Flash #63: Stefanik si ritira e Trump blinda la maggioranza alla Camera
Trump gioca in difesa: Stefanik rinuncia alla nomina, e in Florida i repubblicani vincono meno bene rispetto a novembre
“Stefanik rimarrà al Congresso, si unirà al team di leadership della Camera e continuerà a lottare per il nostro straordinario popolo Americano”. Così scrive Trump in un post sulla piattaforma Truth Social, annunciando quindi il ritiro della nomina di Elise Stefanik come Ambasciatrice USA alle Nazioni Unite, dopo che la sua candidatura era rimasta in stallo da mesi. Il motivo è presto detto: “ogni singola sedia al Congresso è importante”.
Stefanik aveva accettato l’incarico a novembre 2024, e la sua nomina era stata avanzata dalla Commissione per le Relazioni Estere del Senato a gennaio 2025. Trump ha riservato parole di elogio per la quarantenne, originaria di Albany, New York, da sempre sua grande sostenitrice, definendola “parte vitale dei nostri (dei repubblicani nda) sforzi fin dall’inizio”
Si tratta della seconda inversione di nomina di alto profilo, dopo il ritiro quasi inevitabile di Matt Gaetz, designato come Procuratore Generale, ma travolto dalle polemiche per le accuse persistenti di cattiva condotta sessuale e uso di droghe. Scelta questa che evidenzia le preoccupazioni repubblicane per il loro esiguo margine alla Camera che potrebbe mettere a serio rischio l’agenda legislativa e il tanto agognato programma di “America First".
Al momento, i 435 seggi del Congresso risultano così suddivisi: 220 per i repubblicani, 213 per i democratici e 2 vacanti - appartenenti a democratici deceduti. Nella notte sono stati assegnati, invece, i seggi lasciati dai due repubblicani dimissionari, Gaetz e Waltz. Quest’ultimo è stato nominato consigliere per la sicurezza nazionale ed è finito nell’occhio del ciclone per l'uso dell'app di messaggistica criptata Signal per la comunicazione di operazioni militari con altri membri senior del gabinetto.
Se i democratici avessero potuto insediare i repubblicani in Florida, cosa che i sondaggi ritenevano possibile, e conquistando anche la circoscrizione di Stefanik a New York, i democratici avrebbero potuto strappare la maggioranza alla Camera. Per questo motivo Trump, per non rischiare, ha chiesto a Stefanik di restare, confermando quanto dichiarato anche dal leader della maggioranza al Senato, John Thune: “Ogni voto conta”.
Ovviamente, un ruolo chiave in questa decisione lo hanno giocato anche le elezioni speciali in Florida, svoltesi nella notte e che hanno visto i repubblicani vincere. Sebbene si tratti da sempre di roccaforti del GOP, i democratici hanno attuato una massiccia raccolta fondi, e le sfide sono state contese. Nel 6° distretto, il candidato repubblicano Randy Fine ha prevalso sul democratico Joshua Weil di circa 14 punti percentuali; meno dei 30 con cui Trump ha vinto su Harris a novembre, ma comunque un vantaggio più agevole dei soli 5 punti di vantaggio di cui Fine era accreditato alla vigilia.
Nonostante tutto, la situazione elettorale era troppo tesa per rischiare un’elezione nello stato di New York e Stefanik ha dovuto rimanere al Congresso; resta ancora da vedere chi verrà designato al suo posto come ambasciatore ONU.