Flash #38: I lavoratori portuali statunitensi hanno prima scioperato e poi ottenuto un nuovo contratto con i porti
Martedì 1 ottobre circa 45 mila lavoratori portuali statunitensi della costa orientale e del Golfo hanno scioperato per due giorni e ottenuto infine un nuovo contratto fino al prossimo 15 gennaio

Nella giornata del primo ottobre, l’Associazione Internazionale dei Lavoratori Portuali ha iniziato uno sciopero sulla costa orientale e sulla costa del Golfo del Paese dopo il mancato raggiungimento di un accordo con l’Alleanza Marina Statunitense (USMX) per un nuovo contratto da sei anni. Lo sciopero ha coinvolto 45mila lavoratori portuali ed è stato il primo della costa orientale statunitense dal 1977. Lo sciopero si è prolungato anche nella giornata di mercoledì ed è cessato giovedì, quando i lavoratori portuali hanno ottenuto l’estensione del loro contratto di lavoro, che al momento era scaduto, fino al prossimo 15 gennaio. Il mancato raggiungimento dell’accordo avrebbe anche rischiato di danneggiare l’economia statunitense: il blocco della catena di approvvigionamento avrebbe potuto bloccare l’importazione di prodotti freschi, medicinali e altri beni di consumo per un periodo di tempo prolungato. L’accordo raggiunto giovedì scorso garantisce inoltre un aumento del 62 per cento ai lavoratori portuali.
Il Presidente Joe Biden è stato fondamentale nelle trattative e nella ricerca di un accordo che permettesse ai lavoratori portuali di godere di condizioni migliori. Mentre i gruppi imprenditoriali e alcuni alleati Democratici volevano che Biden invocasse ilTaft-Hartley Act del 1947, una legge che limita il potere dei sindacati, per imporre la fine agli scioperi con un’ingiunzione federale, il Presidente ha invece promesso di non voler arrivare a questa soluzione. Biden ha infatti sottolineato l’importanza che i proprietari dei porti trovassero un accordo con il sindacato, dato che i profitti delle aziende portuali negli ultimi anni sono stati molto elevati. La strategia attuata da Biden non è stata condivisa da tutti, in quanto considerata troppo benevola nei confronti dei sindacati. Biden aveva promesso infatti che sarebbe stato il Presidente più a favore dei sindacati nella storia statunitense e in molte circostanze ha agito proprio nell’interesse di queste categorie e dei lavoratori a esse appartenenti.
Il raggiungimento dell’accordo ha inoltre permesso a Biden — e soprattutto alla candidata Democratica alle prossime elezioni presidenziali, Kamala Harris — di evitare problemi di approvvigionamento o di aumento dei prezzi dei beni di consumo a causa di un eventuale sciopero prolungato da parte dei lavoratori portuali a poche settimane dalle elezioni. L’accordo dello scorso giovedì ha messo fine a quello che è stato, in questo settore, il più grande sciopero da quasi cinquant’anni a oggi, quando i lavoratori portuali bloccarono lo scarico delle navi container dal Maine al Texas, minacciando seriamente l’economia e le operazioni logistiche degli Stati Uniti.
Quello che rimane tuttora incerto e che preoccupa i lavoratori portuali è l’automazione: i lavoratori sono infatti convinti che l’avvento di macchinari avanzati sostituirà la forza lavoro dei lavoratori stessi e che questo porterà ovviamente a dei licenziamenti. Sarà interessante osservare come Kamala Harris o Donald Trump, una volta preso il posto di Biden da Presidente, intenderanno gestire una situazione già critica con i contratti dei lavoratori portuali, che sono già in scadenza il prossimo 15 gennaio.