Flash #25: La Corte Suprema statunitense ha concesso l'immunità parziale a Trump
Con una maggioranza di sei giudici, la Corte Suprema ha stabilito che Donald Trump non potrà essere processato per le azioni che rientravano tra i suoi poteri da Presidente.
Nella mattina di lunedì 1 luglio, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dichiarato: «Il Presidente non gode di immunità per i suoi atti non ufficiali, e non tutto quello che il Presidente fa è ufficiale». Tutto questo è un effetto collaterale di uno dei processi che vedono protagonista l’ex inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, che oltre a essere coinvolto in altri tre gravi vicende giudiziarie, è anche accusato di aver cospirato per capovolgere la sconfitta alle elezioni presidenziali del 2020. Trump e i suoi avvocati avevano richiesto l’immunità “presidenziale” su tutti gli atti compiuti durante il suo mandato: la Corte Suprema ha invece deciso che i Presidenti possono godere soltanto di uno “scudo” parziale circoscritto agli atti ufficiali. L’esito della sentenza, tutt’altro che una sconfitta per il leader Repubblicano, è stato frutto del voto di di sei giudici conservatori — tre dei quali scelti da Trump durante la sua presidenza — contro quello di tre giudici progressisti.
La reazione di Trump è stata eloquente: «GRANDE VITTORIA PER LA NOSTRA COSTITUZIONE E PER LA DEMOCRAZIA. FIERO DI ESSERE AMERICANO» ha subito commentato sulla sua piattaforma social Truth. La giudice Sonia Sotomayor, con il supporto delle giudici Elena Kagan e Ketanji Brown Jackson, ha affermato che la maggioranza conservatrice ha dato luogo a una «testuale, storica e ingiustificabile immunità che mette il Presidente al di sopra della legge» e che “il Presidente è adesso un re al di sopra della legge”. Lo stesso Presidente Joe Biden, a distanza di qualche ora, ha dichiarato che nessuno è al di sopra della legge, neanche il Presidente degli Stati Uniti. Donald Trump, il primo ex Presidente a essere ritenuto colpevole di un grave crimine, dovrà adesso aspettare per capire quali azioni verranno considerate atti ufficiali — dei quali non risponderà — e quali invece no: lo decreterà la giudice distrettuale di Washington, D.C. Tanya Chutkan, che non potrà indagare sulle motivazioni che hanno spinto il Presidente ad agire, secondo quanto stabilito dalla Corte Suprema.
La Corte Suprema ha analizzato quattro categorie di comportamenti contenuti nell’accusa: le interazioni di Trump con il Dipartimento di Giustizia dopo le elezioni del 2020; la sua apparente pressione sull’allora Vicepresidente Mike Pence per bloccare l’attestazione al Congresso della vittoria lecita di Biden; il suo presunto ruolo nel mettere insieme finti elettori pro-Trump da esibire prima del processo di attestazione al Congresso; infine, la sua condotta relativa al 6 gennaio 2021, quando i suoi supporter hanno attaccato Capitol Hill. L’esito della Corte Suprema ha concesso a Trump molto di quello che lui e i suoi avvocati volevano: Trump è infatti stato considerato meritevole di immunità assoluta per le sue conversazioni con il Dipartimento di Giustizia e di immunità presunta per il suo rapporto con Mike Pence, mentre le altre due categorie verranno appunto affidate alla giudice distrettuale Chutkan. Molto probabilmente il processo non si concluderà prima delle elezioni di novembre e questo avrebbe ovviamente un impatto sull’esito stesso della scelta del prossimo Presidente. Per la prima volta dalla fondazione degli Stati Uniti nel diciottesimo secolo, la Corte Suprema ha dichiarato che gli ex Presidenti potrebbero essere protetti da accuse penali in ogni circostanza (o quasi).