmente tolto il sassolino dalla scarpa, definendo il patteggiamento “una tangente bella grossa” (a big fat bribe). Pochi giorni dopo, la gelata fredda della chiusura dello show con la spiegazione ufficiale: è stata una decisione puramente finanziaria. Non è bastato. Specie dopo che il Presidente ha scritto su Truth di essere contento della cancellazione di Colbert, e che Kimmel sarebbe stato il prossimo.
Se due più due fa quattro, è facile rendersi conto che questa sembra più una decisione politica che economica: probabilmente una clausola per ottenere l’ok per la vendita a Skydance, in virtù di un capriccio presidenziale. È stato fatto notare come uno degli show più di successo, costante negli anni, non aveva senso di essere cancellato. Paramount e CBS hanno continuato a tenere il punto, ma inutilmente, sostenendo che il Late Show perdeva tra i 40 e i 50 milioni di dollari all’anno.
Il mondo dello spettacolo e della politica si sono stretti attorno a Colbert, che non ha tardato a rispondere in uno sketch particolarmente divertente con Weird Al e Lin-Manuel Miranda, Fallon, Steward, Oliver, Anderson Cooper e Adam Sandler e dichiarando che “the gloves are off”, che si può parafrasare in italiano con la volontà del conduttore di non andarci più leggero per questi ultimi dieci mesi. Tre minuti dopo ha mandato a “quel paese” il Presidente in diretta.
Non è difficile pensare che questa sia censura, come ha fatto notare invece Jon Stewart sul The Daily Show. Lo stesso Stewart sostiene che si vada a tagliare i programmi che in primis hanno portato soldi e fama a gruppi mediatici come Paramount (e in primis CBS). Lo stesso Colbert ha affermato che “la cancellazione è andata molto oltre”, scherzando sul fatto che il vero motivo della cacciata fossero i suoi momentanei baffi.
È vero che l’industria della televisione non sta andando bene in generale, ma non è questo il punto. Si tratta di un brutto segnale che dovrebbe far suonare parecchi campanelli d’allarme sul potere che Trump vorrebbe esercitare sui media, e sul suo potere decisionale su chi resta e chi se ne va. Insomma, tutto in linea con il manuale. Noi italiani ne sappiamo qualcosa: l’espressione editto bulgaro dovrebbe instillare qualcosa nella nostra memoria, e su questo abbiamo fatto scuola.
Si tratta di un fatto molto grave: storicamente la figura del comico, del buffone, del giullare, era l’unica autorizzata a dire la verità in faccia al Re senza particolari conseguenze. Rimproveri e scherni compresi. Se anche questo ruolo viene strappato di mano dal mondo dell’intrattenimento non rimane molto, per quanto Colbert e quelli come lui non abbiano mai avuto il potere di guidare un cambio politico, ma solo di far ridere le persone dicendo verità scomode. No, la cancellazione di Colbert non fa ridere, ma è l’ennesima ombra nel buio che sta coprendo la democrazia americana.