Flash #27: Cosa succede tra i Democratici?
In una partita tesissima per capire chi sfiderà Trump a novembre, Biden gioca contro l'élite del suo partito e qualche membro del Congresso
A seguito della disastrosa performance durante il dibattito contro Donald Trump, il mondo dei Democratici americani è molto diviso sul sostegno a Joe Biden. Il Presidente è in difficoltà, e non è una novità: i sondaggi non lo danno per spacciato nel testa a testa contro Trump, tuttavia l’appoggio di tutto il suo partito e incerto.
Biden, quindi, sta puntando su un nuovo piano: costruirsi una roccaforte con i sindacati e la comunità afroamericana. In questo senso, sta occupando il suo calendario con impegni che coinvolgano questi due blocchi elettorali. Non è solo una questione di cittadini o “élite”, è una battaglia che sta combattendo anche a Washington. I deputati afroamericani eletti tra le fila del Partito Democratico sono gli unici che, a oggi, lo hanno supportato senza condizioni, e che preferiscono tacere piuttosto che far girare voci di corridoio per destituirlo. Con la parziale eccezione del loro decano, Jim Clyburn, che ha ventilato ipotesi alternative.
POLITICO evidenzia una spaccatura tra l’élite intellettuale Democratica e gli elettori, come se il cambio del candidato alla Casa Bianca fosse un’idea viva solo nelle teste dei maggiorenti Dem.
Se il Presidente in carica decidesse di fare un passo indietro potrebbe essere la sua vice a guidare la corsa. Kamala Harris è sicuramente la più quotata, anche solo per una questione di successione con Biden. Tuttavia, è difficile quantificare la sua prestazione in un eventuale scontro con Trump per la Casa Bianca. FiveThirtyEight ha raccolto un po' di dati, che mostrerebbero la Harris meno performante di Biden a livello generale. La sfida, tuttavia, si deciderà in quella manciata di Swing States dove il Presidente si dimostra ancora molto forte, in particolar modo nella Rust Belt.
In tutto questo caos di voci, possibili sostituti e sotterfugi, Biden ha deciso di uscire con una lettera dai toni forti. Alcune righe sono indirizzate specialmente ai membri Democratici del Congresso, cui assicura che continuerà a correre, e tuona contro chi indebolisce il partito inseguendo trame oscure.
Ci sarebbe un gruppetto di rappresentanti a guidare la congiura: Nadler, Takano, Morelle e Smith. Il loro obiettivo sarebbe convincere (se non obbligare) Biden a farsi da parte. Il quale, nella lettera, ripete più volte che non ha intenzione di mollare e che ritiene di essere la persona più adatta a sconfiggere il tycoon. Si lascia andare anche a una provocazione, quando ricorda a tutti che è stato votato dall’87% degli elettori alle primarie.
«Erano un processo [le primarie, ndr] aperto a chiunque volesse candidarsi. Solo tre persone hanno scelto di sfidarmi». Subito dopo queste parole gioca la carta degli elettori: «Ora diciamo semplicemente che questo processo non ha avuto importanza? Che gli elettori non hanno voce in capitolo?». Biden è anche intervenuto con una telefonata nel programma Morning Joe della MSNBC. Qui si è scagliato direttamente contro le élite del suo partito, sfidandoli a scendere in campo contro di lui se lo ritengono così inadatto.
È evidente come il piano di mettere da parte il Presidente in carica nasca dai media e dai capi Democratici. Biden è convinto di avere ancora l’appoggio degli elettori, coloro che potranno concretamente determinare un suo secondo mandato o meno alle elezioni di novembre.
Chi dà le carte in questa partita così complessa? Il Presidente che afferma di ritirarsi solo se Dio glielo comanda, la vice Presidente Harris o i membri Democratici del Congresso? Questi si incontreranno a breve in una riunione con massima segretezza, dove verranno ritirati i dispositivi elettronici e i cellulari per evitare fughe di notizie. Al centro delle discussioni ci sarà sicuramente l’elefante nella stanza, che questa volta non è un repubblicano, ma il Presidente Democratico Joe Biden.
David Wasserman, analista di Cook Political Report, ha scritto che che "il calo di Biden dopo il dibattito rappresenta il più grande cambiamento nei sondaggi dell'anno," con Trump che ha un vantaggio su Biden 47% a 44% nella loro nuova media dei sondaggi nazionali. "I numeri attuali di Trump tra gli elettori neri e latini sono incompatibili con qualsiasi scenario plausibile di vittoria democratica," ha commentato Wasserman.