Flash #21: Joe Biden ha chiuso il confine
Dopo mesi di negoziazioni, Biden firma un decreto esecutivo che tenta di risolvere la questione migratoria, in modo discutibile.
“Per proteggere l’America come terra d’immigrazione non possiamo fare altro che rendere sicuro il confine”. Sono le parole del presidente Biden nella conferenza stampa di martedì sera, che ha confermato il piano di modificare in senso stringente le norme sull’immigrazione, con un ordine esecutivo in vigore già da oggi. Negli scorsi mesi su Jefferson abbiamo documentato le ansie dell’amministrazione, che si scontrava con un tema molto favorevole ai repubblicani come quello dei flussi migratori: Biden ha tentato di far legiferare le camere, dando mandato ai democratici di cercare un accordo con i repubblicani per una legge che avrebbe modificato in senso molto stringente le maglie per i richiedenti asilo. I repubblicani, che non volevano perdere un ottimo argomento da scagliare sui democratici in un anno elettorale, hanno fatto saltare il banco.
È un cambiamento a 180 gradi per i democratici moderni, votati all’accoglienza: nel 2012 Barack Obama aveva fatto campagna per una serie di sanatorie che regolarizzassero gli illegali presenti sul territorio americano, nel 2020 Biden aveva fatto battaglia all’allora presidente Trump definendolo “xenofobo in-chief” e criticando le linee guida repubblicane sull’immigrazione. Oggi Biden determina che, se la media di ingressi giornalieri illegali supera le 2500 persone, si fermano le domande d’asilo fino a che il numero medio non torna sotto i 1500. È più di un anno che la media sta ben sopra 2500, quindi le domande sono già considerabili chiuse. Gli illegali, solitamente liberi in attesa di giudizio sulla domanda d’asilo, verranno nuovamente confinati, anche se l’amministrazione ha rimarcato che non separerà i nuclei familiari, come invece faceva Trump. Chi non ha motivo di richiesta d’asilo viene rispedito in Messico nel giro di alcune ore, senza poter mettere piede sul suolo americano per cinque anni.
Questa mossa ha generato astio sia nella sinistra, che ha evidenziato come queste politiche siano deleterie, una vittoria della tattica sull’umanità, sia nei Repubblicani, sicuramente contenti del fatto che la loro linea è ora maggioritaria anche alla Casa Bianca, ma che ritengono la manovra un tentativo del presidente di ingraziarsi parte dei moderati non convinti del voto a Trump poche settimane prima del primo dibattito presidenziale, che si terrà il 27 giugno. Proprio per questo Biden ha annunciato la manovra circondato da alcuni sindaci dei paesi di frontiera del Texas, che dovrebbero avere sollievo da questa stretta, ed è stato applaudito da sindaci democratici delle grandi città, come New York e Denver, che hanno sempre più difficoltà a collocare richiedenti asilo in arrivo. Il candidato al Senato per il Partito Democratico in Texas, Colin Allred, che sfiderà Ted Cruz, uno dei leader della destra trumpiana, si è dichiarato un sostenitore della misura del Presidente.
Associazioni che da sempre si sono battute per i diritti civili, come la American Civil Liberties Union, hanno annunciato che impugneranno l’ordine esecutivo davanti ai tribunali, nel tentativo di bloccarlo. Comunque la si pensi, siamo di fronte al primo grosso campanello d’allarme per Biden quest’anno: in una settimana in cui il suo avversario ha subito una condanna rapida e per certi versi inaspettata, il Presidente, intimorito da sondaggi e opinione pubblica, decide di sconfessare anni di politiche accoglienti del suo Partito al fine di guadagnare qualche punto di consenso. Commentando il momento in cui i Repubblicani avevano fatto saltare l’accordo sulla stretta ai confini esterni alla Camera, avevamo detto che il Gop stava snaturando sé stesso in virtù di mantenere un lieve vantaggio nei sondaggi: oggi i democratici fanno la medesima cosa, e di certo non è un bel segnale.