Flash #24: una regolarizzazione per più di mezzo milione di immigrati
In linea con quanto cominciato durante l’amministrazione Obama con il DACA, Biden regolarizza gli immigrati irregolari nel Paese da almeno dieci anni e sposati con cittadini statunitensi
Nella notte tra 27 e 28 giugno si terrà il primo dibattito presidenziale, sulla rete all-news CNN. Come redazione di Jefferson - Lettere sull’America lo seguiremo per intero e prepareremo una puntata speciale di Magic Minute per andare a fondo nelle questioni trattate.
A pochi giorni dal dibattito televisivo tra i due principali candidati alla Casa Bianca, l’amministrazione Biden sta delineando una delle politiche di assistenza più importanti degli ultimi anni: una sanatoria che coinvolgerà più di mezzo milione di immigrati. La proposta, nota come Parole in Place, permetterà agli immigrati irregolari sposati con cittadini statunitensi e presenti nel Paese da almeno dieci anni di ottenere un percorso alternativo per la regolarizzazione. Il provvedimento si applicherebbe anche ai figli delle persone immigrate. Chi è entrato illegalmente nel Paese, nonostante abbia contratto matrimonio con un cittadino, oggi deve tornare indietro e richiedere un ingresso legale per poter procedere nella regolarizzazione; la sanatoria andrebbe a eliminare questa parte del processo. Joe Biden ha quindi deciso di assumere una posizione precisa e in totale contrasto con il programma elettorale di Donald Trump che, in caso di vittoria alle elezioni del prossimo 5 novembre, assicura di voler procedere a una deportazione di massa degli immigrati senza regolare permesso. «È difficile credere che ciò sia stato detto davvero ma lui [Trump] sta veramente affermando queste cose» ha detto Biden, «ed è scandaloso».
Questa decisione dell’amministrazione Biden assume un significato rilevante anche alla luce dei numeri dell’immigrazione irregolare del suo mandato: a dicembre 2023 ci sono stati 249.785 arresti di persone messicane al confine tra Stati Uniti e Messico, un numero mai visto prima e che ha registrato un aumento del 13% rispetto al record precedente di dicembre 2022. Il Presidente messicano uscente, Andres Manuel López Obrador, dal canto suo ha celebrato la proposta di sanatoria da parte del Presidente Biden, mentre non è tardata ad arrivare la dura critica di Trump: «Sotto questo programma, una marea di immigrati irregolari riceverà immediatamente la green card e una via preferenziale per una cittadinanza rapida, così da poter votare». La risposta di Trump non ha risonanza nei fatti: il percorso per ottenere la cittadinanza negli Stati Uniti è lungo, e le persone sposate con cittadini americani ne dovrebbero avere pieno diritto. La nascita di un percorso che non preveda la temporanea soluzione della separazione familiare (l’irregolare dovrebbe temporaneamente tornare nel Paese d’origine per fare domanda d’ingresso legale) non può, nei fatti dei tempi burocratici, garantire a nessun immigrato la cittadinanza entro novembre.
Nel giugno 2012 l’amministrazione Obama, di cui Biden faceva parte come Vicepresidente, aveva emesso il Deferred Action for Childhood Arrivals (DACA), un ordine esecutivo che ha permesso a circa 790.000 immigrati irregolari con meno di 30 anni, ma arrivati negli Stati Uniti entro il sedicesimo compleanno, di godere di permessi di studio e lavoro biennali rinnovabili. Questi permessi hanno anche dato loro uno status più sicuro e la possibilità di ottenere previdenza sociale, protezione dalla deportazione e dalla separazione dalle famiglie. La manovra del Presidente arriva nel momento in cui più l’amministrazione si sta spendendo per chiudere le frontiere in una politica che sembra essere piuttosto chiara: limitare fortemente nuovi ingressi, così da blandire il voto moderato, impaurito dalla crescita dell’immigrazione irregolare, ma al contempo migliorare le condizioni degli irregolari già presenti nel Paese, per blandire invece le frange di sinistra che da tempo chiedono sanatorie.
Il dibattito tra Biden e Trump si terrà questo giovedì ad Atlanta, in Georgia, e rappresenterà un momento cruciale della campagna presidenziale: convincere da una parte l’elettorato del perché sia meglio perseguire una politica più nazionalista e protezionista oppure promuovere dall’altra politiche inclusive per fornire maggiore visibilità a parti di popolazione oppresse. A differenza delle recenti elezioni europee, dove l’immigrazione ha rappresentato un fattore polarizzante ed esogeno per i partiti di destra che hanno riscosso grande popolarità, negli Stati Uniti questo tema rappresenta da sempre il primo fenomeno endogeno da cui tutto è stato generato. Gli Stati Uniti sono nati proprio grazie all’immigrazione, un argomento che chi esprimerà il prossimo voto di novembre non potrà non considerare.