Flash #17: Trump non viene ancora accettato da un pezzo dei Repubblicani
Nonostante elezioni primarie matematicamente chiuse, Nikki Haley continua a ottenere percentuali significative di consenso.
Source: Wikimedia Commons
Il prossimo 5 novembre i cittadini statunitensi voteranno per scegliere se estendere a due mandati consecutivi l’operato di Joe Biden o se affidarsi nuovamente a Donald Trump. Se per l’attuale Presidente Biden non c’è stata alcuna figura politica in grado di scalfirne davvero la leadership all’interno del Partito Democratico, le primarie repubblicane hanno invece dato spazio a voci diverse che a marzo si sono concluse con il ritiro di Nikki Haley, sancendo ancora una volta l’egemonia di Trump.
La partita sarà la stessa giocata a novembre del 2020 ma in questi quattro anni sono cambiate molte cose che influenzeranno la corsa alla Casa Bianca. Il 6 gennaio 2021 è avvenuto l’assalto al Campidoglio. Il Paese ha somministrato quasi settecento milioni di dosi per i vaccini anti Covid-19. Nel febbraio del 2022 Putin ha invaso l’Ucraina su larga scala. Nell’ottobre del 2023 il conflitto israelo-palestinese si è riacceso sotto gli occhi di tutto il mondo. Biden ha portato gli Stati Uniti ad avere numeri che non si vedevano da cinquant’anni sul lato della disoccupazione, della crescita degli stipendi e dell’incremento della ricchezza personale. Biden avrà 82 anni a novembre, mentre Trump ne compirà 78 il prossimo mese.
C’è poi un altro fatto: se a marzo Trump è stato riconfermato leader del Partito Repubblicano, come mai le primarie che si sono tenute successivamente in Florida hanno visto Nikki Haley registrare comunque il 13.9% dei consensi, arrivando al 14% in Connecticut e perfino al 16.1% in Kansas? «Alla fine voteranno ancora tutti per me» aveva affermato a gennaio l’ex Presidente Trump. Questi dati potrebbero però raffigurare un desiderio da parte della popolazione statunitense di vedere un volto nuovo. «La maggior parte degli americani non disprezza uno solo dei candidati… Li disprezza entrambi» aveva dichiarato Haley a febbraio, riferendosi all’ ipotesi che vedeva ancora Biden e Trump contrapposti, «Come Paese, non abbiamo mai assistito a una tale insoddisfazione nei confronti dei candidati principali». L’insoddisfazione che porta alcuni elettori repubblicani a votare Haley è principalmente dei repubblicani moderati e ad alta scolarizzazione che, in alcuni stati in bilico come la North Carolina, potrebbero risultare decisivi se non si presentassero alle urne.
Non solo i moderati, ma anche le fasce più estreme potrebbero essere blandite da altri candidati: secondo gli ultimi sondaggi, infatti, la candidatura indipendente di Robert F. Kennedy Jr. si attesterebbe intorno al 16% dei consensi. I voti non sarebbero sufficienti per dare a Kennedy la presidenza ma sarebbero comunque abbastanza per mettere in difficoltà le sorti degli altri leader ed evidenziare proprio quella volontà verso qualcosa di diverso profetizzata da Haley: nonostante l’eredità di quella che forse è stata la famiglia statunitense più importante dello scorso secolo, Kennedy ha deciso di allontanarsi dai parenti e dal Partito Democratico, manifestando infatti posizioni vicine al mondo no vax. Queste visioni radicali potrebbero rendere il nipote di JFK un profilo ideale per gli elettori più estremisti di Trump. Con i democratici che temono un'escalation della violenza e con i repubblicani che vorrebbero un ritorno al passato, le sorti delle elezioni sono davvero incerte e qualsiasi sviluppo politico nazionale o internazionale potrebbe decretare il prossimo Presidente degli Stati Uniti.