Flash #52: Los Angeles in fiamme
Diversi incendi stanno devastando la California meridionale, si cercano le cause. Pioggia di critiche per la sindaca Bass: Trump incolpa il governatore Newsom

Dal 7 gennaio la contea di Los Angeles è alle prese con incendi che hanno provocato almeno 24 vittime e costretto decine di migliaia di persone ad abbandonare le proprie case. Le immagini che arrivano dalla California meridionale sono spettrali: le fiamme hanno carbonizzato un’area di oltre 163 chilometri quadrati. Due incendi in particolare, Eaton e Palisades, sembrano destinati a diventare tra i più distruttivi nella storia della contea. Il primo ha percorso più di 5.700 ettari e decimato interi quartieri di Altadena, mentre il secondo, divampato nel quartiere Pacific Palisades, ha divorato più di 9.500 ettari di terreno. Entrambi i roghi sono ancora lontani dall’essere contenuti, ma da martedì scorso ad oggi i vigili del fuoco hanno già estinto altri cinque incendi.
Non è ancora chiaro cosa abbia innescato le fiamme, ad accertarlo saranno le indagini delle autorità competenti. Finora tra le ipotesi più gettonate spicca l’inadeguatezza delle reti elettriche: ad Altadena il principale imputato è una torre di trasmissione, mentre per l’incendio Hurst si indaga su possibili malfunzionamenti degli impianti della Southern California Edison. L’incendio Palisades, invece, potrebbe essere stato provocato dai fuochi d’artificio di Capodanno.
Gli incendi che stanno devastando Los Angeles si collocano a metà strada tra una tragedia annunciata e il preludio di ciò che il futuro ha in serbo per il Golden State, se non verranno adottati seri provvedimenti di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici e misure preventive per scongiurare nuovi roghi.
La vegetazione arbustiva che caratterizza i paesaggi californiani rende gli incendi una sorta di rito annuale, al punto che si è arrivati a identificare una vera e propria stagione degli incendi, tra giugno e novembre. La vera domanda è perché, nonostante anni di preparazione, non si sia riusciti a evitare che la situazione assumesse toni così drammatici. Gli esperti sostengono che alla base dell’emergenza ci siano fattori come l’espansione urbana, la resistenza dei cittadini allo sgombero della vegetazione e un sistema idrico che non è fatto per combattere più di un grosso incendio alla volta. Nelle prime fasi, infatti, uno degli elementi che hanno ostacolato la capacità di domare le fiamme è stato la mancanza di acqua: i serbatoi e i sistemi di pompaggio sono stati sopraffatti e gli idranti erano fuori servizio.
Più del 70 per cento delle aree distrutte dal fuoco nella contea di Los Angeles è poi ricaduto in zone che lo Stato aveva dichiarato a elevato rischio di incendio. La loro vulnerabilità era già nota, così come la presenza di edifici su scogliere o colline direttamente esposte ai venti di Santa Ana, che facilitano la propagazione delle fiamme. Gestire queste aree in caso di rogo è molto difficile, ma la contea ha iniziato a prendere in considerazione il rischio di incendi quando deve esaminare nuovi piani di edilizia residenziale solo da qualche anno: la maggior parte delle case è stata costruita prima di queste accortezze. In più, molti residenti hanno continuato a ignorare le prescrizioni statali che impongono a chi vive in aree a rischio di mantenere un perimetro “cuscinetto” privo di vegetazione attorno alle case. A questo si aggiunge la crisi climatica che, con l’aumento delle temperature e i passaggi repentini da un clima umido a uno estremamente secco (e viceversa) noti come colpi di frusta meteorologici, sta rendendo gli incendi sempre più intensi e frequenti.
I politici californiani sono stati sommersi dalle critiche, soprattutto in merito all’impreparazione delle autorità locali e statali, alla loro incapacità di prevenire la diffusione di roghi così devastanti e alle difficoltà incontrate nella prima fase dell’emergenza. La sindaca di Los Angeles Karen Bass ha affermato che il tempo per le valutazioni su errori o fallimenti da parte di «qualsiasi organismo, dipartimento o individuo» arriverà più tardi; la priorità adesso è salvare vite. Nel frattempo, l’accusa principale che le viene mossa è quella di aver ridotto il budget per il Los Angeles Fire Department.
Donald Trump ha incolpato il governatore Gavin Newsom, accusandolo di aver lasciato Los Angeles senz’acqua per proteggere una specie ittica a rischio di estinzione. Newsom ha smentito le accuse del presidente eletto, invitandolo a visitare le zone colpite dagli incendi, e nel frattempo ha ordinato un’inchiesta per chiarire le cause del malfunzionamento degli idranti. Joe Biden ha promesso che il governo federale coprirà per sei mesi tutti i costi che la California sta sostenendo per rispondere agli incendi, ma l’imminente arrivo di Trump alla Casa Bianca lascia qualche dubbio al riguardo. Nel portare avanti l’enorme progetto di ricostruzione delle aree colpite, Newsom dovrà interloquire con un presidente che gli è apertamente ostile e che continua a chiedere le sue dimissioni. Intanto si stima che i danni abbiano superato i 250 miliardi di dollari.