Flash #20: il Partito Libertario rigetta Trump e Kennedy Junior
Chase Oliver è il candidato libertario in una convention che ha fatto parlare molto di più dell'invito della leadership del Partito all'ex Presidente
(Fonte immagine: Wikipedia)
«Scegliete di sostenermi se volete vincere; potete anche non farlo, e allora continuerete a prendere il vostro 3% ogni quattro anni». Questo weekend Donald Trump si è presentato davanti alla platea molto difficile dei membri della convention del Partito Libertario, e si è distinto in un ambiente ostile.
Il Partito Libertario è ormai stabilmente riconosciuto come il più importante movimento politico americano al di fuori dei due schieramenti principali. Fondato nel 1971, ispirandosi alle idee dell’economista della scuola austriaca Murray Rothbard, uno dei teorici dell’anarco-capitalismo, nacque in controtendenza all’allora Presidente Nixon, soprattutto in relazione alla coscrizione per il Vietnam e alla fine, decretata proprio quell’anno, della convertibilità del dollaro in oro, che ha reso inutili i precedenti accordi internazionali di Bretton Woods. Negli anni ’90 è cresciuto ed è stato il primo partito estraneo ai principali a essere presente sulle schede di tutti gli Stati per più elezioni consecutive. Il suo maggiore exploit è avvenuto nel 2016, con il ticket composto da Gary Johnson e Bill Weld che ottenne più di 4 milioni di voti, il 3% su scala nazionale, anche in virtù di un’attenzione mediatica importante riservata ai piccoli partiti da parte della stampa: Johnson, in quell’elezione, si era dichiarato un ex-Repubblicano contrario a Trump.
Se nel 2016 Donald Trump era distantissimo dalla galassia libertaria, tanto che questi – così come i Verdi – sono stati spesso accusati di aver combattuto male il tycoon, togliendo voti alla candidata Democratica Hillary Clinton e di fatto garantendogli la presidenza, nel 2024 Trump arriva addirittura sul palco della convention dell’organizzazione. Sicuramente parte di questo cambiamento è dovuto alla relazione che il tycoon è riuscito a intrattenere con Rand Paul, senatore del Kentucky e figlio di Ron, uno dei principali teorici libertari e candidato alla presidenza nel 1988. Rand Paul si è avvicinato sempre di più a Trump, tanto da non aver nemmeno pubblicamente rigettato la teoria del tycoon dell’immunità totale per i presidenti, creando un ponte tra le posizioni libertarie classiche e l’autoritarismo della corrente maggioritaria del GOP.
A partire dal 2020, dopo il brutto risultato della candidata alla presidenza Jo Jorgensen, schiacciata dal bipolarismo delle scorse elezioni, si è fatta largo nel Partito una corrente di destra molto più vicina a Trump: il Mises Caucus. Questa formazione, che ha reclutato attivisti principalmente online, è guidata da Michael Heise e si rifà, sin dal nome, all’economista della scuola austriaca Ludwig Von Mises e al think tank conservatore Mises Institute di Auburn, in Alabama. Ha guadagnato consensi per le sue idee dure sulla pandemia, contrario a qualsiasi obbligo di distanziamento sociale e mascherine. Nel 2022, alla convention per decidere le nuove guide del Partito svoltasi a Reno, in Nevada, il Mises Caucus ha sbaragliato la concorrenza – la cosiddetta vecchia guardia – e ha decretato una svolta verso il libertarismo di destra della leadership del partito, tanto da aver abolito i riferimenti al diritto all’aborto in senso individualista nella piattaforma programmatica del partito, in modo da – secondo i nuovi dirigenti – non cedere alla cosiddetta “wokeness”.
Per questo Trump è stato invitato alla convention, pur non potendo formalmente ottenere la nomina in quanto già candidato di un altro partito: l’idea di un avvicinamento strategico ai libertari arriva, all’interno della galassia del tycoon, da Richard Grenell, l’oscuro ex-ambasciatore in Germania che pare vicino alla carica di Segretario di Stato in una possibile futura presidenza Trump. I libertari non hanno però ben visto il discorso del tycoon in molte sue parti: gli aderenti a un partito così ferreo nei suoi principi economici non gli perdonano i dazi doganali, i suoi tentativi di bloccare i trattati commerciali e in generale le opinioni contrarie al libero scambio che hanno permeato il primo – e finora unico – mandato di Trump. Per di più Trump è visto come uno dei promotori dell’Operazione Warp Speed, che ha portato gli Stati Uniti a un cambio di passo sul brevetto dei vaccini anti-Covid rendendo possibile la vaccinazione di massa, e in questo non lo ritengono per nulla dissimile da Biden e da Anthony Fauci.
Nel tentativo di ingraziarsi il Partito, Trump ha dichiarato di essere pronto a riservare un posto nel suo esecutivo a un esponente libertario e di volersi spendere per liberare Ross Ulbricht, perenne battaglia del partito: Ulbricht è all’ergastolo dal 2015 per aver creato un marketplace nel dark web, “Silk Road”, in cui i pagamenti potevano essere effettuati solamente in bitcoin, diventato un punto di smercio di qualsiasi tipo di attività illegale, tra cui la compravendita di stupefacenti.
Dopo che Donald Trump ha lasciato la convention si sono svolte le votazioni per decretare il candidato Presidente del Partito – tra i cui nomi era presente anche Robert Kennedy, che ha parlato alla convention, ma con scarso successo, soprattutto per le sue posizioni molto lontane dal laissez-faire in campo ambientale. A sorpresa, dopo otto ore di votazioni e sette turni serrati, a spuntarla non è stato il Mises Caucus, che controlla i gangli della leadership, ma Chase Oliver, più vicino alle posizioni classiche del partito e già candidato perdente al Senato in Georgia nel 2022. L’avvicinamento tentato da Trump pare aver solo esacerbato divisioni interne: bisognerà vedere ora se gli esponenti più radicali del Mises Caucus preferiranno Trump a Oliver.