"Don't Say Rights". La spregiudicata lotta di DeSantis contro i diritti
Quella di DeSantis da Governatore dello stato del Sud è stata una lunga marcia conservatrice contro i diritti riproduttivi, LGBTQIA+ e delle persone BIPOC
Reazionario, cattolico, sfrontato: il profilo del Governatore della Florida Ron DeSantis presenta tutti gli elementi adatti per contendersi con Donald Trump l’elettorato statunitense più spostato ad estrema destra e che in questi anni ha continuativamente supportato l’ex Presidente Repubblicano. Quella di DeSantis da Governatore dello stato del Sud è stata una lunga marcia conservatrice contro i diritti riproduttivi, LGBTQIA+ e delle persone BIPOC - evidentemente volta a voler consolidare un elettorato storicamente decisivo e che ha saputo dare un importante slancio alle presidenze repubblicane da Ronald Reagan in poi: quello cattolico ed evangelico.
Come teorizzato dal Professor Steve Bruce dell’Università di Aberdeen, la politica conservatrice statunitense sembra seguire un ciclo di “impegno politico cristiano”, che vede alternarsi fasi di dedizione, illusione, ritiro e nuova dedizione. La complessa e turbolenta storia dei diritti riproduttivi e LGBTQIA+ interseca questo ciclo diventando l’arena delle azioni che hanno sempre dato concretezza alle diverse fasi, a partire da quella inaugurale di dedizione.
Con le nomine di Gorsuch, Kavanaugh e Barrett a giudici della Corte Suprema e il clamoroso overruling della storica sentenza Roe v. Wade del 1973, Trump è stato in grado di dare forte slancio ad una nuova fase di dedizione che DeSantis sembra intenzionato a voler dominare come indiscusso protagonista.
La sua lotta per limitare il più possibile l’accesso all’aborto in Florida - arrivando, di fatto, a negarlo - si è concretizzata in una delle misure più radicali entrate in vigore in tutto il Paese da quando è stata restituita completa discrezionalità agli Stati in materia di legislazione sulle procedure abortive: dallo scorso aprile, infatti, la Florida è passata dall’essere meta prediletta nel Deep South per tutte le persone intenzionate a interrompere una gravidanza a essere la casa di un divieto di aborto dalla sesta settimana di gestazione. Firmando il divieto e permettendo, dunque, la sua futura entrata in vigore, DeSantis ha condannato chiunque decida di abortire a un viaggio medio di nove ore di macchina prima di raggiungere una clinica che garantisca il servizio. Le uniche eccezioni previste al limite delle sei settimane - un’epoca gestazionale in cui è addirittura difficile accorgersi di essere in stato di gravidanza - sono in caso di stupro, incesto o traffico di esseri umani e a fronte di una adeguata documentazione che permetterebbe di estendere la possibilità di accesso alle procedure abortive comunque solo fino alle quindici settimane.
La nuova legge, inoltre, si inserisce nel solco della lotta condotta a livello federale da parte di Alliance Defending Freedom - un gruppo di pressione legale cristiano conservatore - contro l’FDA e l’autorizzazione a condurre le procedure di aborto farmacologico in telemedicina, vietando, dunque, questa possibilità in tutto lo Stato.
Il nuovo divieto di sei settimane dipende, in parte, dal fatto che la Corte Suprema della Florida sostenga - o meno - la restrizione attualmente vigente di quindici settimane come limite ultimo per accedere ad una interruzione di gravidanza - uno scenario altamente probabile considerato lo scrupoloso lavoro di DeSantis nel trasformare la Corte Suprema della Florida in una istituzione ultra conservatrice.
Una strategia politica che non sorprende, ma anzi, mima alla perfezione il percorso politico e giuridico che ha portato la Corte Suprema a sostenere l’inesistenza in Costituzione del diritto all’aborto con Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization. Dai primi anni Duemila, infatti, la lotta reazionaria contro i diritti riproduttivi e i diritti della comunità LGBTQIA+ è stata condotta tanto sul terreno politico, quanto su quello giuridico, legando i progressi nel primo campo a grandi risultati nel secondo: l’ingresso crescente di figure conservatrici all’interno delle Corti ha permesso a temi elettoralmente complessi introdotti da prominenti figure politiche di trovare poi sempre maggiore spazio nell’ambito legale dominato da influenti studiosi cattolici - come Robert P. George, Direttore del programma James Madison in ideali e istituzioni americane presso la Princeton University - sottraendoli dunque dall’esercizio elettorale.
