Eliminare il bere per salvare le donne
Mentre la lotta contro l'alcol va ben oltre le intenzioni dei movimenti femministi, questi, pur nell'apparente sconfitta, cercano di salvarne l'eredità politica.
A dispetto dell’impegno del Temperance Movement, dei Washingtonians, del WTCU, sempre più saloons venivano aperti ogni giorno in America alla fine del diciannovesimo secolo. Le ondate migratorie di fine secolo portavano con sé non solo culture, lingue e modi di vivere diversi, ma anche abitudini alcoliche nuove. Soprattutto le comunità irlandesi e tedesche ritrovarono nella produzione e vendita di birra un’occasione di successo nel nuovo mondo, creando cooperative, associazioni di categoria e grossi impianti industriali, compagnie che, oltre a produrre alcol, possedevano direttamente molti saloon, uno dei primi modelli di franchising su larga scala. Questo rendeva i proprietari di queste catene, colossi come Pabst o Busch, una lobby potente, che controllava i luoghi di maggiore aggregazione sociale di chi aveva il diritto di voto all’epoca, gli uomini.
Per milioni di loro, infatti, il saloon era un rifugio, sia dal lavoro che dai doveri familiari. Esso costituiva il centro della loro vita sociale. Il saloon era essenziale per la sopravvivenza del lavoratore, soprattutto per chi cominciava una nuova vita in una nazione straniera. Per la stragrande maggioranza della popolazione proletaria esso costituiva il salotto che non si aveva in casa, il club, il luogo dove si poteva far spedire la posta, dove pagare debiti e incassare la paga, il posto dove si imparava l’inglese, dove si trovava un lavoro, dove ci si accaparrava voti.
Quest’ultimo aspetto fa comprendere il legame stretto tra il saloon e la politica durante la fine dell’Ottocento. Nel 1890 undici membri del consiglio municipale di New York su ventiquattro erano proprietari di bar. La fortuna che Patrick J. Kennedy, figlio di immigrati irlandesi, accumulò grazie a tre saloon di Boston e a alla sua compagnia di importazione di liquori contribuì a far diventare suo nipote il trentacinquesimo Presidente degli Stati Uniti. Il barista aveva una funzione sociale di valore non diverso da quello di un prete, dell’ispettore di polizia, del magistrato. Non sorprendentemente erano le grandi città della costa a rappresentare tutto ciò che le riformatrici del Temperance Movement consideravano come il male della società, con la loro concentrazione di saloon e bar.
Il tutto che ora si univa ad una componente razzista, antitedesca e anticattolica (e quindi anti-irlandese) che sarà essenziale per la propaganda, nel periodo prebellico e durante il conflitto mondiale, dell’Anti-Saloon League, fondata negli anni Novanta, e che porterà alla vittoria politica del diciottesimo emendamento. Quartieri di grandi città diventarono famosi, e venivano citati nei sermoni, nei congressi del WCTU e sulle riviste, come il Midtown Tenderloin a New York, soprannominato Satan’s Circus, Storyville a New Orleans, Barbary Coast a San Francisco e Skid Road a Seattle. Il saloon rappresentava più di ogni altra cosa ciò che i riformatori volevano far scomparire dalla società americana, un pensiero fisso che portò anche a conseguenze violente.
Carry Nation, un nome divenuto famoso nei decenni successivi, era presidente del WCTU di Barber County, in Kansas. Lo stato aveva già bandito la vendita di alcol, nel 1881, ma la legge era ovunque ignorata. Nation, che aveva perso alcuni membri della propria famiglia a causa dell’alcol, si convinse che la missione di sradicare il suo consumo non poteva essere portata avanti solo con metodi non violenti. Seguendo l’esempio di alcune donne che nel 1855 a Lawrence avevano distrutto un saloon, cominciò a organizzare raid contro ogni esercizio commerciale che vendesse alcol. Nel 1899, insieme a una compagna del WCTU, mise a soqquadro una drogheria in Medicine Lodge. Il 6 giugno 1900 si mise in viaggio verso Kiowa e attaccò una serie di saloon sulla strada principale, terrorizzando proprietari e avventori. Tuttavia, l’evento che la rese famosa fu quando, nel dicembre dello stesso anno, entrò con un’accetta nell’Hotel Carey Saloon di Wichita, mandando in fuga i clienti e distruggendo i locali.
Il gennaio e febbraio del 1901 videro un’escalation di violenza in Kansas, con centinaia di donne che, seguendo l’esempio di Nation, assaltarono saloon e bar in tutto lo stato. Il Kansas State Temperance Union e vari WCTU locali, ispirati e spinti da Carry Nation, aderirono alla campagna violenta contro i saloon, con decine di raids, chiamati accettazioni, compiuti da centinaia di persone, come quello guidato proprio da Nation contro un magazzino di liquori a Topeka il 17 febbraio. Fu arrestata e rilasciata quattro volte solo quel giorno. La campagna di terrore terminò solo nel marzo del 1901, quando il Senato del Kansas passò leggi più restrittive nei confronti della vendita di alcol, per il puro scopo di acquietare quello che era diventato un movimento, soprannominato Home Defenders Army. Pur avendo appeso al muro la propria accetta, Nation non smise mai di scrivere e parlare contro i saloon in tutto il Paese, tramite anche il suo giornale, The Smasher’s Mail.
