Dall'olio di serpente all’oleandrina
Pillole di storia delle quackery statunitensi, le frodi mediche dall'olio di serpente al Covid-19 e Mike Lindell.
Inauguriamo con questo articolo First Aid, la nuova rubrica mensile di Jefferson, prontuario sulla sanità americana a cura di Laura Gaspari, medical writer per un'agenzia di comunicazione che collabora con case farmaceutiche e specialisti italiani e esteri.
Ancora oggi parliamo di venditore di olio di serpente quando ci si riferisce ad un cialtrone, un ciarlatano, un truffatore, nella fattispecie in medicina. Soprattutto in questi tempi pandemici, il termine è tornato in auge per definire chi naviga contro la corrente scientifica e propone soluzioni alternative alla moderna medicina. Sebbene oggi abbiamo consapevolezza della connotazione negativa, c’è stato un tempo, specialmente in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, in cui l’olio di serpente e altre fantasiose formule ed elisir - conosciuti a noi come quack remedies - erano considerati i metodi quasi predominanti per la gente comune per curare gli acciacchi e le malattie.
Con quackery si vuole indicare una frode in campo medico e con quack una persona che finge abilità mediche per promuovere o vendere finti rimedi e trattamenti: per l’appunto, il sopracitato venditore di olio di serpente. Il termine quack ha origine in una forma contratta di quacksalver, che a sua volta deriva dal danese kwakzalver, ossia venditore ambulante di unguenti. Nel Medioevo, il termine era anche usato per indicare il verbo urlare, cosa che i venditori ambulanti solevano fare per attirare l’attenzione e vendere le merci ai mercati.
Quindi, cosa hanno a che fare le quackery con gli Stati Uniti? La fine del XVIII e il XIX secolo hanno marcato un momento importantissimo nella storia della quack medicine negli Stati Uniti, in un modello così affascinante e dirompente da diventare un vero fenomeno da studiare da un lato e da opporre a tutti i costi dall’altro.
Il primo esempio documentato di quackery negli Stati Uniti risale al 1630, quando Nicholas Knopp, un residente del Massachussets, fu multato di cinque sterline - e forse anche frustato - per aver venduto una miracolosa cura per lo scorbuto che altro non era che ≪acqua senza valore venduta ad un prezzo molto alto≫ (trad. mia). Tuttavia, come ci ricorda James Harvey Young, uno dei maggiori esperti di storia delle frodi mediche negli Stati Uniti, le quackery statunitensi sono legate a doppio filo a quelle britanniche. In Gran Bretagna infatti, il fenomeno delle patent medicines (chiamate anche nostrum) era molto diffuso e i miracolosi rimedi venivano esportati verso le colonie dell’Impero, compresi gli Stati Uniti. Con patent medicines si intendevano dei rimedi medicinali venduti liberamente sugli scaffali e pubblicizzati, ma assolutamente pseudoscientifici.
Il boom delle patent medicine deve ringraziare le circostanze in cui è potuto fiorire: sebbene la medicina moderna stesse muovendo degli importantissimi passi, essa si trovava ancora in un collo di bottiglia. Basti pensare che la teoria dei germi di Pasteur è stata presentata solo nel 1878, e che si credeva ancora in teorie ora sfatate come quella dei quattro umori di Galeno, o ai primi passi della chimica mischiata all’alchimia di Paracelso. La spinta illuminista si fondeva con superstizione e c’era una volontà disperata di dare una spiegazione alle malattie che, come si sa, piagavano molto più di frequente la popolazione rispetto alla nostra contemporaneità. Infatti, fu proprio nel XIX secolo che molte malattie diventarono endemiche, come ad esempio la febbre tifoide, il tifo, la febbre gialla o il colera; dunque l’urgenza di porre un rimedio veniva sentita. Inoltre, i medici erano pochissimi, soprattutto negli Stati Uniti coloniali e, successivamente, indipendenti. Non tutti avevano accesso ad un dottore in tempi rapidi.
Fu molto facile dunque per lo spirito imprenditoriale di certi astuti britannici prima, e statunitensi poi, inventarsi rimedi dalle complesse ricette e formulazioni, e pubblicizzarli come cure per tutte le patologie conosciute. L’utilizzo di ingredienti esotici, della medicina popolare, dei rimedi casalinghi e, nel caso degli Stati Uniti, l’imitazione dei medicine men nativi ha portato a costruire un vero e proprio mercato in cui quello che colpiva era ciò che oggi chiamiamo tranquillamente strategia di marketing: spesso confezionate in bottiglie facilmente riconoscibili, dalle etichette sgargianti, nomi in latinorum, formule segrete che solo i veri produttori si fregiarono di conoscere e stipate sugli scaffali di empori, farmacie, speziali, le patent medicine hanno trovato grossa eco nelle pubblicazioni stampate in cui, soprattutto nel XIX secolo, venivano pubblicizzate con vignette che facevano estremamente leva sulla psiche della gente comune - o meglio, sulla loro paura. Tra i nomi più popolari spiccano il britannico Daffy’s Elixir Salutis (banalmente, elisir di salute), pubblicizzato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1708 sul Boston News-Letter e citato anche da Charles Dickens nel suo Oliver Twist, ma anche il Turlington's Balsam, le cui proprietà dei ventisette ingredienti furono elencate in un pamphlet di quarantasei pagine. Ingredienti spesso pericolosi per la salute, come alcool, oppio, anfetamine, canfora, fosfato di tricresile, olio minerale, per citarne alcuni.
