FLASH #61 - I dazi di Trump colpiscono l'industria americana delle auto
Dalle parole ai fatti: Trump scatena la guerra commerciale a colpi di dazi e le industrie automobilistiche tremano
Coerentemente a quanto annunciato in campagna elettorale, il 4 marzo sono entrati in vigore i nuovi dazi voluti da Donald Trump. Si tratta di un aumento del 25% sulle tariffe per tutte le merci provenienti da Messico e Canada, dazi che si sommano a quelli del 10% entrati in vigore già a inizio febbraio nei confronti della Cina. Una mossa che ha inevitabilmente scatenato non poche reazioni sia da parte dei Paesi colpiti direttamente, ma anche da parte delle industrie americane, in particolare quella automobilistica.
Questa guerra commerciale infatti, potrebbe colpire soprattutto il mercato automobilistico. Tuttavia, la portavoce della Casa Bianca, Caroline Leavitt, ha annunciato che Trump ha concesso un’esenzione, valida fino al 2 aprile, per le auto, a condizione che rispettino i termini dell’accordo commerciale USA-Messico-Canada (USMCA). La decisione è arrivata a seguito di una telefonata con i vertici di Ford, General Motors e Stellantis.
Che cosa prevede l’accordo USMCA?
L’USMCA, l’accordo di libero scambio voluto da Trump nel 2018 stabilisce che;
Almeno il 40% del valore complessivo dell'auto (45% per i pick-up) deve provenire da impianti in cui i lavoratori guadagnano almeno 16 dollari all'ora;
Il 70% dell'acciaio e dell'alluminio utilizzato deve essere di origine nordamericana;
Il 75% delle componenti delle auto vendute negli Stati Uniti deve essere fabbricato in Nord America.
Le possibili conseguenze dei dazi
Tuttavia, l’esenzione sta solo rimandando i problemi legati all’applicazione dei dazi commerciali. L’ industria ha avvertito che le tariffe sulle auto e sui ricambi provenienti da Canada e Messico, se dovessero entrare in vigore ad aprile, potrebbero aumentare il prezzo delle auto fino a 10.000 dollari, innescando poi un effetto a catena su tutta l’industria automobilistica. L'aumento del costo delle auto, potrebbe ridurre i consumi e rischiare di tradursi in perdita di posti di lavoro.
Questi dazi, infatti, potrebbero causare danni da miliardi per le case automobilistiche. Secondo un’analisi di Trevor Tombe, professore di economia dell’Università di Calgary, a subire il colpo economico maggiore saranno lo stato del Michigan e i suoi vicini.
A sostegno delle sue politiche commerciali, in stati come il Michigan, l’amministrazione Trump sta pubblicizzando gli investimenti e i posti di lavoro nel settore manifatturiero, sostenendo che deriveranno proprio dall’adozione di questi dazi, in un percorso descritto come una “rinascita industriale”. Tuttavia, se anche Trump riuscisse a convincere le case automobilistiche a costruire più impianti in America, non c'è alcuna concreta garanzia che andranno proprio in Michigan.
Inoltre, i dati dimostrano che i mercati al momento sono instabili, così come le opinioni dei consumatori, come si evince dal sondaggio CNN/SSRS, che mostra come il 56% degli adulti disapprovi la gestione dell’economia da parte del Presidente.
Le critiche
Tante sono state le critiche provenienti non solo dai democratici, ma anche dagli imprenditori e persino da alcuni membri del suo stesso partito. Tuttavia, Trump ha fortemente respinto queste obiezioni, mantenendo la promessa che i dazi faranno decollare l’economia, benché si sia rifiutato di escludere la possibilità di una recessione a breve termine. Non è un caso che lui e i suoi collaboratori stiano cercando di preparare gli elettori a uno stress economico immediato.
Nel suo discorso all'Economic Club di New York, il Segretario al tesoro, Scott Bessent, non solo ha affermato che “l’accesso ai beni a basso costo non è l'essenza del sogno americano”, ma ha anche sottolineato che, per la tanto agognata rinascita, si dovrà passare per “un periodo di disintossicazione”.
I dazi su acciaio e alluminio
Intanto, dal 12 marzo sono già entrati in vigore i dazi commerciali del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio, sostenuti dal sindacato nazionale dell'industria siderurgica e dei lavoratori siderurgici. Una mossa che va ad aggiungersi a un panorama commerciale già teso.