DeSantis e la tigre del Covid
Come il governatore ha trasformato la pandemia in una lotta politica
La Florida è notoriamente lo Stato dove gli americani vanno a godersi la pensione. In poche parole, è uno dei territori con la più alta concentrazione di anziani. Un vero paradiso dopo una vita di lavoro, specialmente di quei ricchi vecchietti del nord con un tiki cocktail sotto l’ombrellone, occhiali da sole e pacchiane camicie floreali su una spiaggia sull’Oceano Atlantico, o del Golfo del Messico. Tutto questo però diventa un incubo quando arriva una pandemia che, soprattutto ma non esclusivamente, colpisce per primi gli anziani.
Il Governatore dello Stato Ron DeSantis è passato sotto le luci della ribalta per tutto il periodo pandemico con una gestione dell’emergenza che si può definire discutibile. Ron DeSantis e il COVID hanno un rapporto complicato. Da un lato un virus, dall’altro un nazional-conservatore, che abbraccia battaglie controverse per accrescere la sua popolarità e prepararsi a due grosse tappe politiche: la rielezione a Governatore nel 2022 e la campagna per le primarie Repubblicane contro Donald Trump nella corsa per la Casa Bianca.
“The freest state in America”
Libertà è senza ombra di dubbio il concetto chiave da tenere a mente quando si analizza la gestione del COVID di Ron DeSantis. Di che tipo è questa libertà? Non è certo quella più tradizionalmente intesa, ma non si può negare che il Governatore della Florida abbia fatto di questo concetto il suo cavallo di battaglia d’elezione.
DeSantis è il Governatore che fino all’ultimo momento ha rifiutato l’implementazione di un lockdown, arrivando a firmarlo solo il 1° aprile 2020 e dopo aver subìto pressioni. L’ordine esecutivo però avrà durata molto breve e, dopo la sua scadenza il mese successivo, DeSantis ha fatto di tutto per seguire le sue regole e opporsi alle imposizioni e linee guida della Casa Bianca e degli organi di controllo della sanità pubblica, come i CDC. Intanto l’onda pandemica faceva tremare: solo nel primo mese di pandemia, si contavano quasi 8000 casi confermati e più di 100 morti in Florida.
Per DeSantis, tutelare i suoi cittadini significava preferire un approccio targettizzato, rifiutando le chiusure forzate degli esercizi, per non svantaggiare economia e lavoro. Affermava: «Devi avere una società che funzioni, che sia coesa, ed è il miglior modo per gestire gli impatti del virus. In particolar modo, quando hai un virus che colpisce in modo sproporzionato un segmento di questa società, soffocare la popolazione in età da lavoro fino a questo punto non credo sia molto efficiente».
Coesione, libertà, società che non si ferma, specialmente in Florida, che vive di turismo, uno dei settori più colpiti dalla pandemia. L’approccio di DeSantis si allineava con la criticata Great Barrington Declaration dell’ottobre 2020, una lettera aperta di un piccolo gruppo di scienziati che vedevano nell’immunità di gregge e nella sopportazione del peso pandemico da parte della popolazione più giovane una risposta plausibile per uscirne, senza fare però alcuna menzione alle misure di sicurezza come distanziamento sociale, mascherine, vaccini e igienizzazione delle mani e degli ambienti. Un vero manifesto di quella cultura reazionaria interna al GOP che doveva tenersi stretti i propri elettori che nel frattempo si stavano ammalando, perdevano il lavoro o i loro cari e vedevano le imprese chiudere i battenti.
Quindi, mentre gli organi di sanità pubblica ritennero questo approccio antiscientifico e pericoloso - tutto questo mentre anche giovani e bambini finivano nei letti di ospedale e il long Covid iniziava a far preoccupare per i suoi effetti postumi e duraturi – DeSantis ne ha fatto tesoro. Quale migliore retorica supportata da uno sparuto gruppo di “cervelloni” per essere il leader di una comunità in un momento di grande bisogno? Alla gente comune non interessa se gli scienziati combattono nelle arene accademiche su ciò che è giusto o sbagliato: quello che a loro interessa è uscire dall’incubo, portare il cibo a tavola e non morire per un virus sconosciuto.
DeSantis ha capito e ha tirato dritto: l’obbligo di mascherina decadde molto presto in Florida, specialmente nelle scuole, che tornarono in presenza già a fine 2020, la prova di vaccinazione venne rigettata come obbligatoria contrariamente agli ordini federali di Biden. DeSantis non si è fermato nemmeno a gennaio di quest’anno, a pandemia quasi conclusa, quando ha richiesto un divieto totale nello stato per obblighi imposti da enti o aziende correlati al COVID-19, prevedendo anche sanzioni.
Apparentemente la libertà dei cittadini della Florida nelle mani di Ron DeSantis era salva e lo dimostrò con l’ascesa della sua popolarità. In aumento come i casi COVID, che nell’estate del 2020 hanno toccato il numero da capogiro di 80.000 settimanali, o quasi 430.000 nel gennaio 2022, quando Omicron ha bussato alle nostre porte. Quello che stava scendendo però era l’aspettativa di vita in Florida: da 79 anni a 77,5 solo nel 2020, con il COVID-19 diventato terza causa di morte nello stato[1].
