Difendere i diritti: i gruppi pro choice in America
Dalla parte delle donne: le associazioni che lottano per il diritto di scegliere negli USA.
Il diritto all’aborto è in grave pericolo negli Stati Uniti: lo ha confermato una bozza della decisione della Corte Suprema diffusa da Politico la settimana scorsa. Se la sentenza Roe v. Wade dovesse essere ribaltata, le uniche a tutelare i diritti riproduttivi delle donne sarebbero le associazioni pro-choice e gli attivisti, che si sono già mosse per aprire nuove cliniche nei pressi degli aeroporti e dei confini statali, per distribuire pillole abortive negli Stati in cui sono vietate e organizzare raccolte fondi per aiutare le donne che sono costrette ad andare in un altro Stato per sottoporsi all’IVG. In tutti gli Stati Uniti esistono oltre trenta organizzazioni, laiche e non, che combattono per la tutela dei diritti riproduttivi.
La più antica, fondata nel 1969 da Lawrence Lader, Ernesta Drinker Ballard, Bernard Nathanson e Betty Friedan, è NARAL Pro-Choice America, che lotta per l’accesso all’aborto, per la promozione del congedo parentale retribuito e per l’insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole pubbliche. Ogni anno NARAL Pro-Choice America porta avanti numerose campagne per tutelare la salute riproduttiva delle donne, come quella condotta nel 2019 a favore del Trust Nevada Women Act che ha eliminato numerose restrizioni sul diritto all’aborto, tra cui l’obbligo dei medici di informare le donne sulle "implicazioni emotive" dell’IVG, e la campagna che nel 2015 ha convinto Netflix a estendere il congedo parentale per i suoi dipendenti.
L’organizzazione più famosa che si occupa di diritti riproduttivi negli Stati Uniti è Planned Parenthood. Contestata dai gruppi conservatori che spesso manifestano fuori dalle sue oltre 600 cliniche in tutti gli Stati Uniti, lo scorso anno ha evitato 395 mila gravidanze indesiderate, aiutando donne e ragazze ad accedere alla contraccezione. Tre anni fa, Planned Parenthood ha lanciato l’Abortion Service Locator, un sistema che permette di individuare la clinica più vicina per sottoporsi a un aborto sicuro. Un servizio che si è rivelato fondamentale: dal lancio, oltre 444 mila pazienti hanno telefonato per ricevere informazioni sulle restrizioni statali sui diritti riproduttivi e oltre 73 mila hanno prenotato un appuntamento. Molte donne che hanno usufruito del supporto di Planned Parenthood lo hanno raccontato su Abortion Stories, la piattaforma messa a disposizione dall’organizzazione affinché donne e ragazze condividano le loro esperienze per combattere lo stigma legato alla scelta di ricorrere all’IVG.
Con quasi 2 milioni di iscritti, 500 avvocati, migliaia di volontari e uffici in tutta la nazione, si aggiunge alla difesa dei diritti riproduttivi e delle libertà individuali anche l’American Civil Liberties Union (ACLU). L'organizzazione si batte affinché vengano eliminate le restrizioni più severe sull’IVG in tutti gli Stati, rendendo l’aborto accessibile per tutte, indipendentemente dall’etnia o dalla classe sociale. In seguito all’approvazione del Texas Heartbeat Act, che impedisce l’aborto dopo le 6 settimane, l’ACLU ha continuato a supportare le cliniche texane e quelle che si trovano negli Stati limitrofi, come il Kansas, per gestire l’improvviso flusso di richieste.
Nel 2021, in collaborazione con We Testify, l’ACLU ha lanciato Stories of Liberation, uno spazio online per condividere il senso di liberazione provato grazie alla possibilità di abortire. Un’altra organizzazione che si batte per la difesa dei diritti riproduttivi è National Abortion Federation (NAF), l’associazione che raccoglie cliniche e professionisti che lavorano affinché le donne possano accedere all’aborto in modo sicuro e di recente ha creato la NAF Hotline, una linea telefonica gratuita per l'assistenza all'aborto negli Stati Uniti e in Canada.
In seguito alla diffusione della bozza della decisione della Corte Suprema, le associazioni pro-choice hanno ricevuto un sostegno finanziario mai visto prima. Elliott Kozuch di NARAL Pro-Choice America ha dichiarato che le donazioni sono salite del 1.400%, mentre Planned Parenthood ha annunciato che i volontari sono decuplicati, un chiaro segno del fatto che gli americani non rinunceranno facilmente alla possibilità di abortire, anche se diventerà sempre più costosa e meno sicura. Il Women's Reproductive Rights Assistance Project (WRRAP), il più grande fondo per l’interruzione di gravidanza degli Stati Uniti, ha fatto sapere che negli ultimi mesi i costi dell’IVG sono raddoppiati, superando anche i 1.000 dollari, perché sempre più persone sono costrette a viaggiare per accedere all’aborto a causa delle leggi restrittive nei loro Stati di origine.
Se la Corte Suprema dovesse ribaltare Roe v. Wade la situazione peggiorerebbe sempre di più: abortire diventerebbe illegale in 25 Stati e 18 milioni di donne in età fertile si ritroverebbero a 300 chilometri da centri specializzati in cui abortire in modo sicuro. Si tratta di un clamoroso passo indietro per una democrazia ricca come gli Stati Uniti, che sottolinea quanto i diritti riproduttivi non siano mai veramente al sicuro. Una volta ottenuti devono essere difesi, perché ovunque possono essere revocati da un momento all’altro.
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