La scelta di DeSantis di sostenere uno dei divieti di aborto più stringenti di tutti gli Stati Uniti non dovrà, infatti, preoccupare a lungo i Repubblicani più moderati come sta accadendo - con addirittura sei Repubblicani che hanno votato contro il divieto - perché il passaggio della questione nelle mani della Corte Suprema dello Stato contribuirà come storicamente accaduto a far cadere un velo di dimenticanza sulla mossa di DeSantis, avendo però nel mentre consolidato il grande obiettivo di assicurarsi il supporto degli evangelici e cattolici.
Lo spot elettorale con cui DeSantis ha annunciato la sua candidatura alle primarie Repubblicane cerca ulteriormente di intercettare e rispondere proprio alle esigenze della constituency di elettori statunitensi più conservatori, promettendo di sostenere come principio base quello della ‘verità’ e di supportare una degna ‘educazione’ contro quello che definisce ‘indottrinamento’. Termini che si collegano perfettamente al record politico del Governatore contro l’educazione sessuale e all’identità di genere nelle scuole elementari. Firmando lo scorso anno la legge più comunemente conosciuta come “Don’t Say Gay”, DeSantis ha eretto la Florida a Stato capofila nella lotta contro la cosiddetta “ideologia woke”, permettendo ulteriormente ai genitori di fare causa al distretto scolastico in caso di violazione della norma da parte dei docenti.
Una legge i cui effetti DeSantis ha provveduto prontamente ad ampliare: tra le quattro norme firmate questo maggio dal Governatore volte ad attaccare la comunità LGBTQIA+ risulta anche una espansione della precedente norma, arrivando a vietare, dunque, tanto a scuole pubbliche quanto private l’educazione sessuale e informazioni sull’identità di genere fino alla terza media e limitando poi l’educazione alla salute riproduttiva dalla prima media all’ultimo anno delle scuole superiori. La legge prevede che le scuole impartiscano nozioni sulla determinazione biologica del sesso ricordando che i ruoli riproduttivi di uomini e donne sono binari, stabili e immutabili. Al suo fianco, la Senate Bill 266, prontamente firmata dal Governatore e introdotta con lo scopo di vietare l’utilizzo di fondi pubblici da parte dei college per programmi DEI, volti a promuovere “diversità, equità e inclusione” - termini che per DeSantis corrispondono unicamente a discriminazione, esclusione e indottrinamento.
Tuttavia, gli attacchi di DeSantis non si sono limitati esclusivamente all’ambito dell’educazione e informazione, ma mirano a demolire i diritti di autodeterminazione e di accesso alla salute sessuale e riproduttiva: la norma che di fatto vieta ai minori l’accesso a qualsiasi cura relativa a percorsi di transizione di genere e l’utilizzo di fondi pubblici prevede anche che lo Stato della Florida ottenga la custodia temporanea dei bambini i cui genitori forniscano cure per l’affermazione di genere. Qualsiasi operatore sanitario che violi tale misura rischierebbe fino a cinque anni di carcere.
A non rischiare alcuna pena, bensì a guadagnare tutele e diritti sono, grazie alla nuova legge SB1580, gli operatori sanitari che d’ora in poi avranno diritto di negare ai pazienti cure sulla base di convinzioni religiose, morali o etiche. L’ulteriore norma firmata da DeSantis ha creato, secondo diverse organizzazioni per i diritti civili, una vera e propria ‘licenza di discriminare’ consentendo di negare assunzioni e di impedire all’ordine dei medici di sanzionare operatori sanitari che diffondono informazioni errate. La norma non chiarisce quali procedure è permesso rifiutarsi di erogare in ambito medico e non chiarisce cosa legittimamente costituisca una convinzione religiosa o morale.
DeSantis è ufficialmente in corsa contro Trump per la nomination repubblicana e la sua campagna elettorale si sta dimostrando un mix letale di conservatorismo e post-verità: a pagarne fino ad ora le conseguenze sono state le donne di gran parte del Sud degli Stati Uniti, la comunità LGBTQIA+ della Florida e altre minoranze pienamente rientranti nel target di azione del Governatore. Saranno solo i prossimi mesi a rivelarci quanti altri diritti DeSantis è disposto a sacrificare sull’altare dei reazionari per assicurarsi la candidatura ufficiale contro il Presidente Biden.