Flash #28: Attentato a Trump, cosa è andato storto nella sicurezza dell'ex Presidente?
Scampata la tragedia, si indaga sugli errori dei Servizi Segreti
Sabato scorso, Donald Trump, ex Presidente degli Stati Uniti e candidato alle elezioni presidenziali del prossimo 5 novembre, è stato ferito all’orecchio da un’arma da fuoco durante un comizio a Butler, una piccola città della Pennsylvania a nord di Pittsburgh, poco dopo la mezzanotte italiana. Le condizioni di Trump si sono presto stabilizzate, nonostante il sangue presente sul suo volto al momento dello scatto della fotografia diventata virale in tutto il mondo. Nell’attacco sono morti uno spettatore del comizio e l’aggressore.
La persona che ha ferito Trump, successivamente identificata come il ventenne Thomas Matthew Crooks, ha sparato dal tetto di un edificio lontano circa centoventicinque metri dal punto in cui il leader dei Repubblicani stava parlando. Il fatto è al momento sotto investigazione, ma i Servizi Segreti statunitensi hanno affermato che i colpi sparati dalla persona sul tetto sarebbero stati molti. Trump ha commentato subito su Truth Social descrivendo l‘esperienza dello sparo, esprimendo condoglianze verso i famigliari dello spettatore ucciso e dei feriti e ringraziando il Secret Service, agenzia federale che si occupa della protezione dei presidenti. Su questi ultimi, nelle ore successive all’attentato, si sono poi scagliate critiche bipartisan, dovute alle carenze nei controlli che avrebbero permesso a Crooks di colpire Trump.
Prima di spiegare le critiche, bisogna capire di chi stiamo parlando. Lo United States Secret Service è un'agenzia federale USA, controllata dal Dipartimento della Sicurezza Interna, che si occupa della protezione personale del Presidente, del vice e delle loro famiglie (in parte anche dopo la scadenza del mandato), dei candidati alla presidenza e dei capi di Stato stranieri in visita. Inoltre, lavora nel contrasto di reati informatici e di frode. Non si tratta quindi di agenti segreti nel senso che di solito attribuiamo al termine, pur disponendo di risorse ingenti, per circa 7.000 funzionari. Un numero di agenti ai quali si aggiungono spesso polizia e forze speciali locali per ulteriore supporto.
In eventi all’aperto come quello di Butler, le precauzioni includono la ricognizione degli edifici che offrono una linea di tiro per eventuali attentatori. A Butler erano pochi, ma non tutti compresi nel perimetro di protezione stabilito dagli agenti. Durante il comizio, alcuni spettatori hanno segnalato dei movimenti proprio in quest’area, e seguiti dalla polizia. Un poliziotto, nel controllare un tetto, si sarebbe quindi trovato faccia a faccia con Crooks, che, dopo avergli puntato il fucile, avrebbe sparato a Trump per poi essere individuato e ucciso dai cecchini dei Servizi Segreti. Questi ultimi avrebbero però dovuto trovare prima la minaccia e impedirle l’accesso al tetto. Inoltre, dopo gli spari, gli agenti presenti vicino a Trump si sarebbero mossi goffamente nell’allontanarlo, esponendolo a potenziali colpi di un altro attentatore.
Questo evento sarà ora investigato dall’FBI e dalle altre agenzie. Nonostante il Presidente Biden abbia richiesto unità e calma di fronte agli avvenimenti, per permettere agli investigatori di lavorare, alcuni esponenti Repubblicani hanno già accusato i Democratici di essere gli istigatori del clima di odio che avrebbe portato all’attentato. Noi, ovviamente, vi aggiorneremo su ogni ulteriore sviluppo.