Flash #31: i 35 minuti di razzismo di Donald Trump durante la convention della National Association of Black Journalists
Invitato a intervenire alla convention, Trump ha sfoderato tutto l'assetto reazionario di cui è capace, sollevando interrogativi sull'opportunità della sua partecipazione
Ospite confermato con solamente due giorni di anticipo dall’inizio della convention della National Association of Black Journalists (NABJ) tenutasi a Chicago dal 31 luglio al 4 agosto, Donald Trump ha accettato per la prima volta di partecipare all’incontro che da anni riunisce quasi quattromila esperti di comunicazione di massa e media appartenenti alla comunità nera statunitense.
L’intervista concessa da Trump si inserisce nel tradizionale approccio super partes della conferenza che, per prassi, incoraggia la partecipazione dei diversi candidati alla presidenza. L’invito colto dal candidato repubblicano in occasione di questa edizione – precedentemente caduto nel vuoto tanto nel 2016 quanto nel 2020 – ha portato all’intervista rilasciata dal tycoon più breve e intrisa di razzismo e ostilità delle ultime settimane, sollevando dubbi sulla reale necessità di invitare un candidato alla presidenza le cui posizioni reazionarie sono chiare e decisamente lontane da qualsiasi zona di ambiguità.
Un incontro sul filo del rasoio che è stato sul punto di non tenersi proprio, come ha raccontato il presidente dell’associazione Ken Lemon: il team di Trump, infatti, ha approcciato l’evento negando il diritto a effettuare fact checking di ciò che sarebbe stato detto durante l’intervista. Lemon, che ha prontamente respinto la richiesta, stava addirittura per salire sul palco per spiegare a un’audience di duemila persone in attesa da quaranta minuti perché Trump non avrebbe più rilasciato l’intervista, quando il candidato ha fatto il suo ingresso in scena.
«Sono stato il miglior presidente per la popolazione nera dai tempi di Lincoln», ha esclamato Trump suscitando forte malumore tra il pubblico. Non è bastato il diritto al fact checking, infatti, per evitare che il candidato repubblicano adottasse lo strumento della distrazione – fedele alleato del razzismo – per diffondere falsità e mettere apertamente in dubbio il background etnico della candidata democratica e vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris: «È diventata nera solo qualche anno fa, e ora vuole essere identificata come una persona nera. Ma è indiana o è nera?» ha dichiarato, non mancando di insultare la giornalista della ABC News Rachel Scott definendola «maleducata«, «ostile» e «vergognosa» dopo la prima domanda da lei rivoltagli.
L’ex presidente ha poi attaccato i democratici sul tema della gestione dei flussi migratori – secondo lui fallimentare e descritta come «una invasione di milioni di persone» pronte a rubare quelli che Trump ha identificato come black jobs, ovvero posti di lavoro dei neri. Invitato a descrivere cosa fosse un black job, Trump ha risposto, tra il generale scetticismo degli spettatori, «un qualsiasi lavoro» per cui i posti vengono sottratti ai neri dagli immigrati.
Una intervista forse evitabile e che ha fatto guadagnare alla NABJ una pioggia di critiche per aver offerto il proprio palco al candidato repubblicano alla presidenza. L’organizzazione si è difesa facendo riferimento alla necessità di essere professionali e, dunque, di intervistare anche figure come Donald Trump che non hanno mai mancato di attaccare il mondo del giornalismo (con una marcata tendenza ad aggredire proprio i reporter della comunità nera statunitense).