Infine, il diciottesimo emendamento del 1919 e il Volstead Act dello stesso anno, che vietavano e punivano vendita e consumo di alcol, rappresentarono la grande vittoria del Temperance Movement e dell’Anti-Saloon League; però simboleggiavano anche uno spartiacque storico. La nuova legge andò a imporre una moralità ormai ottocentesca a una società post-bellica in rapida evoluzione. L’idea della donna di casa che deve proteggere dal marito violento e ubriaco sé stessa e i propri figli non aveva più soltanto l’uomo come rivale, ma anche una nuova figura femminile. Questa era rappresentata dalla donna emancipata, urbana, che condivideva con gli uomini lo svago del bere, negli speakeasy, nei club, nei cafè, ovunque fosse in vendita alcol di contrabbando, la nuova fonte di reddito della criminalità organizzata.
L’alcol, che fungeva da espressione di virilità e aggregazione sociale maschile nei secoli precedenti, cominciò ad essere uno dei simboli dell’emancipazione femminile nella società del ventesimo secolo. Non fu comunque una coincidenza che a dirigere l’enorme macchina di implementazione delle nuove norme fu proprio una donna: la trentaduenne assistente procuratrice generale degli Stati Uniti Mabel Walker Willebrandt. Fu lei a supervisionare la messa in atto del Proibizionismo durante tre amministrazioni. I media la chiamavano Prohibition Portia o Mrs. Firebrand. Finì sulla copertina di Time nel 1929. L’establishment vedeva il suo lavoro come uno che spettasse ad una donna, visto che erano stati i movimenti femminili gli iniziatori e i più vocali sostenitori del Proibizionismo. Sarebbe stato quindi colpa delle donne se avesse fallito.
Ormai le stesse donne non erano unite nel combattere il consumo di alcol. Molte furono arrestate in operazioni anticontrabbando, sia come parte di organizzazioni criminali che come proprietarie o bariste in speakeasy in tutto il Paese. Già verso la metà degli anni Venti era evidente a tutti che il Proibizionismo fosse impossibile da far rispettare. Il crimine imperversava, le mafie erano sempre più potenti, e i pochi agenti disponibili non potevano nulla contro il proliferare di luoghi in cui fosse possibile comprare alcol. Ancora una volta le donne presero l’iniziativa.
Nel 1929, Pauline Morton Sabin fondò la Women’s Organization for National Prohibition Reform, che mobilitava le donne, molte delle quali Repubblicane da sempre, per il candidato Democratico Franklin Delano Roosevelt, che favoriva l'abrogazione del diciottesimo emendamento. Rivolgendosi alla seconda convenzione annuale del WONPR nell'aprile 1931, promise di arruolare “un’armata di donne così numerosa che il suo appoggio darà coraggio al più ipocrita membro del congresso. Le donne proveranno che i voti di una massa motivata sono irresistibili qualsiasi sia il loro obiettivo fondamentale”. Nel suo volume sulla storia del WONPR, Grace Root immagina i mariti d'America esclamare “Che hai fatto a mia moglie, Mrs. Sabin? Adesso vuole leggere editoriali sui giornali prima di servirmi il caffè a prima mattina”.
Finalmente il Volstead Act e il diciottesimo emendamento furono aboliti tramite il ventunesimo emendamento nel 1933. Il Proibizionismo aveva cercato, nel suo breve periodo di vita, di mettere fine al consumo di alcol, ma l’alcolismo, la malattia che lo aveva ispirato, non è mai scomparsa. Essa distruggeva vite nel 1880, nel 1920 e continua a farlo ancora oggi. Nel 1935, due alcolisti, Bill Wilson e Bob Smith, scoprirono che parlando tra loro, pregando e consigliandosi l’uno con l’altro trovavano la forza di smettere di bere. L’organizzazione che fondarono, Alcolisti Anonimi, oggi ha milioni di membri.
Il Proibizionismo non funzionò, il tentativo di vietare per legge l’uso di certe sostanze continua ancora oggi a non essere la soluzione. Tuttavia, la sua eredità continuò a vivere per decenni, e gli effetti del cambiamento radicale che portò, nelle abitudini, nel vivere sociale e nella politica, sono riconoscibili ancora oggi. Dopotutto esso fece molto di più che semplicemente chiudere per sempre i saloon, che comunque non tornarono neanche dopo il 1933. Sia la lotta per renderlo realtà che quella per abolirlo diedero alle donne gli strumenti per diventare parte integrante del dibattito pubblico americano come niente prima di allora. Willebrandt e Sabin, come Eliza Thompson, Annie Wittenmyer, Frances Willard, Anne Gordon, Carry Nation, attraverso metodi tra i più variegati, dalle marce ai picchetti, alle accette, ai raid, dalle petizioni ai congressi, dall’uso della forza pubblica alle convention dei partiti, invasero spazi prima regno assoluto dell’uomo, rivendicando il diritto di avere una voce nella vita morale, culturale e politica della società americana.