Quando i vaccini diventano politica
Quando i vaccini Cominraty (Pfizer/BioNTech) e Spikevax (Moderna), entrambi a tecnologia mRNA, sono stati approvati a fine 2020 da FDA, DeSantis non ha nascosto un iniziale entusiasmo, forse sulla scia del fervore di Trump per la sua Operation Warp Speed, la partnership pubblico/privata per la ricerca, realizzazione e distribuzione di terapie o metodi diagnostici contro il COVID-19.
Vaccinato ufficialmente nel luglio 2021, DeSantis affermava durante una visita a St Petersburg, città della zona di Tampa Bay: «Se si è vaccinati con entrambe le dosi, le possibilità di ammalarsi seriamente o di morire di COVID arrivano a zero. Se si guarda alle ammissioni ospedaliere, più del 95% di queste sono persone non pienamente vaccinate o che non hanno ricevuto alcuna dose. Quindi i vaccini salvano vite e riducono la mortalità del virus». Tuttavia, questa apparente ritrovata fiducia nella scienza nascondeva quel retrogusto libertario del voler lasciare la scelta ai cittadini se vaccinarsi o no, senza imposizioni esterne, specialmente federali.
L’insediamento del Presidente Biden ha segnato un punto di svolta nella campagna vaccinale negli Stati Uniti, che si è fatta più vivace e seguita grazie anche all’implementazione della prova di vaccinazione - quella che da noi sarà poi i green pass. DeSantis, quindi, non ha perso tempo a contrastare le scelte del Presidente Democratico, facendosi ancora una volta difensore delle scelte dei floridiani contro le imposizioni esterne. Ovviamente, flirtando con gli anti-vaccinisti e scettici.
Flirt culminato con la nomina di Joseph Ladapo a surgeon general dello Stato nel settembre 2021, un personaggio che ha fatto discutere, non tanto per il suo curriculum - decisamente ineccepibile - quanto per le sue idee antiscientifiche, false e pervase di cospirazionismo. Sostenitore delle “cure alternative” al COVID-19 come idrossiclorochina e ivermectina, Ladapo è stato accusato recentemente di aver alterato i risultati di uno studio sui vaccini COVID, millantando un pericolo per la salute dei giovani uomini e alti tassi di problemi cardiaci. Sempre a febbraio di quest’anno, Ladapo avrebbe riportato sul sito ufficiale del dipartimento della Salute della Florida tre studi che confermano un aumento di eventi avversi correlati ai vaccini mRNA. Tre studi che, tuttavia, non avvalorano la tesi di Ladapo leggendo bene la discussione e le conclusioni. Un fine lavoro di cherry picking.
Non c’è dunque da stupirsi se a dicembre 2022 lo stesso DeSantis si è appellato al Grand Jury della Florida chiedendo un’investigazione sugli illeciti connessi ai vaccini COVID, in nome - secondo lui - della verità per i cittadini e contro le avide case farmaceutiche. La verità di questa carezza ai no vax e ai timorosi e, giustamente, ignoranti in materia è probabilmente solo un modo per trovare l’ennesima scusa per rompere le uova nel paniere all’amministrazione Biden. Come lo è stato affermare che il COVID in Florida arrivava per colpa dei migranti che attraversano il confine meridionale, e non i tassi bassi di vaccinazione o la non attenzione alle norme basi per evitare i contagi.
Una campagna elettorale in salsa COVID
DeSantis si è reinventato in vista delle due corse elettorali più importanti. Per alcuni è diventato un eroe: il bravo amministratore, che difende il suo stato e le libertà dei cittadini, che gestisce una situazione emergenziale con fermezza, senza piegarsi a nessuno, a differenza del caos dell’Amministrazione Trump.
Ciò che è vero è che DeSantis si è posto come un’alternativa, e ha rigirato la sua banderuola dove il vento soffiava più favorevole; prima alle spalle di Trump per la rielezione in Florida, poi ferocemente contro Biden e ora, nella sua corsa più importante, come alternativa allo stesso Trump, che lo ringraziò alla Casa Bianca per l’ottimo lavoro svolto nei primi mesi di pandemia. Mano, quella di Trump, morsa dallo stesso DeSantis, che l’ha recentemente accusato di aver distrutto milioni di vite quando ha consegnato il Paese a Fauci.
Tuttavia, quella contro il COVID, i vaccini e la scienza è l’ennesima battaglia che DeSantis vuole vincere a tutti i costi, soprattutto a fronte di una ars retorica e un carisma naturale praticamente inesistenti. DeSantis ha capito che esiste una linea tra politica e scienza: le scelte della seconda non sono sempre favorevoli alla prima e viceversa. Il suo gioco è semplice: perché essere fedeli alla scienza quando hai un elettorato che non la comprende e ragiona principalmente a livello emotivo? Dunque, quando l’unico obiettivo è massimizzare consensi al ballot box si fanno due vittime: la scienza, sicuramente e, a lungo andare, la stessa popolazione che si crede libera, ma è stata al servizio di un egoistico calcolo politico.
[1] Arias, Elizabeth; Xu, Jiaquan; Tejada-Vera, Betzaida; Murphy, Sherry L.; Bastian, Brigham (August 23, 2022). "U.S. State Life Tables, 2020" (PDF). National Vital Statistics Reports. Atlanta, Georgia: Division of Vital Statistics, Center for Disease Control. 71 (2).