Le patent medicine americane - quindi non importate dalla Gran Bretagna - presero piede dopo la Rivoluzione Americana, raggiungendo il picco del successo durante la Guerra Civile. Proprio negli Stati Uniti entrò il termine snake oil (olio di serpente, appunto) come slang per patent medicine, derivante da un elisir venduto da un mercante texano, Clark Stanley che si definiva Rattlesnake King (Re dei serpenti a sonagli) e che sosteneva di aver studiato presso un medicine man Hopi in Arizona. Il suo Snake Oil Liniment è diventato il simbolo delle quackery statunitensi, che si rifaceva all’olio di serpente della medicina tradizionale cinese, conosciuto negli Stati Uniti grazie ai lavoratori ferroviari cinesi immigrati nella seconda metà del XIX secolo. In realtà la formula di Stanley conteneva olio minerale, grasso di animale, presumibilmente manzo, capsaicina ed essenza di trementina. Nessuna traccia di olio di serpente.
La chiave del successo negli Stati Uniti di Clark Stanley e, come lui, altri ‘venditori di olio di serpente’ è stata duplice: da una parte la loro straordinaria capacità di vendere i loro prodotti, spesso in maniera itinerante e con quelli che possiamo definire degli show volti ad impressionare il pubblico sui benefici e i miracoli delle cure in vendita. Spesso venivano poi distribuiti pamphlet e anche libri volti a convincere, in maniera molto colorita, sulla credibilità del prodotto. La seconda chiave del successo è da cercarsi nella totale mancanza di regolamentazione su questi prodotti, rendendo possibile a chiunque vendere a prezzi gonfiati rimedi discutibili.
Tuttavia, l’opposizione c’era. La più feroce, negli Stati Uniti, fu quella dell’American Medical Association (AMA) e di alcuni giornalisti come Samuel Hopkins Adams che scrisse una serie di articoli d’accusa contro le quackery sul magazine Collier’s, dal titolo The Great American Fraud. L’opposizione così forte portò all’approvazione del Pure Food and Drug Act del 1906, la prima legge che avrebbe dato i natali al Bureau of Chemistry, che sarebbe poi diventato la a noi notissima Food and Drug Administration (FDA), incaricata dell’approvazione e farmacovigilanza negli Stati Uniti. Pure l’olio di serpente finì sotto esame del Bureau of Chemistry, che multò Clark Stanley di venti dollari (più di quattrocento oggi).
Il 1906 ha segnato la fine delle quackery? Assolutamente no. Le quackery sono sopravvissute e si sono evolute, seppur tenute sotto stretta sorveglianza dalla sopracitata FDA, le associazioni mediche di categoria e progetti come Quackwatch, che si occupano di sfatare le potenziali frodi ogni qualvolta vengono intercettate. Moltissimi specialisti hanno scritto e continuano a scrivere sulle frodi mediche, mettendo in allerta la popolazione su pratiche di medicina alternativa che possono risultare molto pericolose per la salute.
Specialmente negli ultimi anni, segnati pesantemente dalla pandemia di COVID-19, la pseudoscienza sta vivendo un revival tanto interessante quanto inquietante. Meno di due anni fa il tentativo di Mike Lindell, CEO di MyPillow e fedelissimo di Donald Trump di proporre l'oleandrina come cura per il COVID. La cura miracolosa sarebbe prodotta da Phoenix Biotechnology Inc., di cui Lindell è membro del Board. Un tentativo di quackery vecchio stile, bloccata in tempo dalla FDA in quanto l’oleandrina, estratta dalla pianta di oleandro, è considerata altamente tossica e potenzialmente letale. Un tentativo molto libertarian e old-fashioned di Lindell di opporsi al sistema e proporre un’alternativa, sfruttando i risentimenti e i mal di pancia di una parte di popolazione che mal sopporta l’establishment e le diaboliche (sic) Big Pharma che, a detta loro, lucrano sulle loro spalle. O semplicemente, si è persa così tanta fiducia nella medicina e nella scienza da cercare aiuto altrove. Non solo Lindell: conosciamo tutti il famigerato sito Goop, affiliato a Gwyneth Paltrow, il cui shop è pieno di rimedi fantasiosi (spesso anch’essi pericolosi), proposti a prezzi da capogiro.
La storia va avanti, i metodi mutano, ma la sostanza rimane. In un certo senso, le quackery, nelle loro varie forme e declinazioni, non si sono mai estinte e sono molto più vicine di quello che sembra, a volte promosse anche da chi dovrebbe opporsi ferocemente. La pandemia, la diffusione di Internet, la creazione di ‘bolle’ che seguono determinate pseudoscienze attecchiscono ancora e soprattutto a livello psicologico. Paul Offit, rinomato pediatra statunitense co-inventore del vaccino contro il rotavirus, nel suo Do You Believe In Magic?1 descrive quattro step per la medicina alternativa per trasformarsi in quackery: quando è spacciata per più raccomandata delle terapie convenzionali; quando promuove terapie pericolose senza mettere in guardia di ciò; quando letteralmente drena il conto in banca dei pazienti; e, infine, quando promuove una sorta di miracolosità magica.
Insomma, ieri il venditore di olio di serpente viaggiava su un carretto dando spettacolo nella piazza, oggi lo possiamo trovare in televisione o in un video su YouTube. Tutto sta nel capire se ascoltare o no.
Offit, Paul A. (2013). Do you believe in magic? : the sense and nonsense of alternative medicine. New York: HarperCollins