Donald Trump: una valanga in Iowa
L'affermazione del tycoon era attesa, ma una vittoria così netta, e chiamata così presto, non può che fare notizia
Alle 2:30 del mattino possiamo dire che la notte elettorale era appena iniziata; era anche già finita, per lo meno per quanto concerne il primo posto. Donald Trump ha vinto i caucus Repubblicani in Iowa, e se abbiamo avuto la notizia così presto nella notte è perché li ha stravinti. Non è passato inosservato il fatto che sia così presto nella serata; DeSantis ha subito fatto sapere che ritiene oltraggioso il comportamento dei giornalisti, in particolare di Associated Press, prima agenzia ad annunciare la vittoria solo mezz’ora dopo l’apertura dei caucus, quando ancora la gran parte dei cittadini stava esprimendo la sua preferenza. Chip Roy, Deputato del Texas che si trovava in un caucus per fare il discorso di apertura per DeSantis, ha ricevuto la notizia prima ancora di parlare, e quindi prima ancora che qualsiasi cittadino di quel caucus avesse potuto votare, alterando di fatto i possibili risultati della serata.
L’altra notizia che aspettavamo è il dato dell’affluenza, che, nonostante i racconti degli inviati ai caucus che parlavano di palestre e luoghi di ritrovo pienissimi, si dovrebbe fermare – secondo il Partito Repubblicano dell’Iowa – intorno ai 130.000 votanti; secondo Nate Cohn, analista del New York Times, sarà ancora più bassa, e potrebbe superare di poco i 100.000 votanti. Si tratta di almeno cinquantamila persone in meno rispetto ai circa 185.000 del 2016, se non di più, spiegabili sia con un meteo davvero inclemente, vicino alla temperatura di -20°, sia con una scarsa motivazione per una competizione che, per il primo posto, non è oggettivamente mai iniziata. Se consideriamo i dati quasi definitivi– che vedono il 99% dei voti conteggiati, DeSantis è in seconda posizione con il 21,2 %, davanti a Haley che raccoglie solo il 19,1%, ma ben trenta punti sotto Trump; un risultato che può far sorridere solo l’ex-Presidente.
È meglio delle attese della vigilia, ma sicuramente non è la serata che si aspettava solo qualche mese fa il Governatore della Florida Ron DeSantis, che aveva puntato tutto il suo progetto su una grande performance stanotte. Negli scorsi mesi aveva girato tutte le 99 contee dello Stato e si era assicurato l’endorsement di importanti personaggi della politica locale, come la governatrice Kim Reynolds e il leader evangelico Bob Vandeer Plaats; come da tradizione aveva basato i suoi tentativi di successo sull’appoggio dell’elettorato bianco evangelico, che conta più della metà dei votanti a una primaria repubblicana in Iowa; Cruz e Santorum, gli ultimi vincitori dei Caucus - rispettivamente nel 2016 e 2012 - avevano entrambi ottenuto la maggioranza relativa di questa categoria. Nonostante gli appoggi, è Donald Trump a vincere il voto evangelico, addirittura con la maggioranza assoluta (51%) contro il solo 22 di DeSantis; un modo di sentire la religione sempre più conservatore preferisce a chi si associa con personaggi di spicco della fede e dichiara di vivere secondo la dottrina cristiana chi attivamente implementa l’agenda evangelica. Donald Trump, infatti, non è l’esempio di marito modello, e sicuramente non crede nel valore sacrale della famiglia, ma ha portato risultati al movimento, soprattutto attraverso la nomina di giudici giovani e molto conservatori alla Corte Suprema, che hanno cancellato il diritto federale all’aborto, battaglia campale per gli evangelici.
Nikki Haley non puntava invece sull’Iowa nella sua strategia; lei ha bisogno di vincere uno Stato poco religioso e molto moderato come il New Hampshire, che andrà al voto settimana prossima, sperando che questo generi entusiasmo verso il South Carolina, dove ha ricoperto la carica di Governatrice. In Iowa però ha sofferto più di quanto si pensasse negli ultimi giorni: se oramai il suo secondo posto si dava quasi per scontato, mentre si contano i voti sembra sempre più probabile arriverà terza, a poca distanza da DeSantis. Il punto focale della sua candidatura è l’eleggibilità; lei si ritiene l’unica a poter sfondare tra i moderati e quindi sconfiggere Joe Biden in un’elezione più classica e matura, combattuta senza i toni della battaglia campale. I cittadini dell’Iowa, però, non hanno posto l’eleggibilità come uno dei motivi principali della loro scelta: in un sondaggio condotto dalla CNN il 40% degli intervistati ha affermato di votare “un candidato che rispecchi i valori di riferimento”. In definitiva, l’Iowa non è uno Stato in cui Haley può trainare la campagna, che quindi proseguirà spedita verso il tentativo di sconfiggere Trump settimana prossima.
Insomma, quella di Trump è una vittoria netta, superiore al 50% delle preferenze, e sotto di lui due avversari ancora vicinissimi l’uno all’altro; questo fa sì che in Iowa non si sia generato lo sfidante ufficiale di Trump, mantenendo sulla scheda ancora troppe persone per poter anche solo sperare di dare una spallata al tycoon.
Dove sono i Dem?
Vi chiederete, perché i Democratici non hanno votato in Iowa? La scelta di Joe Biden è stata di iniziare le primarie e i caucus Democratici ufficialmente con il South Carolina e lasciare l’Iowa al voto per posta, che scopriremo a marzo con il Super Tuesday. Questo perché l’Iowa non è uno stato strategico per i Dem, senza contare dei problemi e ritardi della scorsa tornata elettorale nei caucus, nel 2020, in cui Biden arrivò addirittura al quarto posto. Per il New Hampshire invece la situazione è stata più incendiaria: la legge statale riporta che il Granite State debba essere il primo ad organizzare le primarie semi aperte - quelle in cui possono partecipare tutti i cittadini anche non iscritti al Partito Democratico - andando contro la sopracitata volontà di Biden. Questo ha portato ad uno scontro tra Partito democratico locale e nazionale, che si è “risolto” con un sistema di voto write-in: l’elettore dovrà infatti riportare il nome del candidato sulla scheda e i delegati non potranno di fatto presentarsi alla Convention Democratica. Fatto interessante: Biden ha deciso proprio per questo motivo di non candidarsi quest’anno in New Hampshire, facendo però leva sul fatto che il suo nome compaia lo stesso tra le preferenze degli elettori. Di fatto verrebbe da dire che le primarie in New Hampshire non esistono a questa tornata e, nonostante le speranze degli altri candidati - Phillips e Williamson - Biden sarà comunque forte.
L’inizio di un percorso lungo: quali sono i prossimi appuntamenti?
Siamo solo all’inizio e la strada verso il 5 novembre è ancora lunga: il prossimo appuntamento è proprio il New Hampshire, il prossimo 23 gennaio. A febbraio vedremo invece il debutto ufficiale Dem in South Carolina il 3, mentre per i Repubblicani si andrà al 24 dello stesso mese. Sicuramente l’appuntamento cruciale è quello del Super Tuesday il 5 marzo in cui voteranno 16 stati tra cui Alabama, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah, Vermont, e Virginia. Formalmente le primarie e i caucus chiuderanno a giugno, lasciando spazio per le Convention Nazionali di entrambi i partiti, che si svolgeranno a Milwaukee per i Repubblicani e a Chicago per i Democratici, appuntamenti in cui sapremo ufficialmente chi si sfiderà sul ring delle elezioni, anche se - forse - il risultato ci pare quasi scontato. Per un quadro completo sui prossimi appuntamenti elettorali, vi rimandiamo a questo link.