Flash #18: La Repubblicana Kristi Noem racconta di aver sparato al suo cane
E per i media vicini al partito l'accaduto sembra costituire una linea insuperabile
Immaginate essere in lizza per la carica di Vicepresidente degli Stati Uniti d’America - ovviamente in ticket con l’ex inquilino della Casa Bianca Donald Trump - e di vedere le opportunità di nomina ufficiale sfumare per un passaggio della propria autobiografia in uscita il mese prossimo: è ciò che sta accadendo alla Governatrice del South Dakota Kristi Noem, la quale parrebbe aver narrato nel dettaglio nella sua pubblicazione “No Going Back: The Truth on What’s Wrong with Politics and How We Move America Forward” di aver sparato al proprio cane di 14 mesi, Cricket.
Il Guardian, ottenuta una copia in anteprima, ha immediatamente spinto sulla notiziabilità dell’accaduto: l’aneddoto di Noem, infatti, ha presto colpito i media Repubblicani, dimostrando che esistono ancora tematiche capaci di spingere alla critica pubblica dei propri punti di riferimento politici.
Metafora, secondo Noem, della irrefrenabile disponibilità della Governatrice a fare qualsiasi cosa ritenuta «difficile, sporca e brutta» tanto in politica quanto nella vita, esempio concreto, invece, per il pubblico Repubblicano e di destra americano di scheletro nell’armadio capace di escludere dalla corsa alla vicepresidenza la candidata. Ucciso vent’anni fa per un incontenibile tratto violento del cane a detta della sua ex padrona, Cricket non è l’unico animale a cui Noem ha sparato – rivendicando l’analisi dietro la decisione – ma anche la capra di famiglia ha incontrato a poche ore di distanza la stessa sorte.
Se, da un lato, figure di spicco tra i Democratici statunitensi hanno reagito utilizzando lo strumento della satira – come ha fatto il consigliere politico di Barack Obama, Tommy Vietor, che ha prontamente definito Noem «Jeffrey Dahmer con le faccette» (non sprecandosi, dunque, in riferimenti agli scandali legati alle cure dentistiche estetiche della Noem), i Repubblicani sono insorti, condannando la decisione di Noem di abbattere il cane e palesando il dato per cui (almeno) la sorte degli animali da compagnia rappresenta una linea rossa insuperabile per la fazione politica.
Noem, infatti, non è l’unica esponente politica statunitense ad avere ricevuto critiche e pagato poi le conseguenze del proprio atteggiamento nei confronti del mondo animale: da Nixon a Biden, passando per Romney, non è inusuale che vi sia un’alta soglia dell’attenzione riservata dai media americani nei confronti degli animali da compagnia.
I conduttori di Fox News hanno particolarmente infierito contro Noem: Jesse Watters, ad esempio, le ha apertamente chiesto se si fosse pentita di aver inserito l’aneddoto relativo a Cricket nel suo nuovo libro, colpendo poi la potenziale candidata sul punto focale della tempesta mediatica: «Cosa succederebbe se tu stessi discutendo con Kamala Harris e lei ti dicesse, ‘Aspetta un attimo, tu hai sparato al tuo cane e hai scritto un libro a riguardo, vantandotene’».
Quello che, infatti, Noem non sembra cogliere quando lamenta di essere vittima di una campagna diffamatoria orchestrata dai media liberal è che in un clima politico in cui l’attuale candidato Presidente Donald Trump è sotto processo, è necessario – quantomeno sulle tematiche ritenute più sensibili per il proprio elettorato di riferimento – essere pressoché intoccabili.
Nonostante la reazione di Noem alla tempesta mediatica sia classificabile come quanto di più ispirato a Trump possibile – avendo dichiarato che «ogni giorno ho il terrore di leggere quello che dice la stampa e di come distorce i fatti, e bisogna accettarlo» – probabilmente non le basterà per riuscire a riguadagnare terreno rispetto alla nomina, rendendo più papabile un ticket tutto al maschile con una scelta – a meno di ulteriori sorprese - tra Tim Scott, Marco Rubio e J.D. Vance.